Ho già scritto altre volte che questa è - e sarà - la legislatura del sovranismo cosmetico, del parmigiano che deve chiamarsi parmigiano e non parmesan, perché non è possibile alcun altro sovranismo. Il problema è che ormai la cosmesi pervade ogni lembo di quel dibattito pubblico che, nelle democrazie, non dovrebbe subirla ma darla la linea, e invece ne appare perfettamente organico.
Così, in merito alle cosiddette "tragedie del mare", siamo di fronte all'ennesimo tentativo di trascinare nella cosmesi populistica di destra e di sinistra un problema che invece richiede uno sguardo molto più profondo e radicale.

Tanto per cominciare. Perché la visione della sinistra sul tema dei migranti è populistica? Perché parte da un presupposto fondato sull'emotività, che imporrebbe ai cittadini europei di accogliere ogni disgraziato che arrivi da un barcone. Mentre la realtà invece dice, con tutta la crudeltà tipica dello svelamento dei fatti, che far arrivare centinaia di milioni di migranti proprio mentre i paesi europei si dirigono, salvo colpi di mano, verso l'impoverimento, fomentando violentissime tensioni sociali - peraltro già in atto in quei posti (come per esempio le banlieue francesi) dove i gruppi allogeni hanno tentato di agglutinarsi con quelli locali - significa semplicemente gettare le basi per la distruzione di questo continente. A questo punto, si obietterà dicendo che dalle banlieue sono arrivati Zidane, Trezeguet, Henry o qualche attore e/o musicista multicolor. Ma a parte la discutibilità del senso di vincere una competizione sportiva su base identitaria come i Mondiali con una nazionale per metà senegalese e per metà maghrebina - vi sarebbe bastata vedere la Nazionale francese ai mondiali in Qatar per rendervi conto della cosa - la realtà è che nel 99% dei casi gli immigrati finiscono, quando va bene, a raccogliere i pomodori e quando va male rimpolpare le fila della criminalità organizzata o per nutrire il vivaio del terrorismo. Dire che la Francia è accogliente perché Zidane e Mbappé, pur stranieri, diventano i più grandi calciatori francesi della storia, equivale a dire che per poter essere ben accolti come stranieri, bisogna essere dei superuomini nel proprio campo, altrimenti se si è normali, si vive da cani. E non mi sembra una prospettiva allettante per un immigrato.

Il guaio è che anche la visione della destra è ugualmente populistica, perché anch'essa fondata su un altro tipo emotività, quella cattivistica, che ritiene possibile arginare il fenomeno semplicemente chiudendo i porti. E al di là dei discorsi da bettola che auspicano l'affondamento dei gommoni (e che quindi non possono essere presi seriamente) il punto è che, tanto per cominciare, è impossibile pattugliare 7000 km di coste. In secondo luogo, chi deve pattugliare le coste non è un robot senza sentimenti. La Guardia Costiera è fatta da padri di famiglia che, di fronte a poveri cristi (sì, poi casomai acchiappate qualche bestione in salute e col cellulare che uno si chiede "come è possibile?" ma in gran parte sono effettivamente morti di fame senza nulla in mano) dovrebbe dare l'ordine di non accoglierli e di farli morire in mare. E questa è una cosa molto più difficile da fare che da dire. Nei fatti, persino un cinicone come me, di fronte alla prospettiva di dire ad un bambino africano "affoga pure a mare, chissenefrega", un modo per cercare di aiutarlo lo troverebbe.
Chi, invece, è interessato ad una risoluzione definitiva di un problema, trova stucchevoli ambedue le narrazioni e cerca di andare oltre. E sul tema dei migranti, la politica oscilla tra il populismo filantropista e quello pragmatista, ignorando il vero punto di fondo: perché oggi centinaia di milioni di persone scappano dai propri paesi? Perché la vera questione da affrontare se si vuole risolvere il problema, è questa.

Fatte salve alcune realtà territoriali (Siria e, prossimamente, Ucraina) i migranti, per la stragrande maggioranza, sono un problema africano. Nel senso che è da quel continente - che è il più vicino e il più povero - che arrivano inevitabilmente più persone da noi. L'Africa è un continente, sul piano politico, fondato sul comune denominatore di stati fantoccio non giustificati da alcun elemento etnico o culturale - dal momento che ogni stato fantoccio contiene decine quando non centinaia di tribù - e che possono stare insieme soltanto se c'è un autocrate in grado di tenere l'ordine con la forza. Le realtà geopolitiche più forti finanziano e proteggono questo autocrate, a patto che faccia una cosa: svendere le risorse a queste potenze.
Naturalmente, questo porta alla miseria le popolazioni le quali a quel punto, tra la scelta di morire nella miseria e di tentare il tutto per tutto, ovviamente scappano: poveracci, che dovrebbero fare?
In questo percorso, si inseriscono "organizzazioni umanitarie" - le stesse che poi vi mostrano il bambino africano lacrimante che vi chiede l'obolo (che finisce alle organizzazioni criminali del posto) - che in realtà sono associazioni criminali finalizzate al traffico di esseri umani e che, in cambio di un futuro che sarà una merda ma comunque preferibile alla miseria totale, li depredano di quel poco che hanno, per poi metterli in quel mare dal quale tenteranno di approdare in Europa. Il meccanismo è esattamente questo. E si capisce perfettamente che un conto è descrivere un fenomeno come originato dal caso e cioè "ci sono i migranti che arrivano dal nulla e noi li dobbiamo salvare" - e allora in questo caso staremmo parlando di un appello umanitario irrealistico quanto si vuole ma perlomeno dettato da buoni sentimenti - e altro è spiegare che queste migrazioni non sono casuali ma originate dallo stato di povertà provocato dalle stesse realtà geopolitiche che poi generano le catastrofi umanitarie che tutti conosciamo: in questo caso, staremmo parlando di una gigantesca e mostruosa manipolazione culturale e politica, di cui i teorici dell'accoglienza indiscriminata nella migliore delle ipotesi sono utili idioti, nella peggiore complici di associazioni criminali. E il tutto tacendo di tutto il meccanismo delle cooperative e delle ONG dedite all'accoglienza, su cui pure si sono originati parecchi scandali. Perché la realtà è questa. Oggi la sinistra italiana è complice, più o meno cosciente, della depredazione africana che, attraverso la nutrizione del senso di colpa dell'uomo bianco, cerca di occultare la criminosità speculativa della retorica accoglientistica. Ed è senza dubbio vero che la risoluzione non può certo venire dallo speculare populismo di destra. Perché il vero problema è, in realtà, a monte: cosa fare dell'Africa?

A tal riguardo, chi mi legge conosce la nettezza del mio pensiero in merito alla questione: l'unica strada è riprendere il controllo dell'Africa senza sensi di colpa, se necessario anche rispolverando il colonialismo e forzare queste popolazioni ad adottare le culture europee e solo da quel momento consentire i contatti con l'Europa. Ma questo richiederebbe il superamento del "complesso dell'uomo bianco", l'idea cioè che la dignità ad un popolo debba per forza arrivare da una gentile concessione altrui. Se le popolazioni africane non sanno darsi una dignità come nazioni, è giusto che siano condannate ad essere sfruttate ed estinguersi, secondo meccanismi che, pur nella loro tragicità, sono perfettamente umani. Oggi, invece, appena si pronuncia la parola "colonialismo", si suscita l'orrore nei salotti buoni, che se l'Africa fosse composta da stati democratici, civili e ricchi, potremmo anche capirlo. Il problema è che il colonialismo - che, pur con le sue inevitabili pecche, quantomeno cercava di dare un ordine a luoghi che non sono mai stati ordinati, che non sono mai stati capaci di darsi una civiltà e che non lo saranno mai - è stato sostituito dal neocolonialismo, che si fonda su una struttura molto semplice: fingere di dare una sovranità a paesi che in realtà non ce l'hanno, depredando tutte le loro risorse ma non assumendo alcuna reale responsabilità nei loro confronti, per poi gettare le briciole nella pattumiera Europa. Cosa scegliamo? Il colonialismo con tutte le sue pecche o il brutale neocolonialismo responsabile proprio del problema dei migranti?
Perché alla fine della fiera, appurato che non nasceranno mai stati africani democratici, il punto è che o ci si prende l'Africa o sarà l'Africa a prendersi l'Europa, per conto proprio o come manovalanza di altre realtà geopolitiche, come sta già accadendo.
La questione è tutta qui.

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Esisterebbero altre strade se gli umani fossero davvero umani e coltivassero davvero dentro di loro il vero significato della parola umanità che non può coincidere con depredazione o sopraffazione. Premesso che in Italia solo una parte arriva via mare sui barconi ( approdando praticamente quasi tutti in Sicilia e Calabria, con sparute minoranze in Puglia e Sardegna) mentre la stragrande maggioranza si introduce nell'Europa occidentale da terra seguendo la c.d. via dei Balcani ( altro che solo i siriani,qui arrivano caterve di pakistani,bengalesi,afgani etc.),
mi chiedo a che servano organizzazioni come la FAO se poi a sfamare una parte di questa gente deve pensarci la UE sul proprio territorio e con tutti i problemi presenti e futuri legati ad un numero sempre crescente di culture e religioni che nulla hanno a che vedere con le popolazioni autoctone....non si farà altro che portare alla rovina anche l'Europa mentre questa continua a depredare pro-quota i Paesi Africani e non solo...a me sembra che non vi sia alcuna volontà di risolvere il problema e il problema si risolve non con il colonialismo ma con il contenimento delle nascite in tutto il Pianeta,specie nei paesi super-popolosi e dove la stragrande maggioranza degli abitanti sta con le pezze al culo.
Il nostro non è un Pianeta dalle risorse infinite,finiremo con l'ammazzarci tutti,altro che 10 miliardi nel 2050. Se qui non si torna a 4 miliardi massimo, prima o poi finirà male e non ci sarà bisogno di alcuna bomba atomica perché l'inferno si mostri in tutto il suo spaventoso orrore sul pianeta Terra
 
Può darsi che L'Occidente imploderà, smettendo di sfruttare l'Africa, con la complicità dei capi di Stato corrotti, e le molte tribù potranno vivere e progredire senza alcuna interferenza statalista.
Anche perché se non gli rubassimo le loro risorse, non sarebbero così poveri.
Se non dovessero preoccuparsi di mettere insieme il pranzo con la cena (o forse solo il pranzo) potrebbero senz'altro evolversi e non necessariamente seguendo il nostro modello, che fra l'altro si sta rivelando alquanto fallimentare.
 

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Franco Marino
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