Una delle principali difficoltà che mi impedisce oggi di prendere sul serio alcuni credenti, specie se di origine abramitica, è che non riuscendo a dimostrare l'esistenza di specifiche figure della cristianità o dell'Islam, si accontentano di dimostrare che esista qualcosa dopo la morte. Se poi invece del Dio cristiano o di quello musulmano e di una dimensione di beatitudine eterna, la trascendenza si riveli un luogo dolorosissimo con un dio sadico che vuole farci passare la vita eterna a soffrire, è questione su cui il nostro credente non si pone minimamente il problema: l'importante è che ci sia qualcosa, cosa che sarebbe mille volte preferibile al fatto che non ci sia nulla dopo. Questo è un meccanismo molto umano: se un uomo, dopo aver scoperto che negli anni la moglie lo ha tradito con tutti gli uomini del paesello, fa la prova del DNA e si accorge che perlomeno i figli che ha avuto con lei, sono suoi, proverà un senso di sollievo tale quasi da annullare la consapevolezza di essere un cornuto. Potrà mandare a quel paese la moglie con i più inqualificabili epiteti ma almeno non dovrà vivere con l'orrenda sensazione di aver cresciuto i figli di un altro.
E' più o meno quel che succede nel giornale dove ho scritto per due anni, che, di fronte alla ormai conclamata pulsione autoritaria degli Stati Uniti, pur di non ammettere la natura totalitaria degli Stati Uniti, si cerca di sostenere che la colpa di questa deriva non sia del sistema americano in quanto tale ma della cultura europea e del marxismo. Tradotto: se oggi gli Stati Uniti sono vicini a provocare la terza guerra mondiale, per giunta potendo contare su un arsenale termonucleare, su un controllo capillare di tutti i mezzi di comunicazione e di informazione e stanno lentamente trasformandosi in un totalitarismo cinese, la colpa è di un filosofo morto nel 1883 - quando non esistevano nemmeno i nonni di quelli che oggi governano il mondo - e di cui sappiamo qualcosa soltanto perché c'è qualcuno che si è preso la briga di pubblicarlo. Se si sostiene una tesi così temeraria, non si fa altro che perpetrare lo stesso meccanismo della "cultura della cancellazione" (cancel culture per gli anglofili) che teorizza l'abbattimento di libri e monumenti. Ma soprattutto, è ancor più bizzarro pensare davvero che i grandi sistemi di potere siano davvero ideologici (basterebbe conoscere gli ottimi rapporti tra Stati Uniti e Vietnam, per smentire questo assunto) e non si basino invece sul semplice schema del dare e avere. Ed è semplice capire perché.
Tutti gli stati fondano la propria essenza sulla protezione sociale dei più deboli, venuta meno la quale, viene meno l'essenza stessa dello stato. In un mondo dove tutti hanno quello che vogliono senza doversi preoccupare di qualcuno che glielo tolga, che bisogno ci sarebbe di un mercato? E che bisogno ci sarebbe di un diritto che disciplini la redistribuzione delle risorse? Le ideologie economiche e sociali non hanno nulla a che fare con un dibattito filosofico teorico ma con una questione sostanziale molto più pedestre: ci sono poche risorse per troppe persone e dunque bisogna decidere a chi togliere, elaborando semmai una dottrina che giustifichi di fronte alla popolazione - che altrimenti non accetterebbe volentieri di vedersi privata delle proprie risorse - la depredazione che subirà.
Certamente un'ideologia socialista che tolga ai ricchi per dare ai poveri sarà ben diversa da un'ideologia capitalista toglierà ai poveri per dare ai ricchi, ma il punto comune di ogni ideologia è che ci sia un Cattivo che detiene risorse che non dovrebbe detenere e a cui vanno tolte con la forza più o meno palese o surrettizia. Di conseguenza, se gli Stati Uniti oggi stanno diventando autoritari, ciò non ha nulla a che fare con l'origine marxista della cultura woke - che semmai è il mezzo, non il fine - ma con un fatto ben preciso: sono finiti i soldi. Il sistema americano poteva stare in piedi fin quando la convinzione che ci fosse sempre qualche territorio di cui si potevano depredare risorse non era avversata da altri blocchi geopolitici per nulla disposti a fare da agnelli sacrificali. Venuta meno questa convinzione, tutti i deliri woke sono semplicemente funzionali ad una necessità che, e questo deve essere chiaro, per gli Stati Uniti - che non potrebbero fare politiche diverse da quelle che fanno - è inderogabile, pena il crollo: impedire l'aumento della popolazione.
E questo, sia chiaro, vale anche per il sistema cinese, del tutto speculare a quello americano. La Cina si fonda su un'economia sana e su un sistema politico forte ma su una generale miseria cinese che, al di là delle città spot più famose, vede centinaia di milioni di persone non andare oltre lo schema della ciotola di riso in una stamberga, in libertà vigilata.
Il problema di chi oggi ancora si divide tra buoni e cattivi, di chi pensa che in atto in Ucraina vi sia una sfida tra il Bene e il Male (che naturalmente cambia a seconda dei punti di vista) tra la Libertà e l'Oppressione, tra il Materialismo e il Tradizionalismo, è che le ideologie sono solo pretesti che nascondono una semplice guerra tra sistemi di potere che, semmai, si servono di una visione ideologica per nascondere alle proprie popolazioni un problema enormemente pratico: i soldi sono finiti. Tutti i diritti che il cittadino desidera, sono garantiti dalla disponibilità di beni tali da poterli sostenere economicamente. Se un Paese è ricco, sarà un paese liberale e democratico. Se è povero, lo Stato, che si dica capitalista o socialista (e del resto nella storia non sono mancate dittature improntate sul liberismo economico, come in Spagna e nei paesi latinoamericani) sarà costretto giocoforza a dover usare la propria forza per togliere le eccedenze a chi la bibbia ideologica di turno designa come Cattivo, senza considerare che il vero problema non è di redistribuire le risorse ma di trovarne di nuove. Quando, infatti, che il vero conflitto non sarà tra nazioni ma tra correnti antropologiche, mi riferisco proprio a questo. La resa dei conti non avverrà per stabilire se è più figo Locke di Marx, o se sia meglio Putin di Biden, ma avverrà tra la gente comune, per fottere i beni del vicino. Ed è proprio per questo che le élite politiche di tutto il mondo dicono che bisogna ridurre la popolazione: se dovesse scoppiare questo conflitto politico, le prime entità ad essere travolte saranno le classi politiche. Di tutto il mondo. Perché il motivo di queste guerre non è - e di questo spero che se ne rendano conto "filo" e "fobi", "pro" e "anti" di tutto il mondo - la visione ideologica, che al limite è un pretesto.
Semplicemente, bisogna prendere atto che paradisi terrestri non ne esistono: l'Umanità è fallita. Ammazzato Dio, non ha saputo trovare delle regole morali che le permettessero di poter vivere in maniera sostenibile. Soltanto che è un fallimento a due facce: ad Ovest è fallito il capitalismo, ad Est il socialismo. E' fallita l'illusione che le dinamiche umane si possano pianificare senza tener conto dell'architettura del sistema nervoso umano. Non certo di filosofi morti secoli fa, i quali al massimo sono colpevoli di aver scritto fesserie non diverse da quelle che oggi potreste leggere sui social.
E' più o meno quel che succede nel giornale dove ho scritto per due anni, che, di fronte alla ormai conclamata pulsione autoritaria degli Stati Uniti, pur di non ammettere la natura totalitaria degli Stati Uniti, si cerca di sostenere che la colpa di questa deriva non sia del sistema americano in quanto tale ma della cultura europea e del marxismo. Tradotto: se oggi gli Stati Uniti sono vicini a provocare la terza guerra mondiale, per giunta potendo contare su un arsenale termonucleare, su un controllo capillare di tutti i mezzi di comunicazione e di informazione e stanno lentamente trasformandosi in un totalitarismo cinese, la colpa è di un filosofo morto nel 1883 - quando non esistevano nemmeno i nonni di quelli che oggi governano il mondo - e di cui sappiamo qualcosa soltanto perché c'è qualcuno che si è preso la briga di pubblicarlo. Se si sostiene una tesi così temeraria, non si fa altro che perpetrare lo stesso meccanismo della "cultura della cancellazione" (cancel culture per gli anglofili) che teorizza l'abbattimento di libri e monumenti. Ma soprattutto, è ancor più bizzarro pensare davvero che i grandi sistemi di potere siano davvero ideologici (basterebbe conoscere gli ottimi rapporti tra Stati Uniti e Vietnam, per smentire questo assunto) e non si basino invece sul semplice schema del dare e avere. Ed è semplice capire perché.
Tutti gli stati fondano la propria essenza sulla protezione sociale dei più deboli, venuta meno la quale, viene meno l'essenza stessa dello stato. In un mondo dove tutti hanno quello che vogliono senza doversi preoccupare di qualcuno che glielo tolga, che bisogno ci sarebbe di un mercato? E che bisogno ci sarebbe di un diritto che disciplini la redistribuzione delle risorse? Le ideologie economiche e sociali non hanno nulla a che fare con un dibattito filosofico teorico ma con una questione sostanziale molto più pedestre: ci sono poche risorse per troppe persone e dunque bisogna decidere a chi togliere, elaborando semmai una dottrina che giustifichi di fronte alla popolazione - che altrimenti non accetterebbe volentieri di vedersi privata delle proprie risorse - la depredazione che subirà.
Certamente un'ideologia socialista che tolga ai ricchi per dare ai poveri sarà ben diversa da un'ideologia capitalista toglierà ai poveri per dare ai ricchi, ma il punto comune di ogni ideologia è che ci sia un Cattivo che detiene risorse che non dovrebbe detenere e a cui vanno tolte con la forza più o meno palese o surrettizia. Di conseguenza, se gli Stati Uniti oggi stanno diventando autoritari, ciò non ha nulla a che fare con l'origine marxista della cultura woke - che semmai è il mezzo, non il fine - ma con un fatto ben preciso: sono finiti i soldi. Il sistema americano poteva stare in piedi fin quando la convinzione che ci fosse sempre qualche territorio di cui si potevano depredare risorse non era avversata da altri blocchi geopolitici per nulla disposti a fare da agnelli sacrificali. Venuta meno questa convinzione, tutti i deliri woke sono semplicemente funzionali ad una necessità che, e questo deve essere chiaro, per gli Stati Uniti - che non potrebbero fare politiche diverse da quelle che fanno - è inderogabile, pena il crollo: impedire l'aumento della popolazione.
E questo, sia chiaro, vale anche per il sistema cinese, del tutto speculare a quello americano. La Cina si fonda su un'economia sana e su un sistema politico forte ma su una generale miseria cinese che, al di là delle città spot più famose, vede centinaia di milioni di persone non andare oltre lo schema della ciotola di riso in una stamberga, in libertà vigilata.
Il problema di chi oggi ancora si divide tra buoni e cattivi, di chi pensa che in atto in Ucraina vi sia una sfida tra il Bene e il Male (che naturalmente cambia a seconda dei punti di vista) tra la Libertà e l'Oppressione, tra il Materialismo e il Tradizionalismo, è che le ideologie sono solo pretesti che nascondono una semplice guerra tra sistemi di potere che, semmai, si servono di una visione ideologica per nascondere alle proprie popolazioni un problema enormemente pratico: i soldi sono finiti. Tutti i diritti che il cittadino desidera, sono garantiti dalla disponibilità di beni tali da poterli sostenere economicamente. Se un Paese è ricco, sarà un paese liberale e democratico. Se è povero, lo Stato, che si dica capitalista o socialista (e del resto nella storia non sono mancate dittature improntate sul liberismo economico, come in Spagna e nei paesi latinoamericani) sarà costretto giocoforza a dover usare la propria forza per togliere le eccedenze a chi la bibbia ideologica di turno designa come Cattivo, senza considerare che il vero problema non è di redistribuire le risorse ma di trovarne di nuove. Quando, infatti, che il vero conflitto non sarà tra nazioni ma tra correnti antropologiche, mi riferisco proprio a questo. La resa dei conti non avverrà per stabilire se è più figo Locke di Marx, o se sia meglio Putin di Biden, ma avverrà tra la gente comune, per fottere i beni del vicino. Ed è proprio per questo che le élite politiche di tutto il mondo dicono che bisogna ridurre la popolazione: se dovesse scoppiare questo conflitto politico, le prime entità ad essere travolte saranno le classi politiche. Di tutto il mondo. Perché il motivo di queste guerre non è - e di questo spero che se ne rendano conto "filo" e "fobi", "pro" e "anti" di tutto il mondo - la visione ideologica, che al limite è un pretesto.
Semplicemente, bisogna prendere atto che paradisi terrestri non ne esistono: l'Umanità è fallita. Ammazzato Dio, non ha saputo trovare delle regole morali che le permettessero di poter vivere in maniera sostenibile. Soltanto che è un fallimento a due facce: ad Ovest è fallito il capitalismo, ad Est il socialismo. E' fallita l'illusione che le dinamiche umane si possano pianificare senza tener conto dell'architettura del sistema nervoso umano. Non certo di filosofi morti secoli fa, i quali al massimo sono colpevoli di aver scritto fesserie non diverse da quelle che oggi potreste leggere sui social.
Qui conta un fatto puro e semplice: l'America si è impossessata di tutti i sistemi di potere? E' responsabile dei deliri che leggiamo in Occidente? Sta mandando in galera il principale esponente dell'opposizione a questo sistema? Ha creato una finta pandemia, una finta emergenza climatica? Se la risposta a queste domande è "Sì", la colpa è di chi ha creato questo sistema, non di filosofi morti due secoli fa.