In questi giorni mi sono arrivate alcune curiose richieste: la prima è quella di scrivere un articolo politicamente corretto su Greta Thunberg - cioè dove io sostengo in maniera accorata il cambiamento climatico - e l'altra è di scrivere una specie di lettera a Giorgia Meloni, dal punto di vista di una persona che, delusa dal suo operato, ha affidato a me il compito di redigere un testo. In sostanza, dovrei fungere da ghost writer. Un compito tutt'altro che semplice perché si tratterebbe, nel merito, di scrivere cose che non penso. Se, viceversa, il tema fosse "parlaci della truffa del cambiamento climatico", l'articolo lo redigerei in appena dieci minuti come avviene per tutto ciò che promana dal mio pensiero e dalla spinta interiore di esporlo. E se io davvero mi fossi fatto illusioni sulla Meloni, l'articolo lo avrei scritto nei dieci minuti che impiego, di solito, per scrivere gli articoli che leggete.
In questo senso - è noto a chiunque mi legga - mentre presso molti elettori inizia a serpeggiare la delusione, non ho nutrito mai, senza essere pregiudizialmente ostile, un briciolo di fiducia in questo governo. Non è questione di pensare che Giorgia Meloni sia venduta o corrotta, ma che oggettivamente nessuno al suo posto potrebbe fare cose diverse da quelle che sta facendo. Quando prima delle elezioni facevo notare l'impossibilità di salvare questo paese seguendo vie istituzionali, non lo dicevo perché essere pessimisti fa chic. Ma perché oggettivamente nessuno può farlo, perlomeno palesandosi per come la pensa. Il dissenso, da quello più mainstream (il centrodestra) a quello più underground (camerati, Italia Sovrana, canali Telegram vari etc.) si è impantanato nel corto circuito di ritenere che siamo in un regime ma di pensare di poter uscirne con le buone. C'è senz'altro chi è genuinamente convinto di poter risolvere i problemi di questo mondo facendosi eleggere e non escludo nemmeno che la Meloni sia tra i genuinamente convinti. Il punto è che questa convinzione presuppone due errori di fondo: che a contrapporsi ad essa ci siano avversari leali e non nemici che hanno l'unico scopo di liquidare l'Italia, e che l'Italia sia un paese sovrano. Nessuna di queste due cose è vera. Può senza dubbio darsi - è l'opinione (che assomiglia più ad una speranza) di molti amici che seguono questo spazio - che Giorgia Meloni abbia delle carte in mano che non conosciamo. E in questo senso, non possiamo che aspettare lo sviluppo degli eventi, alimentando la speranza con degli illustri precedenti, tra cui quello di Putin ed Erdogan che, nati come atlantisti (Putin fu nominato dallo stesso sistema politico che devastò la Russia negli anni Novanta), oggi sono diventati sostanzialmente nemici dell'Occidente. Ma se fosse vero, proprio per questo è inutile che molti suoi elettori si scaglino contro la Meloni, rinfacciarle di far parte dell'Istituto Aspen oppure di sventolare gli screenshot di quando riteneva Putin il garante della cristianità in Europa. Oggi nessun leader politico di governo può permettersi posizioni indipendenti, perché non ha il pieno controllo della nave e, soprattutto, rapporti privilegiati con chi muove i mari, i quali possono affondarla in qualsiasi momento non comprando più i BTP o scatenando qualche rivoluzione colorata. O magari minacciando i leader politici di ammazzare qualche loro familiare.
La situazione è questa. Se la si vuole risolvere istituzionalmente, bisogna muoversi come la Meloni, cioè cercando quanto più possibile di acquisire potere - se ci riuscirà, se non scopriranno il suo gioco (se c'è) - e nel frattempo comportandosi con lo Zio Sam come se si fosse di fronte ad uno psicopatico terrorista che sta per mitragliare gli ostaggi ("Sìsì hai ragione tu, Putin cacca, merda, l'America è il Paradiso terrestre") in attesa che si compia la beata speranza che qualcuno venga a prenderlo con la camicia di forza. Se poi qualcuno crede che non ci sia più nessuna speranza, o si rassegna oppure - e non ho nulla in contrario - crea un movimento eversivo, purché sia consapevole del rischio di finire al 41-bis a fare compagnia a Cospito e a Matteo Messina Denaro.
In questo senso - è noto a chiunque mi legga - mentre presso molti elettori inizia a serpeggiare la delusione, non ho nutrito mai, senza essere pregiudizialmente ostile, un briciolo di fiducia in questo governo. Non è questione di pensare che Giorgia Meloni sia venduta o corrotta, ma che oggettivamente nessuno al suo posto potrebbe fare cose diverse da quelle che sta facendo. Quando prima delle elezioni facevo notare l'impossibilità di salvare questo paese seguendo vie istituzionali, non lo dicevo perché essere pessimisti fa chic. Ma perché oggettivamente nessuno può farlo, perlomeno palesandosi per come la pensa. Il dissenso, da quello più mainstream (il centrodestra) a quello più underground (camerati, Italia Sovrana, canali Telegram vari etc.) si è impantanato nel corto circuito di ritenere che siamo in un regime ma di pensare di poter uscirne con le buone. C'è senz'altro chi è genuinamente convinto di poter risolvere i problemi di questo mondo facendosi eleggere e non escludo nemmeno che la Meloni sia tra i genuinamente convinti. Il punto è che questa convinzione presuppone due errori di fondo: che a contrapporsi ad essa ci siano avversari leali e non nemici che hanno l'unico scopo di liquidare l'Italia, e che l'Italia sia un paese sovrano. Nessuna di queste due cose è vera. Può senza dubbio darsi - è l'opinione (che assomiglia più ad una speranza) di molti amici che seguono questo spazio - che Giorgia Meloni abbia delle carte in mano che non conosciamo. E in questo senso, non possiamo che aspettare lo sviluppo degli eventi, alimentando la speranza con degli illustri precedenti, tra cui quello di Putin ed Erdogan che, nati come atlantisti (Putin fu nominato dallo stesso sistema politico che devastò la Russia negli anni Novanta), oggi sono diventati sostanzialmente nemici dell'Occidente. Ma se fosse vero, proprio per questo è inutile che molti suoi elettori si scaglino contro la Meloni, rinfacciarle di far parte dell'Istituto Aspen oppure di sventolare gli screenshot di quando riteneva Putin il garante della cristianità in Europa. Oggi nessun leader politico di governo può permettersi posizioni indipendenti, perché non ha il pieno controllo della nave e, soprattutto, rapporti privilegiati con chi muove i mari, i quali possono affondarla in qualsiasi momento non comprando più i BTP o scatenando qualche rivoluzione colorata. O magari minacciando i leader politici di ammazzare qualche loro familiare.
La situazione è questa. Se la si vuole risolvere istituzionalmente, bisogna muoversi come la Meloni, cioè cercando quanto più possibile di acquisire potere - se ci riuscirà, se non scopriranno il suo gioco (se c'è) - e nel frattempo comportandosi con lo Zio Sam come se si fosse di fronte ad uno psicopatico terrorista che sta per mitragliare gli ostaggi ("Sìsì hai ragione tu, Putin cacca, merda, l'America è il Paradiso terrestre") in attesa che si compia la beata speranza che qualcuno venga a prenderlo con la camicia di forza. Se poi qualcuno crede che non ci sia più nessuna speranza, o si rassegna oppure - e non ho nulla in contrario - crea un movimento eversivo, purché sia consapevole del rischio di finire al 41-bis a fare compagnia a Cospito e a Matteo Messina Denaro.
O, più banalmente, di essere ammazzato.