Se quelli del Detonatore, dove prima scrivevo, leggessero questo articolo, penserebbero che qualcuno si sia impossessato dei miei dispositivi elettronici. Eppure, io personalmente non sono mai stato antiamericano. Voler essere indipendenti dagli Stati Uniti non significa essere antiamericani ma semplicemente mettere gli interessi della propria nazione al primo posto rispetto a quelli altrui. E non c'è nulla di personale. Se un domani mi accorgessi che la Russia e la Cina operassero allo stesso modo, le stesse cose che ho scritto in passato sugli USA, le scriverei sulla Russia e sulla Cina.
Il sovranismo e il patriottismo - se si è sovranisti e patrioti - sono per definizione contrari ad ogni forma di universalismo morale, sociale, economico e politico. Se viceversa, si pretende di definirsi occidentali o eurasiatici, non solo non si è patrioti ma non si capisce nemmeno lo spirito su cui si fondano gli stessi Stati Uniti, ossia come rottura nei confronti di una madrepatria (l'Inghilterra) diventata matrigna. E' una cosa che purtroppo quelli del Detonatore non capiscono e non capiranno mai perché ormai prevale in loro l'ottica del Bene rappresentata da un calderone nel quale ficcano a viva forza tutti gli Stati Uniti e il Male rappresentato dalla Russia che per loro è ancora l'erede dell'URSS, non rendendosi conto che se oggi andassero a Mosca, vedrebbero nel moscovita medio un Berlusconi che parla russo. Naturalmente, va da sé, nemmeno i filorussi all'amatriciana capiscono che in un sistema orientalizzato, basterebbe loro una minima parola fuori posto per fare una brutta fine e che non solo c'è tanto di positivo negli Stati Uniti ma, paradossalmente, moltissimi americani sono arrabbiatissimi per la piega che ha preso il loro paese.
Ciò nondimeno, come si spiega il titolo? Mentre molti vaneggiano di scapparsene all’estero, è sufficiente farsi un giro per capire che non esistono paradisi territoriali dove rifugiarci. Chi più chi meno, tutti i paesi sono in preda ad un delirio universalistico. Dove invece stanno nascendo paradisi sono in quei luoghi della mente che si stanno costituendo e che stanno dando vita a nuove fratellanze di pensiero. Una nazione non vive solo di territori ma anzitutto di valori condivisi. Gli Stati Uniti nascono su una profonda ribellione allo statalismo e al Leviatano come adesione ai suoi principi. E ancora oggi resta l’unico paese dove fioriscono le avanguardie di libertà.
Se della politica americana cosiddetta istituzionale è lecito dubitare – e personalmente, non smetterò di farlo – resiste presso alcuni strati della popolazione statunitense, specie nella cosiddetta America profonda, un sano spirito libertario che può costituire il fronte di una futura rivoluzione globale. Esso non ha alcuna rappresentanza nei due partiti tradizionali. Sia perché il bipartitismo americano non è figlio delle tendenze antropologiche e sociali americane ma delle defiscalizzazioni operate in favore delle lobby, sia perché anche il Partito Repubblicano ha messo i chiodini all’epopea più o meno genuinamente antisistema di Trump.
Semmai, nella destra radicale, nell’Alt Right, si può notare un gran mondo in movimento, rustico e vagamente trash quanto si vuole ma colmo di genuine forze. Mentre, oltre l’Occidente, io vedo solo statalismo e socialismo anche quando abilmente mascherati da un mercatismo predatorio. E fa niente che la Cina si scagli contro le ridicolaggini petalose dell’Occidente. Se l’alternativa ad una dittatura liberal è il sistema dei crediti sociali cinesi, significherebbe passare dalla padella alla brace.
La Russia – che, tra l’altro, la narrazione pandemica, sia pure non ai livelli psicotici italiani, l’ha anch’essa abbracciata – appare poco desiderosa di sponsorizzare quelle realtà politiche che si oppongono alle narrazioni dominanti. Tradotto: o si mangia la minestra radical chic occidentale o si passa alle purghe jinpinghiane o al centralismo putiniano. Oppure ci si infila nella destra radicale americana, cercando casomai di strumentalizzarla e di non farsi strumentalizzare.
Un cambiamento locale contro nemici globali è del tutto impensabile. Perché a Est la risposta alla deriva totalitaria della sinistra liberal internazionale, è un totalitarismo di segno opposto. Che sarebbe opprimente come quello in cui viviamo. Nelle dittature, in tutte le dittature, l’individuo è uguale a tutti gli altri, cioè una nullità. Mentre, ad oggi, solo nell’America profonda si trovano le uniche gemme dentarie di una cultura individualistica che rappresenta il naturale anticorpo contro le follie del Leviatano e delle sue maschere, quella presente sanitaria e quella futura ecologica. E' qualcosa che, dal mio punto di vista, va incoraggiato. E, per quanto possibile, eterodiretto. Perché onestamente, oggi, la vedo come l’unica impervia, sterrata, ghiaiosa, ma percorribile via verso la libertà.
Il sovranismo e il patriottismo - se si è sovranisti e patrioti - sono per definizione contrari ad ogni forma di universalismo morale, sociale, economico e politico. Se viceversa, si pretende di definirsi occidentali o eurasiatici, non solo non si è patrioti ma non si capisce nemmeno lo spirito su cui si fondano gli stessi Stati Uniti, ossia come rottura nei confronti di una madrepatria (l'Inghilterra) diventata matrigna. E' una cosa che purtroppo quelli del Detonatore non capiscono e non capiranno mai perché ormai prevale in loro l'ottica del Bene rappresentata da un calderone nel quale ficcano a viva forza tutti gli Stati Uniti e il Male rappresentato dalla Russia che per loro è ancora l'erede dell'URSS, non rendendosi conto che se oggi andassero a Mosca, vedrebbero nel moscovita medio un Berlusconi che parla russo. Naturalmente, va da sé, nemmeno i filorussi all'amatriciana capiscono che in un sistema orientalizzato, basterebbe loro una minima parola fuori posto per fare una brutta fine e che non solo c'è tanto di positivo negli Stati Uniti ma, paradossalmente, moltissimi americani sono arrabbiatissimi per la piega che ha preso il loro paese.
Ciò nondimeno, come si spiega il titolo? Mentre molti vaneggiano di scapparsene all’estero, è sufficiente farsi un giro per capire che non esistono paradisi territoriali dove rifugiarci. Chi più chi meno, tutti i paesi sono in preda ad un delirio universalistico. Dove invece stanno nascendo paradisi sono in quei luoghi della mente che si stanno costituendo e che stanno dando vita a nuove fratellanze di pensiero. Una nazione non vive solo di territori ma anzitutto di valori condivisi. Gli Stati Uniti nascono su una profonda ribellione allo statalismo e al Leviatano come adesione ai suoi principi. E ancora oggi resta l’unico paese dove fioriscono le avanguardie di libertà.
Se della politica americana cosiddetta istituzionale è lecito dubitare – e personalmente, non smetterò di farlo – resiste presso alcuni strati della popolazione statunitense, specie nella cosiddetta America profonda, un sano spirito libertario che può costituire il fronte di una futura rivoluzione globale. Esso non ha alcuna rappresentanza nei due partiti tradizionali. Sia perché il bipartitismo americano non è figlio delle tendenze antropologiche e sociali americane ma delle defiscalizzazioni operate in favore delle lobby, sia perché anche il Partito Repubblicano ha messo i chiodini all’epopea più o meno genuinamente antisistema di Trump.
Semmai, nella destra radicale, nell’Alt Right, si può notare un gran mondo in movimento, rustico e vagamente trash quanto si vuole ma colmo di genuine forze. Mentre, oltre l’Occidente, io vedo solo statalismo e socialismo anche quando abilmente mascherati da un mercatismo predatorio. E fa niente che la Cina si scagli contro le ridicolaggini petalose dell’Occidente. Se l’alternativa ad una dittatura liberal è il sistema dei crediti sociali cinesi, significherebbe passare dalla padella alla brace.
La Russia – che, tra l’altro, la narrazione pandemica, sia pure non ai livelli psicotici italiani, l’ha anch’essa abbracciata – appare poco desiderosa di sponsorizzare quelle realtà politiche che si oppongono alle narrazioni dominanti. Tradotto: o si mangia la minestra radical chic occidentale o si passa alle purghe jinpinghiane o al centralismo putiniano. Oppure ci si infila nella destra radicale americana, cercando casomai di strumentalizzarla e di non farsi strumentalizzare.
Un cambiamento locale contro nemici globali è del tutto impensabile. Perché a Est la risposta alla deriva totalitaria della sinistra liberal internazionale, è un totalitarismo di segno opposto. Che sarebbe opprimente come quello in cui viviamo. Nelle dittature, in tutte le dittature, l’individuo è uguale a tutti gli altri, cioè una nullità. Mentre, ad oggi, solo nell’America profonda si trovano le uniche gemme dentarie di una cultura individualistica che rappresenta il naturale anticorpo contro le follie del Leviatano e delle sue maschere, quella presente sanitaria e quella futura ecologica. E' qualcosa che, dal mio punto di vista, va incoraggiato. E, per quanto possibile, eterodiretto. Perché onestamente, oggi, la vedo come l’unica impervia, sterrata, ghiaiosa, ma percorribile via verso la libertà.