Su certe cose mi hanno sempre ritenuto un cinico - io per la verità preferisco definirmi "realista" - eppure ce ne sono altre in cui non lo sono per niente. Per esempio, quando mi confronto con qualcuno, parto sempre dal presupposto che sia intellettualmente onesto, rispettoso delle mie opinioni, quand'anche non combacianti, e che la discussione si concluda con una stretta di mano e con la consapevolezza che il mondo sia bello perché vario. Invece, spesso, non è così. Molte discussioni finiscono, direbbero a Palermo, a schifio, con interlocutori che casomai prima si guardavano con rispetto e amicizia e invece arrivano a disprezzarsi quando non ad odiarsi. Ecco una cosa che non sono mai riuscito ad accettare e su cui a me sembra - altro che cinico - di conservare una certa purezza di fondo.
Il fenomeno ha ovviamente molteplici spiegazioni. La prima, terra terra, è che molte persone debbano difendere interessi personali. Non ci si può certo aspettare tolleranza da parte di un proprietario di case nei confronti di chi vorrebbe abolire la proprietà privata né ovviamente attenzione da parte di uno che deve disperare per mettere insieme i soldi dell'affitto per le lamentazioni di un proprietario. In quel caso lo scontro frontale è inevitabile. Per non parlare del fatto che spesso certi ideali appartengono ad un retaggio culturale ed educazionale al quale nessuno rinuncerebbe molto volentieri. Poi c'è anche il caso di quelle persone che vengono pagate proprio per difendere determinati temi. Quel che ho imparato è che con queste persone non ha alcun senso discutere perché non portano nel dibattito la bellezza del confronto delle idee, ma di interessi materiali o spirituali da difendere.
Qualche giorno fa, un contatto del PD - persona però con la quale ho un'amicizia ormai di tanti anni, anche grazie alla sua tolleranza e proprio a quell'amore per il dialogo che mi caratterizza - mi ha chiesto perché questo partito non riesce più a conquistare consensi, a convincere gli elettori. E mano mano che elaboravo le mie idee, mi rendevo conto proprio dell'errore derivante da quella purezza che penso di aver conservato: ossia che al PD interessi convincere qualcuno. Questo errore lo commetto tutte le volte che vedo Burioni svillaneggiare chiunque non la pensi come lui, tutte le volte che leggo un pezzo su Putin da parte dei miei ex-compagni di viaggio del Detonatore, tutte le volte che, in generale, vedo qualcuno comunicare in maniera divisiva, fatta apposta per dissuadere.
Essere divisivi, si dice, è un pregio. Ma è una fandonia bella e buona. Sicuramente è lecito avere una propria opinione netta sulle cose. Ma conta anche saperla porgere. Se si offende chi dovremmo convincere, dandogli del cretino, non otterremo che questi si intimidisca ma esattamente l'opposto, ossia che radicalizzi le proprie opinioni, oltre al rischio che gli indecisi, quelli che non sarebbero propriamente contro di noi, siano infastiditi dal nostro atteggiamento e decidano di abbandonarci.
Un aneddoto personale, se posso. Essendo nato nel 1981, sono cresciuto in piena emergenza AIDS, un'epoca in cui prendere quella malattia significava morire nel 100% dei casi, a differenza di oggi che, tutto sommato, si riesce a gestirla e non si muore più come prima. Io ero letteralmente terrorizzato. E non perché avessi uno stile di vita tale da autorizzare qualche timore, ma perché per come la propagandavano quella malattia, si aveva la sensazione che ci fosse attorno, quasi che bastasse toccare un sieropositivo per essere infettati. Divenuto poi grandicello, a tutte le mie partner chiedevo il test HIV nella paura folle che qualcuna di loro, anche senza aver fatto nulla, avesse potuto contrarre la malattia, esponendomi al rischio di essere mandato a quel paese. Tutto questo per dire che se fosse finalmente comparso il vaccino, sarei corso a farlo. E chiunque fosse stato "novax" sarebbe stato da me guardato come un pazzo e criminale. Nota a margine, anche l'AIDS aveva i suoi negazionisti ed erano tutti a sinistra. E l'Unità teneva a battesimo tutti coloro che esprimevano dubbi sulle case farmaceutiche. Incredibile vero? E invece andava proprio così. In generale, la mia fiducia nella scienza e nei vaccini era totale.
Fino a quando non è arrivato Burioni il quale, sin da subito, si è caratterizzato per una comunicazione aggressiva, insolente, altezzosa, da Marchese del Grillo. E io a chiedermi ingenuamente perché questo professore non si rendesse minimamente conto che in questo modo otteneva il risultato opposto, facendo venire dubbi persino a chi, come me, era teoricamente d'accordo con lui.
Perché dico "chiedermi ingenuamente"? Perché non mi rendevo conto che lo scopo di Burioni non è quello di convincere ma di crearsi una fanbase da coccolare a suon di insulti. Il ragionamento che ha fatto quel medico deve essere stato questo: se mi metto a divulgare le opinioni rispettando il mio interlocutore non avrò lo stesso successo che posso avere insultandolo e pettinando così il narcisismo di poveri cristi non meno ignoranti del novax, che però sono ben disposti - in cambio dell'illusione che credere alle mie idee significhi accedere all'Olimpo dei saggi - a seguirmi come se fossi un Dio. Ed è più o meno lo stesso meccanismo che alimenta il Partito Democratico che alle ultime elezioni politiche ha condotto una campagna elettorale totalmente insensata, basata non sulla volontà di convincere gli avversari ma di radicalizzare i propri elettori, frattanto assurti a tifosi. E quanto ai miei ex-compagni di viaggio, dando per scontato che non siano spie o agenti segreti al servizio di chissà chi (quindi smettetela di chiedermi in privato se Tizio sia un agente del Mossad e Caio della CIA) la questione non è su chi abbia ragione nella querelle tra Russia e Ucraina perché per me il punto non è mai stato questo, anche perché, mano mano che La Grande Italia crescerà, avrà nelle proprie fila anche atlantisti e filoucraini, purché si riconoscano nei valori del patriottismo italiano e del sovranismo. Si possono avere le idee anche più radicali, ma se si esprimono in maniera sprezzante e offensiva, si ottiene solo il risultato di trasformarsi in capi ultrà, quando la divulgazione serve proprio all'opposto: a convincere chi sta dall'altra parte.
Il fenomeno ha ovviamente molteplici spiegazioni. La prima, terra terra, è che molte persone debbano difendere interessi personali. Non ci si può certo aspettare tolleranza da parte di un proprietario di case nei confronti di chi vorrebbe abolire la proprietà privata né ovviamente attenzione da parte di uno che deve disperare per mettere insieme i soldi dell'affitto per le lamentazioni di un proprietario. In quel caso lo scontro frontale è inevitabile. Per non parlare del fatto che spesso certi ideali appartengono ad un retaggio culturale ed educazionale al quale nessuno rinuncerebbe molto volentieri. Poi c'è anche il caso di quelle persone che vengono pagate proprio per difendere determinati temi. Quel che ho imparato è che con queste persone non ha alcun senso discutere perché non portano nel dibattito la bellezza del confronto delle idee, ma di interessi materiali o spirituali da difendere.
Qualche giorno fa, un contatto del PD - persona però con la quale ho un'amicizia ormai di tanti anni, anche grazie alla sua tolleranza e proprio a quell'amore per il dialogo che mi caratterizza - mi ha chiesto perché questo partito non riesce più a conquistare consensi, a convincere gli elettori. E mano mano che elaboravo le mie idee, mi rendevo conto proprio dell'errore derivante da quella purezza che penso di aver conservato: ossia che al PD interessi convincere qualcuno. Questo errore lo commetto tutte le volte che vedo Burioni svillaneggiare chiunque non la pensi come lui, tutte le volte che leggo un pezzo su Putin da parte dei miei ex-compagni di viaggio del Detonatore, tutte le volte che, in generale, vedo qualcuno comunicare in maniera divisiva, fatta apposta per dissuadere.
Essere divisivi, si dice, è un pregio. Ma è una fandonia bella e buona. Sicuramente è lecito avere una propria opinione netta sulle cose. Ma conta anche saperla porgere. Se si offende chi dovremmo convincere, dandogli del cretino, non otterremo che questi si intimidisca ma esattamente l'opposto, ossia che radicalizzi le proprie opinioni, oltre al rischio che gli indecisi, quelli che non sarebbero propriamente contro di noi, siano infastiditi dal nostro atteggiamento e decidano di abbandonarci.
Un aneddoto personale, se posso. Essendo nato nel 1981, sono cresciuto in piena emergenza AIDS, un'epoca in cui prendere quella malattia significava morire nel 100% dei casi, a differenza di oggi che, tutto sommato, si riesce a gestirla e non si muore più come prima. Io ero letteralmente terrorizzato. E non perché avessi uno stile di vita tale da autorizzare qualche timore, ma perché per come la propagandavano quella malattia, si aveva la sensazione che ci fosse attorno, quasi che bastasse toccare un sieropositivo per essere infettati. Divenuto poi grandicello, a tutte le mie partner chiedevo il test HIV nella paura folle che qualcuna di loro, anche senza aver fatto nulla, avesse potuto contrarre la malattia, esponendomi al rischio di essere mandato a quel paese. Tutto questo per dire che se fosse finalmente comparso il vaccino, sarei corso a farlo. E chiunque fosse stato "novax" sarebbe stato da me guardato come un pazzo e criminale. Nota a margine, anche l'AIDS aveva i suoi negazionisti ed erano tutti a sinistra. E l'Unità teneva a battesimo tutti coloro che esprimevano dubbi sulle case farmaceutiche. Incredibile vero? E invece andava proprio così. In generale, la mia fiducia nella scienza e nei vaccini era totale.
Fino a quando non è arrivato Burioni il quale, sin da subito, si è caratterizzato per una comunicazione aggressiva, insolente, altezzosa, da Marchese del Grillo. E io a chiedermi ingenuamente perché questo professore non si rendesse minimamente conto che in questo modo otteneva il risultato opposto, facendo venire dubbi persino a chi, come me, era teoricamente d'accordo con lui.
Perché dico "chiedermi ingenuamente"? Perché non mi rendevo conto che lo scopo di Burioni non è quello di convincere ma di crearsi una fanbase da coccolare a suon di insulti. Il ragionamento che ha fatto quel medico deve essere stato questo: se mi metto a divulgare le opinioni rispettando il mio interlocutore non avrò lo stesso successo che posso avere insultandolo e pettinando così il narcisismo di poveri cristi non meno ignoranti del novax, che però sono ben disposti - in cambio dell'illusione che credere alle mie idee significhi accedere all'Olimpo dei saggi - a seguirmi come se fossi un Dio. Ed è più o meno lo stesso meccanismo che alimenta il Partito Democratico che alle ultime elezioni politiche ha condotto una campagna elettorale totalmente insensata, basata non sulla volontà di convincere gli avversari ma di radicalizzare i propri elettori, frattanto assurti a tifosi. E quanto ai miei ex-compagni di viaggio, dando per scontato che non siano spie o agenti segreti al servizio di chissà chi (quindi smettetela di chiedermi in privato se Tizio sia un agente del Mossad e Caio della CIA) la questione non è su chi abbia ragione nella querelle tra Russia e Ucraina perché per me il punto non è mai stato questo, anche perché, mano mano che La Grande Italia crescerà, avrà nelle proprie fila anche atlantisti e filoucraini, purché si riconoscano nei valori del patriottismo italiano e del sovranismo. Si possono avere le idee anche più radicali, ma se si esprimono in maniera sprezzante e offensiva, si ottiene solo il risultato di trasformarsi in capi ultrà, quando la divulgazione serve proprio all'opposto: a convincere chi sta dall'altra parte.
Questo spazio ha l'ambizione di voler rappresentare una discontinuità rispetto al divisionismo odierno, un posto dove ognuno ha le sue idee ma, se il lettore non è d'accordo, non per questo lo riteniamo un cretino. Così dovrebbe funzionare tra persone ragionevoli. Così non funziona più in un paese dominato dalle tifoserie, di ogni tipologia.