Quando si ha una visione chiara - giusta o sbagliata, condivisibile o meno - degli accadimenti, si rischia di scrivere sempre le stesse cose nonché di incorrere nel "ve l'avevo detto" che, secondo il galateo del blogging e in generale delle interazioni umane, non si dovrebbe dire. Il problema è che infilandosi nel chiacchiericcio dei fatti, si rischia di farsi avviluppare dalle propagande e di finire nel meccanismo della contrapposizione oltranzistica mirata a smarrire la lettura globale. Poi ci sono casi in cui "ve l'avevo detto" suona come un "era a vostra disposizione, se ci è arrivato un fesso qualsiasi come me, potevate arrivarci pure voi". Ed è esattamente questo il caso, come della stragrande maggioranza dei casi di molte cose che ho scritto tanti anni fa e che si sono verificate.
Veniamo alle "stesse cose" che ho scritto. Tutto ciò che è accaduto in Europa negli ultimi anni rientra nel conto che gli americani hanno presentato ai paesi europei. Il benessere, del tutto artificiale e di cui l'Europa Occidentale - eccezion fatta per la Spagna - aveva goduto col piano Marshall, era funzionale a tenere i paesi europei lontani da seduzioni sovietiche. Era inevitabile che col crollo dell'URSS, venisse meno questo bisogno. Soltanto che era necessario impedire che i paesi europei, intuito il pericolo, adottassero politiche protezionistiche nei confronti degli Stati Uniti - che ormai sono diventati anche se non ufficialmente il più pericoloso e mortale nemico dell'Europa - e dunque si sono creati espedienti per impedire che i paesi europei intuissero la provenienza americana del pericolo. Fin qui, siamo di fronte ad una ricostruzione che, chi legge assiduamente questo spazio, si è sentito raccontare almeno un centinaio di volte in vent'anni che scrivo.
Il punto è che l'espediente principale era di creare una narrazione che mettesse in conflitto i paesi dell'Europa del Sud con quelli dell'Europa del Nord attraverso la narrazione della Germania virtuosa. Perché la chiamiamo narrazione? Perché è una balla. La Germania, uscita perdente dalla guerra, non sarebbe mai stata in grado da sola di riprendersi senza aiutini esterni e, soprattutto, la Germania di inizio millennio era definita il "grande malato d'Europa". So bene che dopo quasi vent'anni di bombardamento mediatico nel quale si è definita la Germania la formica virtuosa e frugale mentre le cicale greche facevano il bagno nella feta e quelle italiane nel latte della mozzarella di bufala, voi trovereste assurdo dire che i tedeschi sono ancora il grande malato d'Europa e che l'Italia in caso di attacco finanziario, sarebbe duramente colpita ma ce la farebbe. Ma come al solito - e si ritorna al punto di partenza - tutto sta nel fare un debunking.
Supponiamo due famiglie di una stessa città che vanno a chiedere un prestito in banca, entrambe di 200.000 euro. La prima famiglia ha un centro commerciale molto ben sviluppato che fa guadagnare moltissimo al suo proprietario ma invece di crearsi un patrimonio, reinveste tutto quello che ha nel suo lavoro, viceversa l'altra famiglia, che ha un negozietto piccolo, guadagna molto di meno ma tutto quello che guadagna lo reinveste in beni immobili e col rimanente accumula risparmi. Se l'economia della città va in crisi perché si smette di lavorare, secondo voi chi rischia di più? La famiglia col negozietto che ha beni e risparmi, oppure il centro commerciale molto sviluppato con molti clienti? La risposta è scontata: a rischiare di più sarà questa seconda famiglia. Sembrerebbe banale come risposta ma, curiosamente, negli ultimi quindici anni, cioè da quando la crisi dei subprime ha creato la prima ondata di casini finanziari, tutti si sono convinti che in realtà ad essere sano è chi lavora tanto senza mettere da parte e non invece chi risparmia e investe in beni immobili. E questa fesseria sta finalmente svelandosi con la crisi della Deutsche Bank e in generale del sistema tedesco. Ma come è stato possibile farla bere ai cittadini? Semplice: truccando alcuni dati e nascondendone altri. Il dato truccato principale è consistito nel misurare i debiti pubblici in percentuale, in relazione al PIL. E messo sotto questo aspetto, ci si spaventerebbe se si paragonasse il debito italiano (attorno al 160%) e quello tedesco (70% o giù di lì). In realtà, se andiamo a misurare i debiti in miliardi di euro, il debito italiano è di poco superiore a quello tedesco. Ciò che fa schizzare in alto la percentuale del debito italiano è il fatto che venga misurato in relazione del PIL. Quello tedesco è il doppio di quello italiano. E già questo basta a trovare le cosiddette politiche di austerità una vera e propria follia. Se il punto di partenza è che c'è una differenza di prodotto interno lordo, la prima cosa che dovrebbe fare un governo è stimolare la produttività, non certo penalizzarla con valanghe di tasse. E noi sappiamo che è avvenuto, in questi anni, l'esatto opposto.
Il dato che viene, invece, nascosto è che il patrimonio immobiliare e di risparmi degli italiani è di gran lunga *il più alto in Europa*, ed infatti è esattamente quello ad essere nel mirino degli speculatori finanziari. Cosa significa questo? Che in un mondo in cui ormai tutti stanno tornando nei propri confini, se un paese non può più esportare i propri prodotti, è condannato di fatto al fallimento, mentre a salvarsi sarà il paese che ha investito in maggior misura su risparmi e immobili. Ed è esattamente quello che sta accadendo alla Germania, la cui Deutsche Bank - che comunque già da anni era in gravi difficoltà economiche - sta andando in forte sofferenza proprio perché la stragrande maggioranza dell'economia tedesca si basa sulle esportazioni, mentre le crisi di alcune banche italiane hanno avuto un impatto relativamente basso sul sistema italiano, proprio perché un corposo ceto medio ha permesso di ammortizzare certi colpi.
Ma c'è un aspetto in più che viene approfondito e non viene fatto. Gran parte delle condizioni "favorevoli" dell'economia tedesca dipendono dal fatto che per poter rendere credibile la narrazione della Germania ricca e virtuosa, i fondi di investimento americani hanno comprato negli anni vaste quantità di debito pubblico tedesco, che la Germania ha reinvestito nel sistema produttivo, errore che l'Italia durante il boom degli anni Ottanta, non ha commesso, creando grazie a Craxi - un signore a cui andrebbe fatta una medaglia e che invece questo sciagurato paese ha trattato da delinquente - un corposo e robusto ceto medio. Ma rimane sempre il punto di fondo: se tutti i tuoi guadagni tu non li metti da parte, se perdi il lavoro, perdi anche ciò che hai investito per renderlo più efficiente. Ed è esattamente quello che sta accadendo alla Germania.
Il punto di questa ricostruzione è semplice. Quando per quasi vent'anni si raccontano balle al mondo, magnificando una forza della Germania che in realtà non esiste, è solo questione di tempo prima che la realtà si ribelli. E la realtà è che il "miracolo tedesco", in realtà mai esistito, è stato una messinscena necessaria per nascondere l'attacco degli Stati Uniti alle economie europee. La Germania, forse ricattata, forse minacciata, ha semplicemente svolto il ruolo di collaborazionista per giustificare le crisi finanziarie europee e dunque fare in modo che nel Sud dell'Europa si creasse un dissenso del tutto farlocco perché incapace di andare a fondo del vero punto della questione che è molto semplice: gli Stati Uniti, in un mondo multipolare, non hanno più alcuna forza penetrativa e questo li ha messi in una corsa contro il tempo che li rende bisognosi di drenare quante più risorse possibili dall'Europa. Contavano di poter metterci più tempo e fare in modo che l'inganno non si svelasse. Ma l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha accelerato un percorso che, del resto, era inevitabile. Drogati da decenni di capitalismo finanziario del tutto sganciato dall'economia reale, stiamo lentamente tornando ad un mondo dove si è ricchi non tanto se si hanno tanti soldi ma se si hanno materie prime in abbondanza e soprattutto pochi debiti, meglio se nessuno.
Veniamo alle "stesse cose" che ho scritto. Tutto ciò che è accaduto in Europa negli ultimi anni rientra nel conto che gli americani hanno presentato ai paesi europei. Il benessere, del tutto artificiale e di cui l'Europa Occidentale - eccezion fatta per la Spagna - aveva goduto col piano Marshall, era funzionale a tenere i paesi europei lontani da seduzioni sovietiche. Era inevitabile che col crollo dell'URSS, venisse meno questo bisogno. Soltanto che era necessario impedire che i paesi europei, intuito il pericolo, adottassero politiche protezionistiche nei confronti degli Stati Uniti - che ormai sono diventati anche se non ufficialmente il più pericoloso e mortale nemico dell'Europa - e dunque si sono creati espedienti per impedire che i paesi europei intuissero la provenienza americana del pericolo. Fin qui, siamo di fronte ad una ricostruzione che, chi legge assiduamente questo spazio, si è sentito raccontare almeno un centinaio di volte in vent'anni che scrivo.
Il punto è che l'espediente principale era di creare una narrazione che mettesse in conflitto i paesi dell'Europa del Sud con quelli dell'Europa del Nord attraverso la narrazione della Germania virtuosa. Perché la chiamiamo narrazione? Perché è una balla. La Germania, uscita perdente dalla guerra, non sarebbe mai stata in grado da sola di riprendersi senza aiutini esterni e, soprattutto, la Germania di inizio millennio era definita il "grande malato d'Europa". So bene che dopo quasi vent'anni di bombardamento mediatico nel quale si è definita la Germania la formica virtuosa e frugale mentre le cicale greche facevano il bagno nella feta e quelle italiane nel latte della mozzarella di bufala, voi trovereste assurdo dire che i tedeschi sono ancora il grande malato d'Europa e che l'Italia in caso di attacco finanziario, sarebbe duramente colpita ma ce la farebbe. Ma come al solito - e si ritorna al punto di partenza - tutto sta nel fare un debunking.
Supponiamo due famiglie di una stessa città che vanno a chiedere un prestito in banca, entrambe di 200.000 euro. La prima famiglia ha un centro commerciale molto ben sviluppato che fa guadagnare moltissimo al suo proprietario ma invece di crearsi un patrimonio, reinveste tutto quello che ha nel suo lavoro, viceversa l'altra famiglia, che ha un negozietto piccolo, guadagna molto di meno ma tutto quello che guadagna lo reinveste in beni immobili e col rimanente accumula risparmi. Se l'economia della città va in crisi perché si smette di lavorare, secondo voi chi rischia di più? La famiglia col negozietto che ha beni e risparmi, oppure il centro commerciale molto sviluppato con molti clienti? La risposta è scontata: a rischiare di più sarà questa seconda famiglia. Sembrerebbe banale come risposta ma, curiosamente, negli ultimi quindici anni, cioè da quando la crisi dei subprime ha creato la prima ondata di casini finanziari, tutti si sono convinti che in realtà ad essere sano è chi lavora tanto senza mettere da parte e non invece chi risparmia e investe in beni immobili. E questa fesseria sta finalmente svelandosi con la crisi della Deutsche Bank e in generale del sistema tedesco. Ma come è stato possibile farla bere ai cittadini? Semplice: truccando alcuni dati e nascondendone altri. Il dato truccato principale è consistito nel misurare i debiti pubblici in percentuale, in relazione al PIL. E messo sotto questo aspetto, ci si spaventerebbe se si paragonasse il debito italiano (attorno al 160%) e quello tedesco (70% o giù di lì). In realtà, se andiamo a misurare i debiti in miliardi di euro, il debito italiano è di poco superiore a quello tedesco. Ciò che fa schizzare in alto la percentuale del debito italiano è il fatto che venga misurato in relazione del PIL. Quello tedesco è il doppio di quello italiano. E già questo basta a trovare le cosiddette politiche di austerità una vera e propria follia. Se il punto di partenza è che c'è una differenza di prodotto interno lordo, la prima cosa che dovrebbe fare un governo è stimolare la produttività, non certo penalizzarla con valanghe di tasse. E noi sappiamo che è avvenuto, in questi anni, l'esatto opposto.
Il dato che viene, invece, nascosto è che il patrimonio immobiliare e di risparmi degli italiani è di gran lunga *il più alto in Europa*, ed infatti è esattamente quello ad essere nel mirino degli speculatori finanziari. Cosa significa questo? Che in un mondo in cui ormai tutti stanno tornando nei propri confini, se un paese non può più esportare i propri prodotti, è condannato di fatto al fallimento, mentre a salvarsi sarà il paese che ha investito in maggior misura su risparmi e immobili. Ed è esattamente quello che sta accadendo alla Germania, la cui Deutsche Bank - che comunque già da anni era in gravi difficoltà economiche - sta andando in forte sofferenza proprio perché la stragrande maggioranza dell'economia tedesca si basa sulle esportazioni, mentre le crisi di alcune banche italiane hanno avuto un impatto relativamente basso sul sistema italiano, proprio perché un corposo ceto medio ha permesso di ammortizzare certi colpi.
Ma c'è un aspetto in più che viene approfondito e non viene fatto. Gran parte delle condizioni "favorevoli" dell'economia tedesca dipendono dal fatto che per poter rendere credibile la narrazione della Germania ricca e virtuosa, i fondi di investimento americani hanno comprato negli anni vaste quantità di debito pubblico tedesco, che la Germania ha reinvestito nel sistema produttivo, errore che l'Italia durante il boom degli anni Ottanta, non ha commesso, creando grazie a Craxi - un signore a cui andrebbe fatta una medaglia e che invece questo sciagurato paese ha trattato da delinquente - un corposo e robusto ceto medio. Ma rimane sempre il punto di fondo: se tutti i tuoi guadagni tu non li metti da parte, se perdi il lavoro, perdi anche ciò che hai investito per renderlo più efficiente. Ed è esattamente quello che sta accadendo alla Germania.
Il punto di questa ricostruzione è semplice. Quando per quasi vent'anni si raccontano balle al mondo, magnificando una forza della Germania che in realtà non esiste, è solo questione di tempo prima che la realtà si ribelli. E la realtà è che il "miracolo tedesco", in realtà mai esistito, è stato una messinscena necessaria per nascondere l'attacco degli Stati Uniti alle economie europee. La Germania, forse ricattata, forse minacciata, ha semplicemente svolto il ruolo di collaborazionista per giustificare le crisi finanziarie europee e dunque fare in modo che nel Sud dell'Europa si creasse un dissenso del tutto farlocco perché incapace di andare a fondo del vero punto della questione che è molto semplice: gli Stati Uniti, in un mondo multipolare, non hanno più alcuna forza penetrativa e questo li ha messi in una corsa contro il tempo che li rende bisognosi di drenare quante più risorse possibili dall'Europa. Contavano di poter metterci più tempo e fare in modo che l'inganno non si svelasse. Ma l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha accelerato un percorso che, del resto, era inevitabile. Drogati da decenni di capitalismo finanziario del tutto sganciato dall'economia reale, stiamo lentamente tornando ad un mondo dove si è ricchi non tanto se si hanno tanti soldi ma se si hanno materie prime in abbondanza e soprattutto pochi debiti, meglio se nessuno.
La realtà è come una moglie spietata dalla quale, quando si divorzia, non è strano sentirsi chiedere pure un sacco di alimenti.