Forse per la prima volta nella storia, non ho seguito per niente Sanremo. Io che di questa rassegna non ne perdevo una, che so a memoria non solo chi ha vinto Sanremo e in che anno, ma anche le posizioni di alcuni cantanti in alcune determinate edizioni, ebbene quest'anno non ho ascoltato una canzone che fosse una. Le ragioni sono molteplici, principalmente legate al clima di insopportabile propaganda che lo contraddistingue e che vede sfilare, benedetto dal Presidente della Repubblica - una sorta di Papa laico - tutto il caravan serraglio dell'armata progressistoide, dalla filiforme e rachitica Chiara Ferragni, spot vivente dell'antifemminilità, fino alla Egonu che se davvero sapesse cosa sia il razzismo, si guarderebbe bene dall'etichettare l'Italia come paese razzista - andasse negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna. E poi si ride. Basterebbe girarsi attorno per scoprire che mai, nella storia dell’umanità, alcune specifiche categorie protette, tutte guarda caso mirate a colpire l’uomo bianco etero, hanno goduto non solo del sacrosanto diritto di veder rispettata la propria identità – cosa che non mi sognerei mai di discutere – ma finanche di vedersi concessi privilegi, protezioni e in generale la tutela materna di un sistema che ormai è platealmente impegnato a costruire l’uomo nuovo che piace alle multinazionali: polirazziale, policulturale, polisessuale, polivaccinato.
Sport, arte, letteratura. E’ tutto dominato da propaganda gay, immigrazionista, multiculturalista, femminista. Si premiano – non per le loro capacità ma per ciò che rappresentano – gay, neri residenti in Europa, femministe misandriche. Siamo dominati dal totalitarismo neutralista che fingendo di celebrare le differenze, in realtà vuole distruggerle.

Personalmente, in quanto sovranista, secondo la pubblicistica, dovrei essere razzista e omofobo. E invece quando capita che un atleta come Jacobs vince la sua gara in una distanza nella quale noi la finale in cento anni non l’avevamo mai vista manco col binocolo, sono stato contento, fregandomene che fosse mulatto. Analogamente quando Balotelli purgò i crucchi con una doppietta agli Europei del 2012, diedi da Napoli un urlo che secondo me si sentì pure in Germania. Per me chi veste con orgoglio i colori italiani, è italiano a tutti gli effetti. E dunque non ho bisogno che una sinistra ipocrita e bacchettona venga a farmi propaganda sull’importanza della multirazzialità. Perchè solo per un idiota, un nero con i colori azzurri e la bandiera italiana, è una notiziona da sbandierare. Io che Jacobs sia nero, mulatto, bianco, pallido, manco me n’ero accorto. E, a dirla tutta, manco mi frega. Come non mi fregava nulla che Freddie Mercury e David Bowie fossero tutti sessualmente alquanto ambigui.

La realtà è che se in questo paese torneranno l’omofobia e il razzismo, la colpa sarà soltanto di una sinistra che, fingendo di combatterle, non ha fatto altro che esacerbare gli animi di persone impegnate in ben altri problemi che non siano vittorie già vinte e che toccano esigue minoranze.
Questo delirio generale è un’infezione, un cancro che sta divorando tutto ciò che incontra. Va fermato prima che distrugga la nostra cultura e la nostra umanità, prima che legittimi il ritorno di chi, sfruttando il malcontento popolare, cercherà di accreditarsi come protettore del popolo contro la dittatura arcobaleno, sostituendola con qualche dittatura rossobruna.
Personalmente, sono preoccupato e stomacato.

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Non confondiamo cittadinanza con nazionalità,son cose diverse. L'atleta africana con documenti italiani NON è italiana e mi sembra anche giusto conservi il diritto alla sua identità e alle sue origini. Sì può dire che è africana con cittadinanza italiana ma non lo è di nazionalità. Stesso vale per un francese con cittadinanza italiana o per quegli atleti dello sci che per poter gareggiare con l'Italia hanno ricevuto la cittadinanza ma in realtà sono austriaci. Una cosa è AVERE documenti di una nazione,altra cosa è ESSERE appartenenti a quella nazione.
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Franco Marino
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