Sul lavoro sono estremamente venale e non regalo nulla. O quando regalo qualcosa, vuol dire che è la persona a cui faccio il regalo che è il prodotto. Magari le faccio un favore immaginando che mi possa in qualche modo essere, un giorno, restituito sotto qualche forma. Viceversa niente. Detta così, sembra una manifestazione di cattivismo, un discorso che potreste sentir pronunciare da Briatore. E invece devo spiegare.
Non sempre sono stato così. Se potevo offrire a qualcuno il mio aiuto in qualcosa, non mi facevo il problema di aiutarlo. Capitò che un giorno un amico mi chiese di ospitargli un sito dedicato ad una squadra di calcio sudamericana. Tutto gratis. Tanto faceva poco traffico e certamente non era quel tipo di sito a mandarmi in sovraccarico il server. Sapete come andò a finire? Che tutte le volte che c'era qualcosa che non andava, questa persona non si rivolgeva con toni educati nei miei confronti ma anzi era spesso scortese, arrogante e aggressivo, come se il servizio me l'avesse pagato.
La cosa probabilmente meraviglierà molti ma è una cosa in realtà normalissima. In psicologia la chiamano "sindrome rancorosa del beneficato". Sicuramente sarà una teoria fondata ma, nell'attesa di approfondirla, credo che la realtà sia un'altra, meno accademica e molto più banale. Chi riceve un beneficio gratis, tende a darlo per scontato e a sedersi sugli allori, pensando che diventi naturale e gli sia dovuto. Dimenticando che, anche se non lo paga, non per questo chi produce quel servizio non impiega una parte, anche minima, delle sue risorse per garantirlo. Così quella persona a cui feci il favore, era stato abituato a dare per scontata una cosa che non lo era affatto. Tanto per cominciare, io gli stavo regalando una parte della connettività e dei miei spazi informatici. E poi gli stavo dando la professionalità nella gestione dello spazio. Tutte cose che dava per scontate, proprio perché non pagava nulla. Appresa finalmente la lezione, quando capita che le persone mi chiedono un favore, nel 99% dei casi dico no. A quell'1%, appositamente scelto, spiego con molta brutalità che proprio in virtù del favore, non mi devono rompere le scatole se c'è qualche problema.
E' pensando a questa mia esperienza che leggo il caso, ben più serio, assai più grave, della mamma che si è vista morire il neonato, abbandonata a se stessa dall'ostetrica, ma che non è altro che l'estremizzazione di una prassi, ossia la totale mancanza di empatia di chi non risponde direttamente di quel che fa, purtroppo molto frequente nei servizi pubblici, come la sanità, la scuola, l'amministrazione, dove la convinzione di molti è che non si stia producendo qualcosa ma si usufruisca di cose che si danno per scontate. In virtù di questo meccanismo, chi quel servizio lo produce è come se non percepisse di essere pagato per produrlo. Certamente bisogna capire perché l'ostetrica si sia comportata in quel modo e diffidare di quanto raccontato, evadendo dagli isterismi mediatici, sempre sospetti. Ma se il tema della "violenza ostetrica" non è nuovo, vuol dire che siamo di fronte ad una prassi consolidata, che si associa alle tanti prassi consolidate ove si veda prepotenza da parte di un operatore. E proverò a spiegare il mio punto di vista.

Nel settore pubblico viene meno l'automatismo del dare/avere e questo non è privo di conseguenze. Perché venendo meno questa logica, è praticamente impossibile misurare la qualità di un servizio o di una struttura dove viene offerto. Il cittadino attraverso le tasse paga il diritto ad avere un generico servizio, ma non la specifica transazione e il dipendente statale (sia esso poliziotto, medico, docente) attraverso le tasse riceve il pagamento per quel generico servizio ma non per quella specifica transazione che, viceversa, comunque finisca, comunque il cittadino deve pagare e il dipendente statale deve essere pagato. Il risultato è che il cittadino non può, scegliendo un altro ospedale o un'altra scuola, decretare la scarsa qualità di quel servizio, e quell'ospedale o quella scuola, vedendo venire meno un cliente, non può decretare la scarsa qualità di quel medico o di quel docente. Questo fa sì che i dipendenti statali, a tutti i livelli, si sentano intoccabili ed inizino a fare cose talmente assurde nella loro nocività e talvolta criminosità, da non rendersene minimamente conto. Ho avuto praticamente a che fare quasi sempre con il settore pubblico e ho visto cose allucinanti, commesse come se fosse prassi, senza che gli autori neanche lontanamente si rendessero conto di commettere reati, proprio perché sono talmente sistematiche da smarrire il senso della natura delinquenziale.

E' in questo clima di impunità che matura il caso dell'ostetrica. Che probabilmente è solo la punta di un iceberg di qualcosa di sistematico negli ospedali dove, senza arrivare a sopraffazioni così gravi - che probabilmente vengono strombazzate per arrivare a giustificare ulteriori tagli alla sanità - si accorge di come le strutture siano sporche e pericolanti, l'alimentazione sia di pessima qualità e scarsa, i letti siano fatiscenti e sporchi, il personale medico e infermieristico sia spesso scortese, aggressivo, privo di empatia, senza considerare di avere a che fare con persone provate sul piano psicologico. E così il paziente non va ad usufruire di un servizio che paga attraverso le tasse, ma di un favore calato dall'alto. Medici, infermieri, docenti, in questo modo non rispondono concretamente del loro operato col rischio che molti di loro, sentendosi onnipotenti, commettano veri e propri abusi. Che ci sono sempre stati e ci saranno sempre fin quando lo stato sarà questa roba qui.
Ci sarà sempre bisogno di uno stato fin quando l'uomo si considererà un animale sociale, ma lo statalismo va oltre: considerando i cittadini come sudditi da rieducare, riterrà - e lo abbiamo visto con la pandemia - i loro diritti come concessioni dall'alto e i doveri dello stato come favori. Ai quali a volte si può pure derogare. Intendiamoci, non è nulla di cui il cittadino non sia complice, sottomettendosi ogni giorno all'autorità dello stato, invece di considerarlo un Male necessario. Ma il problema è che quando si affidano troppi compiti allo Stato, inevitabilmente ne abusa. Come in questo caso.
L'ostetrica è solo il sintomo. La malattia è lo statalismo.

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Ospedale San Bortolo - Vicenza ....per il momento meglio di una SPA...per il momento, e di reparti ultimamente ne ho frequentati anche per visite ad amici.
 
La cancrena è lo statalismo ? In parte, ma che dire del liberismo ? Sono vent'anni che vengono sottratti fondi alla sanità, favorendo così il settore privato, presso il quale vanno a guadagnare i medici già retribuiti dallo Stato, questo non credo possa essere ascritto allo "statalismo". I numeri dicono che quando c'era più Stato, pur con tutti gli innegabili sprechi, la sanità italiana era una delle migliori in assoluto.
 

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Franco Marino
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