Il mio professore di filosofia del liceo era un ex-prete, poi diventato militante del PCI. Una suora del paesello dove ho vissuto per molti anni, si tolse l'abito proprio perché resasi conto di non essere immune da certe tentazioni. Non sono percorsi che vanno giudicati con leggerezza perché spesso corrispondono ad autentici drammi personali. L'Ordine è un sacramento al pari del Matrimonio ed è inevitabile che così come la fine di un matrimonio porti conseguenze spesso definitive nella mente e nel corpo di chi compie questo percorso - non solo di chi lo subisce, anche di chi lo determina - nondimeno anche la rinuncia all'Ordine si riveli un evento traumatico e forse anche più doloroso di un divorzio. Perché non corrisponde soltanto alla rinuncia ad una persona con cui si è condiviso un percorso ma all'abbandono di un'intera chiave di lettura delle cose della vita. Se si è creduto profondamente in questi due percorsi, interromperli non è qualcosa che si fa a cuor leggero, mai. E tuttavia la decisione da parte di un sacerdote di abbandonare l'Ordine è perfettamente contemplata dal Diritto Canonico. Infatti il vero punto della decisione della ormai ex Suor Cristina non è quella di togliersi l'abito ma l'uso che i media che ne hanno pompato l'ascesa al proscenio mediatico hanno fatto della sua figura - a partire dalla sua apparizione sul proscenio fino ad arrivare agli ultimi sviluppi (pare che parteciperà all'Isola dei Famosi) - e dunque come cercare di spiegare a se stessi la sensazione diffusa che il tutto faccia parte di un copione già scritto in anticipo. Ma per cercare di spiegare la cosa senza apparire complottisti, bisogna fare un'operazione di tipo filologico, partendo da cosa sia la fede. E non è una definizione facile da dare perché dipende dal tipo di Fede al quale si vuole aderire.

In generale la fede si può definire come l'adesione ad un messaggio o un annuncio fondato su una realtà non immediatamente evidente, non sperimentata e dunque non conosciuta personalmente. Questa, al netto delle differenze tra una Fede e l'altra, è la definizione generale che possiamo darne. E non potendo certo qui metterci a fare un saggio sulle singole fedi, ci limiteremo alla fede cristiana che si fonda sulla promessa di una vita eterna della quale la vita terrena è propedeutica e per effetto della quale, se ritenuti idonei, si accederà all'Aldilà. Un percorso che non di rado può essere dolorosissimo e il cui scopo non è quello di far "stare bene" qui ed ora, ma di prepararsi per un qualcosa che non fa parte della vita terrena. La Chiesa è l'istituzione predisposta da Dio per diffondere il messaggio che induca le persone a percorrere quel cammino, al cui traguardo finale si arriva se si seguono determinate indicazioni che rappresentano la discriminante tra il buono e il cattivo cristiano. Per cui, il dovere della Chiesa non è quello di essere "buona" né tantomeno il credente segue un cammino la cui morale deve combaciare con altre morali correnti. Il suo scopo non è "essere buono" secondo morali estranee alla Chiesa ma obbedire semplicemente alle regole della propria Fede. Che possono persino apparire "cattivissime" ad un occhio estraneo.

Di conseguenza, una Chiesa è tanto più in grado di acquisire potere quanto più forte sia l'ignoranza delle persone circa la reale origine dei fenomeni empirici. L'incapacità - per ignoranza - di molti preti della provincia profonda di difendere l'unico vero, granitico e incrollabile argomento che giustifica razionalmente la Fede (l'origine della causa prima) e che fa sì che la fede di molti sia soltanto mero utilitarismo, certamente conferisce alla Chiesa il potere di condizionare persino la vita politica e dunque la possibilità di condannare a morte chiunque osi porre dei dubbi. Ma questo fin quando la Fede rimane qualcosa a cui ci si deve sottomettere altrimenti si rischiano grosse conseguenze. E tuttavia l'assenza di una connotazione spirituale non le permette di sopravvivere quando il Potere terreno tenta di distruggerla. Certamente, quando una scomunica può distruggere la carriera politica di un capo politico (come un sovrano) il potere politico della Chiesa è enorme. Ma quando nel Settecento accade che le classi dirigenti dell'epoca, per togliersi dai piedi questo ingombrante e invadente potere iniziano a finanziare a sbafo la scienza e la cultura in chiave antireligiosa - dando così luogo all'Illuminismo - la popolazione, che in precedenza composta raramente da persone imbevute di una reale spiritualità ma più diffusamente da persone che credevano in Dio per utilitarismo, si convince che non esista la trascendenza e che tutto si riduca ad un nesso di causa effetto, col risultato che, ovviamente, tutto quel potere politico viene meno. E a quel punto la Chiesa, non essendo più temuta - perché viene meno il timore di Dio - inizia un lungo declino che prosegue ancora oggi, fin quando un Papa, Giovanni XXIII, dà inizio ad una nuova fase definita come "modernismo" - e che proseguirà attraverso il lungo (e nefasto) papato di Giovanni Paolo II e che ha trovato il suo culmine in Papa Francesco - che fa pensare alla gente che il messaggio del dio cristiano si fondi su un sostanziale "volemose bene". Ecco dunque le messe in italiano e non più in latino, ecco dunque la perdita da parte delle funzioni religiose del proprio carattere sacro fino a divenire qualcosa di molto simile a certe adunate evangeliche, col prete che non di rado è un incrocio tra Don Matteo e Don Camillo, così come le suore si atteggiano a Suor Angela e Suor Cristina, in un percorso che vorrebbe vedere la Chiesa rinunciare completamente alla propria forza anche politica per assurgere ad ente benefico, ed ecco dunque teorizzare - attraverso divertenti ma pessime (dal punto di vista del messaggio in esse insite) commediole come Sister Act e simili - l'idea che sia la Chiesa a dover andare verso i fedeli e non i fedeli a dover andare verso la Chiesa.
Tutti questi sono meccanismi tipici di un'istituzione che non vuole rafforzare la credibilità del proprio messaggio ma compiacere tutti quelli che nell'ateismo hanno visto una sorta di "tana liberatutti" che permettesse loro di poter fare i propri comodi, illudendoli che il ritorno da Dio sia un percorso all'acqua di rose e non invece una ricerca lunga, ardua e dolorosa, oltre ad imperniarsi sul piano comunicativo sullo stesso populismo che caratterizza la comunicazione politica.

Personalmente, da non credente - ma "non credente esistenziale", che non ha visto nella perdita della fede un'autorizzazione per poter fare quel che voglio senza essere giudicato da niente e da nessuno - da una Chiesa di questo tipo, piaciona, subdola, populista, non sono mai stato attratto. La persona non credente ma che applica il proprio scetticismo finanche su altre forme di religione come l'ateismo pregiudiziale (che è a tutti gli effetti una Fede che ha sacerdoti molto più autoritari perché si fonda su un qualcosa di molto violento che è l'intangibilità dell'odierno "comune sentire") o lo scientismo, non si aspetta che la Chiesa snaturi se stessa ma che spieghi, cercando di essere credibile e convincente, il valore dei propri fondamenti. In sintesi, se io non credo nella verginità prematrimoniale - perché mi va di scopare senza dover assumermi l'obbligo di procreare - non mi aspetto che il prete mi dica "Ma sì, puoi scopare con chi vuoi prima del matrimonio" ma che mi spieghi il senso di reprimere i miei istinti in attesa della persona giusta. Invece la Chiesa, negli ultimi sessant'anni, ha finto - naturalmente poi conservando tutto il proprio autoritarismo e tutti i capisaldi della propria dottrina (come era giusto che fosse, altrimenti si sarebbe già estinta) - di blandire gli atei, illudendoli ed illudendosi che non sarebbe mai arrivato il momento dello scontro tra il loro egocentrismo, pettinato dai sistemi di poteri che hanno interesse a mantenere secolarizzato il mondo, e l'intangibilità della dottrina stessa. Non c'è quindi da stupirsi della parabola umana di Suor Cristina, in fin dei conti insignificante se fosse quella di una comune e anonima suora che ad un certo punto, vuoi perché si è innamorata di un uomo o lusingata dalla dolcezza della vita terrena (è successo tante volte e succederà ancora) vuoi per dubbi sulla propria fede, legittimamente decide di rinnegare il proprio sacramento. Essendo invece, ad un certo punto, divenuta una figura mediatica - ed essendo i media fortemente imbevuti dello stesso equivoco che caratterizza il modernismo - la ormai ex Suor Cristina, dalla fede evidentemente non così forte, a contatto col profano, mescolandosi col paganesimo, ha smarrito la propria natura spirituale mescolandosi alle leggi del mondo. Non è questione di delegittimare l'una e sacralizzare l'altra. E' che la visione materialistica e quella spirituale sono due rette parallele che non si incontreranno mai. Suor Cristina non ha compiuto un percorso di perdita della fede dovuta all'acquisizione di un sano scetticismo e agnosticismo, ma ha semplicemente così ceduto alle lusinghe del potere che amministra la vita terrena - e che per continuare indisturbato a promuovere l'intangibilità del proprio potere, demonizza ogni forma di trascendenza - dimostrando come la mescolanza tra le due cose si riveli fatale per chi ha abbracciato il cammino verso Dio senza possedere una forte componente spirituale.

Rimarrebbe poi da scrutare quanto ci sia di autentico e non, invece, di costruito, dietro tutta questa storia, quanto in essa vi sia l'effettivo dramma di una suora poi divenuta ex e non, viceversa, un disegno propagandistico da perseguire per cercare di dimostrare a masse sempre meno credenti una presunta debolezza del messaggio di Cristo - che invece, anche dal punto di vista di chi non crede, è più attuale che mai - e in generale il tentativo di uccidere qualsiasi trascendenza per trascinare la popolazione nel gorgo della materialità come unica dimensione dell'essere, nonché quanto la stessa Suor Cristina sia consapevole o meno di essere complice di questo meccanismo. Non è infatti la sua parabola umana in sé che va giudicata ma quale responsabilità abbia il potere mediatico che l'ha usata sin dal primo momento per gettare fango su chiunque creda che tutto non finisca con l'ultimo respiro e per consegnarlo alla dittatura del "qui ed ora" che caratterizza i tristi e oscuri tempi di oggi. Perché il vero guaio dell'ateismo è che raramente corrisponde ad una mancanza di fede sistematica su ogni forma di conoscenza. Spesso alla mancanza di fede in Dio si sostituiscono fedi ben più pericolose, ugualmente autoritarie e intolleranti. Anche perché qualsiasi potere ha necessità, per divenire assoluto, di assumere sembianze religiose. E, va da sé, di mandare al rogo chiunque non si sottometta.
Non vi ricorda nulla dei tempi odierni?

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Due considerazioni: 1)il sacerdozio è un sacramento che vincola per l'eternità quindi vincola decisamente molto più del matrimonio; 2) parecchi anni fa un mio caro amico, divenuto sacerdote nella Fraternità Sacerdotale S. Pio X (quella di mons. Lefebvre, per intenderci), e successivamente consacrato vescovo (subendo quindi anche la scomunica da parte della gerarchia cattolica romana), successivamente divenuto anche sedevacantista, quindi uno decisamente intransigente e molto consapevole della dottrina e dei dogmi e finanche della spiritualità, bè, proprio lui abbandono l'abito talare e si sposò. Se lo ha fatto lui, figuriamoci una suor Cristina qualsiasi.... Quindi, prima di esporre tesi filosofiche o sociologiche, bisogna pensare che a volte l'umano è semplicemente troppo umano.
 
E dai! Ha gustato il piacere del successo e del denaro e ha cambiato fede. Oltretutto fregando la madre badessa perché i proventi della sua attività artistica quand'era monaca li doveva condividere col convento, adesso intasca tutto lei. Secondo me diventerà un' influencer su tiktok e avrà successo nei consigli spirituali
 
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Hai fatto un capolavoro, ineccepibile come tutti gli articoli che scrivi! Leggerti equivale ad una crescita culturale...chapeau 👏👏👏
 

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Franco Marino
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