Più volte mi hanno rimproverato, non a torto, di ignorare la Cina nei miei articoli. E’ un errore che cerco di commettere meno ma che commettono in tanti, persino chi come Di Maio, a suo tempo ministro degli esteri, il nome di Jinping avrebbe dovuto conoscerlo. Ma è un errore che potrebbe avere diverse spiegazioni. La prima è che quell’enorme paese è fondamentalmente sconosciuto ai più e, paradossalmente, quelli che ne sanno meno sono proprio quelli che ne parlano alla maniera di Frankie goes to Pechino. La seconda è che quel gigante si muove su rotaie completamente diverse da quelle delle potenze tradizionali. Mentre America e Russia gonfiano le penne come i pavoni, mostrando la potenza dei propri armamenti, la Cina, silenziosamente, sta rispettando quel detto per cui “se date il coltello ad un cinese, conquisterà il mondo”. E infatti sta conquistando il mondo, con un pragmatismo tale da rendere inutili i coltelli. Sanno benissimo i cinesi che i paesi occidentali in Africa vanno a predare risorse, e cosa fanno loro? La stessa cosa, però aumentando un po’ il benessere del posto, guadagnandosi la grazia dei locali. Per inciso, prima che qualcuno abbia la malaugurata idea di etichettarmi come sinologo, di Cina anche io ne so poco e niente. Mentre in Russia ci sono stato tre volte, e a botte di mesi, e ho parenti e amici, viceversa non sono mai stato in Cina e non ho rapporti né con italiani che vivono lì né con cinesi che vivono qui. Ma quel poco che so – per giunta accessibile a tutti – è tuttavia sufficiente per farmi l’idea che la Cina sia il vero ago della bilancia che determinerà le sorti del conflitto. Vediamo perché.

Tra le cose accessibili a tutti di cui fanno parte quelle poche che so, c’è che la Cina è un paese con un territorio enorme e con una popolazione quattro volte superiore a quella americana e due a quella europea. E c’è che la Cina è sostanzialmente una dittatura, retta da un partito comunista che non ammette alcun tipo di alternativa al governo e che non si fa il minimo scrupolo di mandare a morte gli elementi scomodi. E non mi riferisco soltanto alle scomodità politiche ma anche quelle relative alla vita di tutti i giorni. Io ho potuto gestire un sito warez per qualche tempo che, se mi avessero scoperto, avrei al massimo pagato una salata multa: in Cina sarei stato mandato a morte. Come sarebbe stato giustiziato il mio ex-inquilino che non mi ha pagato il fitto per un anno e mezzo finanche cercando di aggredirmi, con lo stato che invece di difendere me, ha difeso lui. In Occidente, i grandi imprenditori condizionano la vita politica e, checché ne dicano i trombettieri della NATO, anche in Russia. In Cina, come vi può testimoniare il patron di Alibaba, o si adeguano o spariscono nel nulla. Tutte queste differenze, se da un lato stridono col modello occidentale da molti decantato e declamato, dall’altro, incrociandosi con la credibilità di un sistema che ha tirato fuori dalla miseria centinaia di milioni di persone (trasformandole, va detto, da affamati a poveri in libertà vigilata) conferiscono alla Cina una credibilità e dunque un potere di azione teoricamente illimitato. E la sua ricchezza, per giunta quasi priva di debiti, la sua autonomia energetica ed economica, frutto dei crescenti legami con i territori pieni di materie prime, le dà la serenità della belva che ha già mangiato e dunque può permettersi di ignorare la succulenta preda che le passa davanti.

Dopodiché, certamente a Pechino non sono indifferenti alle sorti della guerra in Ucraina, sia perché i cinesi detengono ingenti quantità di debito americano, sia perché la Russia è una scomoda vicina di casa. Le differenze tra la Cina e le due potenze in guerra, persino con quell’orso russo che tanti ritengono saldamente agganciato al dragone, sono abissali. E arriverà dunque il momento in cui anche a Pechino dovranno fare una scelta. Quale? Nessuno può saperlo. Ma si può stare certi che il Dragone sputerà fuoco dove gli conviene, senza tener conto di alcuna ragione o religione etica, morale, ma solo dell’interesse. E se è vero che da una parte, sicuramente i cinesi hanno condannato le azioni americane, attribuendo la responsabilità della guerra alla NATO - così come a molti non sono sfuggiti gli incontri tra Putin e Jinping di questi giorni e dei mesi scorsi, è anche vero che il precedente del patto Molotov Ribbentrop mostra come i documenti scritti hanno, in politica internazionale e in guerra soprattutto, valore zero. La Cina, quando deciderà ufficialmente che parte prendere, farà pesare i numerosi motivi che le consiglierebbero una presa di posizione filorussa (la vicinanza geografica, la forza militare russa) con quelli altrettanto numerosi che invece potrebbero portarla a supportare le ragioni americane, ad esempio il possesso di un bel pezzo del debito americano, come pure i suoi interessi in Europa. E l’esito della valutazione potrebbe non essere così scontato. Se qualche analista geopolitico avesse predetto, nel 1938, che l’URSS si sarebbe alleata con gli americani contro i nazionalsocialismi, lo avrebbero preso per pazzo. E fu, invece, proprio quello che accadde. Mai dare nulla per scontato in politica.

Certo è che l’ingresso della Cina nel conflitto cambierebbe tutto. Se si schierasse al fianco degli americani, per la Russia sarebbe l’inizio della fine. Se si schierasse con Putin, l’inizio della fine sarebbe per gli USA, che a quel punto avrebbero come unica chance quella di arrendersi, certificando di fatto la propria irrilevanza geopolitica, con conseguenze che ricadrebbero su tutta l’Europa. La mia preoccupazione è che per limitare i danni – e vedo già qualche segnale in tal senso, a partire dal caro carburante, che di fatto è avvenuto solo in Italia – cerchino di mettere i paesi europei gli uni contro gli altri, tra quelli putiniani e quelli filoamericani, facendo di fatto scoppiare la terza guerra mondiale, con epicentro in Europa anche stavolta. E con conseguenze catastrofiche. Ma se quelle di cui sopra sono speculazioni, si può già dare per scontato che il ruolo della Cina nel conflitto sarà decisivo. La palla adesso passa a loro.
Da come si schiereranno, capiremo come finirà tutta questa storia.

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Franco Marino
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