Essendo sempre dalla "parte sbagliata" sono stato per un ventennio un berlusconiano, in un'era in cui ad esserlo si rischiava di essere equiparati, nella migliore delle ipotesi, a dei "cretini ipnotizzati dalle reti Mediaset" e nella peggiore ai mafiosi. Oggi si sorride pensando a quegli anni - amaramente, pensando a quanto sia peggiorata la nostra vita dal 2011 ad oggi - ma questa era la temperie del tempo. Essere berlusconiani significava più o meno appartenere ad una consorteria e quando si incontrava un "carbonaro", occhieggiavamo come chiunque si scopra appartenente ad una loggia segreta. Più o meno quello che accade oggi quando si incontra per strada qualcuno che non si beve le scemenze sul virus o sulla guerra per procura che gli americani stanno facendo in Ucraina.
Risparmierò la cronaca di quegli anni, tutti sanno come stavano le cose. Si può però dire che Berlusconi, non da oggi, è ormai sceso dal piedistallo sul quale io e molti miei "compagni di viaggio" lo avevamo messo. Questo non significa che siano scesi i temi che ci hanno visti al suo fianco negli anni scorsi. Per esempio, la rivoluzione liberale, l'idea di un paese privo di "lacci e lacciuoli" e dove gli imprenditori invece di essere considerati come padroni vengono ritenuti il fulcro dell'economia, resta attualissima. Come attualissima è l'esigenza di diffidare di tutti i nemici del Cavaliere, da quelli della politica a quelli dell'impresa, passando per quella magistratura che è sempre stata il trojan con cui i servizi segreti stranieri condizionano la vita politica del paese.
E riguardo alla magistratura, devo confessare di avere nei confronti di questa istituzione un pregiudizio totale, al punto che se mettessero a confronto un magistrato e Matteo Messina Denaro, io tenderei a dare ragione a quest'ultimo. Non mi fido di nessun magistrato, non mi fido dei media che gli tengono bordone, non mi fido della figura del magistrato come oplita del bene, perennemente impegnato in un'eterna palingenesi morale. Dunque, col caso Ruby, tanto le sentenze di condanna quanto quelle di assoluzione nei confronti di Berlusconi non mi hanno fatto né caldo né freddo. La storia di un politico non si riduce alla sua fedina penale o alla sua moralità.
Sembrano banalità ma non nell'era dove il cretino medio si crea un mondo dove esistono il Bene e il Male, laddove il Bene ogni mattina si sveglia con l'idea di far felice il prossimo e il Male invece prima di uscire di casa si gratta la testa e si chiede "chi vogliamo fare infelice oggi?". La persona razionale e assennata sa che le dinamiche umane sono fatte di conflitti tra interessi contrapposti e che il Bene è tale nella misura in cui faccia felici molte più persone tra quelle che è chiamato a rappresentare di quante ne renda infelici.
Del caso Ruby dunque non vale la pena parlare, perché, almeno per quanto mi riguarda, la questione non è mai stata se, dalle parti di Arcore, accadessero cose strane. Ho sufficienti cognizioni storiche per sapere che non di rado i potenti diventano tali per effetto di qualità che talvolta, per poter sopravvivere senza impazzire, rendono loro necessarie certe follie. Senza aver mai consultato le carte processuali, senza essermi mai occupato di quanto fosse credibile che Berlusconi davvero pensasse che Ruby fosse la nipote di Mubarak, senza essermi mai posto il dubbio di quanto fosse razionale credere a questa come a tante altre balle raccontate dal Cavaliere, la questione per me non è mai stata se Berlusconi abbia mai commesso certe nefandezze ma: è giusto lasciare che organi non espressione della volontà popolare processino organi che, invece, lo sono? Quanto conviene ad un Paese che voglia essere davvero sovrano avere un tipo di magistratura come questa? Oltre il chiacchiericcio, il tema per me è sempre e solo stato questo.
L'Italia è l'unico paese al mondo che ha una magistratura che non risponde al potere esecutivo o a quello legislativo e che di fatto si autogoverna. Inoltre ha tutta una serie di cose che conferiscono ad un magistrato un potere pressoché assoluto, totalmente irresponsabile e di cui, come è inevitabile che sia, abusa. La famosa "titolarità delle indagini" che nella stragrande maggioranza degli altri paesi spetta alle forze di Polizia, in Italia spetta alla magistratura che ha l'obbligatorietà dell'azione penale - e dunque di aprire un'inchiesta anche senza querela delle parti, quindi anche per semplice capriccio personale - e soprattutto coordina l'inchiesta, senza poter minimamente essere fermato dalle forze politiche. Anomalie del tutto italiane che non sono presenti in nessun paese del mondo.
Negli Stati Uniti, per esempio, la Polizia apre un'inchiesta, si occupa di raccogliere le prove e poi le consegna al magistrato - che da quelle parti è un avvocato - che solo sulla base di quelle prove può istruire il processo, senza minimamente essere coinvolto nella fase precedente. In Italia la cosa si capovolge totalmente, col risultato che quando un magistrato, magari corrotto o ricattato da un paese straniero, decide di colpire questo o quell'asset politico e finanziario del paese, non può essere fermato dalla politica come avverrebbe in qualsiasi altro paese. Se non ci fosse stata questa anomalia, non solo non si sarebbe avuto il processo Ruby ma noi non sapremmo nemmeno dell'esistenza di questa ragazza, che per quanto ne sappiamo noi potrebbe tranquillamente essere una delle tante prostitute a libro paga dei servizi segreti.
Non c'è nulla di male ad essere unici e anomali, se questo porta dei vantaggi e dei benefici. Ma nel paese dove da trent'anni si mette sotto scacco qualsiasi politico che voglia riformare questo paese, col risultato di paralizzarlo, che vantaggio c'è nell'aver buttato fango prima su Craxi e poi su Berlusconi? Ci era stato raccontato che fatti fuori il Cinghialone e il Caimano, la vita degli italiani sarebbe migliorata e saremmo piombati nel paradiso dell'onestà. Mi sembrerebbe superfluo irridere i cretini che ci hanno creduto anche perché, come poi si è visto, la deriva onestista dei grillini si è tradotta in una cooptazione all'interno del sistema, e soprattutto perché come penso tutti siano d'accordo, dal 1992 la vita di questo paese è soltanto peggiorata. Mani Pulite e il caso Ruby ci avrebbero dovuto dare un paese migliore e invece questo paese, da trent'anni, è soltanto peggiorato. Siamo più tassati che mai, più poveri, meno protetti nel grande oceano della politica internazionale, e tutto questo nonostante ridicole (e incostituzionali) leggi che conferiscono alla magistratura, cioè ad un organo che non viene chiamato a consuntivare il proprio operato, un potere pressoché assoluto.
Questo è il vero e unico punto che mi interessa. Quanto poi al fatto se Berlusconi sia un sant'uomo oppure no, non mi è mai interessato. Solo i cretini trattano le questioni della politica col metro dell'onestà e della moralità. E se un giorno finalmente ci verrà data la possibilità di rifare la Costituzione di questo paese, la prima cosa che si dovrà inserire è che la magistratura deve essere sottoposta alla politica, come avviene in tutti i paesi sovrani.
La gente deve mettersi quanto prima nelle "chiocche" che i magistrati non sono eroi, sono semplici funzionari che devono limitarsi ad applicare la legge, fosse anche la più ingiusta. L'unico contropotere nelle democrazie deve essere il popolo. Nessun altro. E questo lo avrei detto anche se al governo ci fosse stato Prodi. O Letta. O persino Conte.
Risparmierò la cronaca di quegli anni, tutti sanno come stavano le cose. Si può però dire che Berlusconi, non da oggi, è ormai sceso dal piedistallo sul quale io e molti miei "compagni di viaggio" lo avevamo messo. Questo non significa che siano scesi i temi che ci hanno visti al suo fianco negli anni scorsi. Per esempio, la rivoluzione liberale, l'idea di un paese privo di "lacci e lacciuoli" e dove gli imprenditori invece di essere considerati come padroni vengono ritenuti il fulcro dell'economia, resta attualissima. Come attualissima è l'esigenza di diffidare di tutti i nemici del Cavaliere, da quelli della politica a quelli dell'impresa, passando per quella magistratura che è sempre stata il trojan con cui i servizi segreti stranieri condizionano la vita politica del paese.
E riguardo alla magistratura, devo confessare di avere nei confronti di questa istituzione un pregiudizio totale, al punto che se mettessero a confronto un magistrato e Matteo Messina Denaro, io tenderei a dare ragione a quest'ultimo. Non mi fido di nessun magistrato, non mi fido dei media che gli tengono bordone, non mi fido della figura del magistrato come oplita del bene, perennemente impegnato in un'eterna palingenesi morale. Dunque, col caso Ruby, tanto le sentenze di condanna quanto quelle di assoluzione nei confronti di Berlusconi non mi hanno fatto né caldo né freddo. La storia di un politico non si riduce alla sua fedina penale o alla sua moralità.
Sembrano banalità ma non nell'era dove il cretino medio si crea un mondo dove esistono il Bene e il Male, laddove il Bene ogni mattina si sveglia con l'idea di far felice il prossimo e il Male invece prima di uscire di casa si gratta la testa e si chiede "chi vogliamo fare infelice oggi?". La persona razionale e assennata sa che le dinamiche umane sono fatte di conflitti tra interessi contrapposti e che il Bene è tale nella misura in cui faccia felici molte più persone tra quelle che è chiamato a rappresentare di quante ne renda infelici.
Del caso Ruby dunque non vale la pena parlare, perché, almeno per quanto mi riguarda, la questione non è mai stata se, dalle parti di Arcore, accadessero cose strane. Ho sufficienti cognizioni storiche per sapere che non di rado i potenti diventano tali per effetto di qualità che talvolta, per poter sopravvivere senza impazzire, rendono loro necessarie certe follie. Senza aver mai consultato le carte processuali, senza essermi mai occupato di quanto fosse credibile che Berlusconi davvero pensasse che Ruby fosse la nipote di Mubarak, senza essermi mai posto il dubbio di quanto fosse razionale credere a questa come a tante altre balle raccontate dal Cavaliere, la questione per me non è mai stata se Berlusconi abbia mai commesso certe nefandezze ma: è giusto lasciare che organi non espressione della volontà popolare processino organi che, invece, lo sono? Quanto conviene ad un Paese che voglia essere davvero sovrano avere un tipo di magistratura come questa? Oltre il chiacchiericcio, il tema per me è sempre e solo stato questo.
L'Italia è l'unico paese al mondo che ha una magistratura che non risponde al potere esecutivo o a quello legislativo e che di fatto si autogoverna. Inoltre ha tutta una serie di cose che conferiscono ad un magistrato un potere pressoché assoluto, totalmente irresponsabile e di cui, come è inevitabile che sia, abusa. La famosa "titolarità delle indagini" che nella stragrande maggioranza degli altri paesi spetta alle forze di Polizia, in Italia spetta alla magistratura che ha l'obbligatorietà dell'azione penale - e dunque di aprire un'inchiesta anche senza querela delle parti, quindi anche per semplice capriccio personale - e soprattutto coordina l'inchiesta, senza poter minimamente essere fermato dalle forze politiche. Anomalie del tutto italiane che non sono presenti in nessun paese del mondo.
Negli Stati Uniti, per esempio, la Polizia apre un'inchiesta, si occupa di raccogliere le prove e poi le consegna al magistrato - che da quelle parti è un avvocato - che solo sulla base di quelle prove può istruire il processo, senza minimamente essere coinvolto nella fase precedente. In Italia la cosa si capovolge totalmente, col risultato che quando un magistrato, magari corrotto o ricattato da un paese straniero, decide di colpire questo o quell'asset politico e finanziario del paese, non può essere fermato dalla politica come avverrebbe in qualsiasi altro paese. Se non ci fosse stata questa anomalia, non solo non si sarebbe avuto il processo Ruby ma noi non sapremmo nemmeno dell'esistenza di questa ragazza, che per quanto ne sappiamo noi potrebbe tranquillamente essere una delle tante prostitute a libro paga dei servizi segreti.
Non c'è nulla di male ad essere unici e anomali, se questo porta dei vantaggi e dei benefici. Ma nel paese dove da trent'anni si mette sotto scacco qualsiasi politico che voglia riformare questo paese, col risultato di paralizzarlo, che vantaggio c'è nell'aver buttato fango prima su Craxi e poi su Berlusconi? Ci era stato raccontato che fatti fuori il Cinghialone e il Caimano, la vita degli italiani sarebbe migliorata e saremmo piombati nel paradiso dell'onestà. Mi sembrerebbe superfluo irridere i cretini che ci hanno creduto anche perché, come poi si è visto, la deriva onestista dei grillini si è tradotta in una cooptazione all'interno del sistema, e soprattutto perché come penso tutti siano d'accordo, dal 1992 la vita di questo paese è soltanto peggiorata. Mani Pulite e il caso Ruby ci avrebbero dovuto dare un paese migliore e invece questo paese, da trent'anni, è soltanto peggiorato. Siamo più tassati che mai, più poveri, meno protetti nel grande oceano della politica internazionale, e tutto questo nonostante ridicole (e incostituzionali) leggi che conferiscono alla magistratura, cioè ad un organo che non viene chiamato a consuntivare il proprio operato, un potere pressoché assoluto.
Questo è il vero e unico punto che mi interessa. Quanto poi al fatto se Berlusconi sia un sant'uomo oppure no, non mi è mai interessato. Solo i cretini trattano le questioni della politica col metro dell'onestà e della moralità. E se un giorno finalmente ci verrà data la possibilità di rifare la Costituzione di questo paese, la prima cosa che si dovrà inserire è che la magistratura deve essere sottoposta alla politica, come avviene in tutti i paesi sovrani.
La gente deve mettersi quanto prima nelle "chiocche" che i magistrati non sono eroi, sono semplici funzionari che devono limitarsi ad applicare la legge, fosse anche la più ingiusta. L'unico contropotere nelle democrazie deve essere il popolo. Nessun altro. E questo lo avrei detto anche se al governo ci fosse stato Prodi. O Letta. O persino Conte.
Berlusconi probabilmente non avrebbe salvato questo paese, magari lo avrebbe anche fatto fallire, ma dovevano essere gli italiani a toglierlo da lì, non la magistratura e men che meno i tanti sgherri mediatici al suo servizio.