Il personal computer è un'invenzione meravigliosa. Se, trent'anni fa, avessi avuto la curiosità di sapere se mai avessi scritto qualcosa di compromettente, non avrei mai avuto modo di saperlo. Certo non avrei potuto rileggere le migliaia di pagine che ho scritto, per scovarlo. Viceversa oggi, se tutti i testi sono archiviati nel computer, basta che dia un ordine di ricerca e il pc è capace di trovarmi l’unico testo, per esempio del 2003, in cui ho detto qualcosa di cui o vergognarmi o da confrontare con la mia visione di oggi.
Naturalmente l'intelligenza artificiale è molto di più e molto di meglio di un semplice archivista. Le sue prestazioni sono tali da porre il dubbio che possa superare l'intelligenza umana. D'altra parte, se il database della mente umana è enorme, tuttavia se paragonato alla memoria di un supercomputer, è molto limitato. La memoria artificiale non conosce limiti ed il “cervello” del computer è capace di utilizzarla in frazioni di secondo.
Qualcuno dirà che la memoria non è intelligenza, ed è vero. Ma non dimentichiamo che l'AI risulta proprio dall'incontro tra la memoria del computer e l'intelligenza di chi lo programma. Se si programma un computer per giocare a scacchi, e gli si mettono in memoria volumi e volumi di libri sugli scacchi, il pc non dimenticherà mai la mossa giusta, anche se è stata fatta soltanto da un campione, quarant’anni fa. Non a caso, tra il computer e i più grandi campioni di scacchi, per quanto ne so, non si ricordano vittorie di questi ultimi. Ma proprio questo esempio può servire a spiegare perché non bisogna essere preoccupati dell'Intelligenza Artificiale né tributargli le qualità velenifere che molti, soprattutto nell'area del complotto, temono.

Negli scacchi i dati da tenere presenti sono estremamente numerosi ma, appunto, in numero finito. Come prima mossa abbiamo venti possibilità: ogni pedina ha la scelta fra due mosse (16), i due cavalli (due mosse ciascuno, 4) e si ha un totale di venti possibilità, non di più. Poi, andando avanti, le cose si complicano notevolmente, ma rimane il fatto che in qualunque momento il numero di mosse possibili non è infinito. E il computer è infallibile perché non ha vuoti di memoria, non è mai stanco, non può essere turbato dal fatto che la fidanzata lo ha lasciato o gli è morto il gatto. Se viceversa si ha da fare con esseri umani, queste variabili sono indeterminate e imprevedibili. I comportamenti umani sono a volte irrazionali, originati da malattie mentali, da ignoranza o da pregiudizi. Ecco perché un computer difficilmente vincerebbe una battaglia: in una guerra imprevisti e follie non sono l’eccezione ma la regola. Perché non solo entra in gioco l’emotività e l’umanità di coloro che danno gli ordini, ma anche quella di tutti coloro che li eseguono, dal momento che non sono macchine, generando una moltitudine di impreviste variabili. Per questo Von Moltke ha potuto dire che "nessuna battaglia si svolge mai nel modo previsto".
E c’è un altro limite del computer, proprio nel suo campo specifico: se per giudicare un problema complesso, il pc si basa sui dati del passato - e in questo è infallibile - chi dice che la situazione presente sia come quelle del passato? Fino ad oggi nella maggioranza dei casi la tale cosa è andata nel tale modo, ma in passato non esisteva la tale invenzione, la tale abitudine, la tale novità. Qualcosa che ha modificato le abitudini e la mentalità della gente al punto che ciò che avveniva dieci anni fa ora non significa niente. Non solo: può esserci stato un avvenimento recentissimo che turba l’opinione pubblica e, temporaneamente, la gente si comporta diversamente da come si comporta di solito. Se i giornali dicono che è arrivato un nuovo virus contagioso come il Covid ma mortale come l'HIV dei primi tempi, cioè al 100%, chi ci dice che quelli che non si sono vaccinati contro il covid, non si vaccinerebbero neanche stavolta? Tutte le Borse del mondo sono piene di computer che esaminano il passato e cercano di trarre auspici per l’avvenire, e tuttavia la Borsa rimane tanto imprevedibile che praticamente chiunque ci abbia investito, ci ha perso dei soldi. In sostanza, l’errore di fondo di fronte alla sopravvalutazione dell’Intelligenza Artificiale è che essa si fonda sul passato e sulle statistiche, mentre la realtà è spesso illogica, imprevedibile, emotiva e diversa dal passato. Senza dire che essa non vale nulla per i problemi individuali. Pensate al povero diavolo che giunto nel mezzo del cammino di sua vita si trova di fronte ad un dilemma molto comune: "Il mio matrimonio è in crisi ma ho conosciuto un'altra donna che amo da impazzire e ne sono pienamente ricambiato: mi devo separare da mia moglie e rinunciare ad una sicurezza per inseguire un grande amore (col rischio che l'amante si disamori e dunque "si perda Filippo e 'o panaro", come si dice dalle mie parti) o devo rimanere con mia moglie, col rischio che sia lei stessa ad innamorarsi di un altro e lasciarmi?" Quale computer mai potrebbe risolvere un simile dubbio? Non a caso, Blaise Pascal ha distinto lo spirito di finezza, legato all'intuito, da quello di geometria, legato al ragionamento. E dunque la morale, l'arte, la religione e la filosofia non sono minimamente approcciabili da un'Intelligenza Artificiale che, viceversa, sarà perfettamente capace di fare i più complicati calcoli per costruire il ponte sullo Stretto.

In sintesi, l’intelligenza artificiale può risolvere tutti quei problemi che richiedono memoria e competenza, ma non può ancora andare oltre questi due limiti: appunto, la memoria dei fatti e l'intelligenza dei programmatori. E poiché l’intelligenza di questi ultimi è umana, è improbabile che l’intelligenza artificiale la superi. Un computer potrà comporre qualche brano musicale e fare qualche disegno e sicuramente gli uscirebbe qualcosa di migliore rispetto al brano di un individuo qualsiasi. Ma può ripetere un capolavoro di Giuseppe Verdi o di Piero Della Francesca? Può decidere come interpretare l'ignoto improvvisamente manifesto? Onestamente credo di no.

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E l'esempio più eclatante è l'elaborazione dell'"Incompiuta" la Sinfonia n.8 capolavoro
di Schubert, fatta da Huawei, con l'AI di un supercervellone, presentata a Londra nel 2019. Copio l'articolo che mi sono tenuta
- """ Potenza di elaborazione della doppia unità NPU di Huawei Mate 0 Pro. Analizzando il timbro, il tono e il metro del primo e del secondo movimento esistenti della sinfonia, l’intelligenza artificiale è stata in grado di generare la melodia per i mancanti terzo e quarto movimento """"
Applausi da Rudy Zerbi e in parte da Allegri (poverino ora ammalato) e da molti "musicisti. Io l"ho ascoltata più volte poiché adoro questa Sinfonia....per dirlo con un anglicismo....una merda!!!!🤬🤬🤬
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Ho sempre ritenuto i computer macchine eccezionali ma molto stupide.
Senza i "comandi" giusti, non ti saprebbero fare una O col bicchiere, come si dice dalle mie parti.
Gli manca l'intuito.
E poi c'è la questione della spina, basta staccarla.
 
L'uomo ha creato il computer, ma una macchina, pur tanto complessa, potrebbe mai generare un essere senziente? L'uomo si è costruito la memoria, passando prima da quella ancestrale, a quella storica, il tramandarsi nei secoli le scoperte, mosso da quello che lo rende unico sul pianeta: la curiosità, e l'inventiva. Ogni milione di Flavia Vento, c'è uno studioso illuminato, ed è lui a fare il passo verso il futuro, perché elabora fuori dagli schemi. Le macchine no...
 

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Franco Marino
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