Un tizio andò dal dottore e questi arrivò presto ad una diagnosi: "Lei ha un’ulcera gastrica, ha attacchi d’ansia quando non di panico, e tende alla depressione. Credo che non potrei prescriverle che dei palliativi. Lei dovrebbe rimuovere la causa di tutti questi problemi". "Lo so, dottore. Ma mica posso uccidere mia moglie".
Non sempre conoscere un male corrisponde a sapere come liberarsene. E questo è il problema di molti mali italiani.
Naturalmente, Nordio non vuole uccidere la moglie - il titolo è ovviamente una burla - ma vuol fare una cosa - se possibile - ancor più temeraria: riformare la legge sulle intercettazioni. E non cerco di saperne di più. Lo scetticismo è troppo grande perché si sprechi il proprio tempo. E questo scetticismo va giustificato.
I problemi sono senza soluzione quando si è di fronte ad un’impossibilità oggettiva. L’ergastolano che ha voglia di fare una lunga passeggiata nei boschi di primavera, o di fare una crociera nel Mar dei Caraibi, sbatte contro un’obiettiva impossibilità. Ma sbattono contro un muro anche coloro che, al loro problema, sono più affezionati di quanto dicano. Gli obesi che si rimpinzano di dolci, gli alcolisti e i drogati, non sono vittime di un’impossibilità obiettiva. Sanno benissimo qual è il loro male, sanno benissimo qual è la soluzione, ma sono troppo attaccati ai dolci, all’alcool o all’eroina per uscirsene. È dunque inutile offrire al diabetico un programma dietetico diverso, come è inutile offrire all’alcolista e al drogato aranciate e caffè. È fiato sprecato persino prospettare a costoro la morte, brutalmente. Perché sanno per primi cosa rischiano, ma non vogliono reagire. E da questo disprezzo ricavano soltanto la convinzione di meritare la morte e dunque, prima di morire, almeno un altro cannolo, un altro bicchiere, un’altra dose. Analogamente, da oltre quarant'anni che sono al mondo sento parlare di riforma della giustizia e delle intercettazioni, da oltre quarant'anni sento ripetere sempre le stesse cose e non si fa un passo in avanti, anzi se ne fanno tantissimi indietro, in direzione di pessime riforme che, o pettinano gli interessi personali di qualcuno (Berlusconi) oppure vogliono garantire il potere da parte della magistratura di mettere sotto scacco il paese intero. Come se ne esce? Non se ne esce. Perché questa situazione fa comodo a tanta più gente di quanto si creda. A chi vuole impedire che l'Italia abbia una sua indipendenza e dunque si serve della magistratura per azzoppare chiunque osi muovere un passo oltre certi recinti, e ai tanti frustrati che non riescono a rendersi conto che se può essere vero che il riccone o potente di turno può aver avuto qualche aiutino, è tutto da dimostrare che se si fossero trovati loro al suo posto, avrebbero raggiunto gli stessi risultati. Se un domani si scoprisse, per esempio, che ad un certo momento della sua carriera politica Giorgia Meloni ha avuto qualche spintarella da parte di qualche potere strano, questo nulla toglierebbe ai suoi meriti. La Meloni può essere sottoposta a critiche politiche - e da questi spazi non ne lesiniamo - ma è indiscutibilmente una persona eccezionale, che è riuscita in un'impresa storica. Invece tanti buoni a nulla, forse perché desiderosi di sentirsi dire "Non sei un incapace, sei semplicemente onesto, per questo non sei presidente del consiglio", godono quando sulle stampe compaiono le registrazioni che mostrano il potente nelle sue miserie, neanche immaginando che possano un giorno ritrovarsi, per un motivo o per l'altro, impigliati nella stessa trappola.
Riformare le intercettazioni è impossibile, perché richiederebbe una cosa a sua volta impossibile: riformare la giustizia. Ma questo andrebbe a minare l'intangibilità morale della magistratura - sempre vista come un ente di opliti del bene, impegnati in un'eterna palingenesi contro un non meglio definito Male - che deriva dalla somma di due pregiudizi: quello positivo a favore della giustizia e quello negativo contro la politica. Il cretino giustizialista parte dal pregiudizio che tutti i poteri sono cattivi, tranne i poteri di controllo che sono buoni per definizione, senza porsi una domanda "Chi controlla i poteri di controllo?". La sua convinzione è che sospendendo i diritti altrui, non possa rischiare un giorno di vedersi impigliato nello stesso meccanismo al quale ha dato il proprio plauso. Non immagina nemmeno che, per ragioni che mai sospetterebbe, un giorno qualcuno potrebbe volerlo far fuori sfruttando proprio lo strapotere giudiziario. E a tal proposito, analizzare nel dettaglio come e perché in questo paese si fa un larghissimo abuso delle intercettazioni è una perdita di tempo. Per alcuni reati le intercettazioni sono indispensabili quindi criticarle come strumento significherebbe rinunciare a un fondamentale mezzo di prova. Il vero problema è il loro utilizzo in modalità "rete a strascico". Dato che questa seconda modalità è prevalente nelle indagini sui "colletti bianchi" segue il vero problema: l’utilizzo di quanto acquisito. Da quel momento non servono più le norme ma la deontologia e la sensibilità nel rispettare chi è coinvolto. Tante registrazioni che poi risulteranno non utili alle indagini all'inizio appaiono invece interessanti e allora vengono trascritte e dopo depositate comunque. Altre volte si sa che sono inutili ma le trascrivono lo stesso perché capiscono che faranno scandalo. Dopo il deposito un avvocato che ha un secondo fine, la stessa PG o il PM, fanno in modo che lo sappia la stampa. Quest’ultima per vendere o per fini di parte la porta in prima pagina, ben sapendo che non hanno nessun valore per le indagini, ma nascondendosi dietro il "dovere" di pubblicare la notizia. L’attuale nostro sistema premia queste scorrettezze perché le procure e il Pubblico Ministero vedono risaltare il proprio lavoro, l’avvocato lubrifica il rapporto con il giornalista amico a futura memoria, il media vende pubblicità e semmai colpisce l’avversario. E da decenni, senza distinzione di ruoli, di colore politico o di schieramento, da noi prevale il processo mediatico che ha travolto ogni regola, causando errori giudiziari e morti civili di persone innocenti. Perché se si trascrivono telefonate o sms inutili ma chiaramente “pruriginosi” lo si fa sapendo che servirà a finire in prima pagina. Da decenni, veniamo alluvionati di soffiate sui giornali che rovinano la vita di intere persone col ricatto morale del diritto di cronaca e che bisogna acchiappare mafiosi e corrotti - a parte che bisognerebbe capire come, visto che se persino un quisque de populo come me, che non ha né grossi affari da tutelare né trame politiche da cucire, al telefono ormai praticamente non parla più per paura che qualcuno possa sentire i fatti suoi, figuriamoci gente che spaccia droga oppure organizza colpi di stato e che dunque di cose da nascondere ne ha parecchie.
Non sempre conoscere un male corrisponde a sapere come liberarsene. E questo è il problema di molti mali italiani.
Naturalmente, Nordio non vuole uccidere la moglie - il titolo è ovviamente una burla - ma vuol fare una cosa - se possibile - ancor più temeraria: riformare la legge sulle intercettazioni. E non cerco di saperne di più. Lo scetticismo è troppo grande perché si sprechi il proprio tempo. E questo scetticismo va giustificato.
I problemi sono senza soluzione quando si è di fronte ad un’impossibilità oggettiva. L’ergastolano che ha voglia di fare una lunga passeggiata nei boschi di primavera, o di fare una crociera nel Mar dei Caraibi, sbatte contro un’obiettiva impossibilità. Ma sbattono contro un muro anche coloro che, al loro problema, sono più affezionati di quanto dicano. Gli obesi che si rimpinzano di dolci, gli alcolisti e i drogati, non sono vittime di un’impossibilità obiettiva. Sanno benissimo qual è il loro male, sanno benissimo qual è la soluzione, ma sono troppo attaccati ai dolci, all’alcool o all’eroina per uscirsene. È dunque inutile offrire al diabetico un programma dietetico diverso, come è inutile offrire all’alcolista e al drogato aranciate e caffè. È fiato sprecato persino prospettare a costoro la morte, brutalmente. Perché sanno per primi cosa rischiano, ma non vogliono reagire. E da questo disprezzo ricavano soltanto la convinzione di meritare la morte e dunque, prima di morire, almeno un altro cannolo, un altro bicchiere, un’altra dose. Analogamente, da oltre quarant'anni che sono al mondo sento parlare di riforma della giustizia e delle intercettazioni, da oltre quarant'anni sento ripetere sempre le stesse cose e non si fa un passo in avanti, anzi se ne fanno tantissimi indietro, in direzione di pessime riforme che, o pettinano gli interessi personali di qualcuno (Berlusconi) oppure vogliono garantire il potere da parte della magistratura di mettere sotto scacco il paese intero. Come se ne esce? Non se ne esce. Perché questa situazione fa comodo a tanta più gente di quanto si creda. A chi vuole impedire che l'Italia abbia una sua indipendenza e dunque si serve della magistratura per azzoppare chiunque osi muovere un passo oltre certi recinti, e ai tanti frustrati che non riescono a rendersi conto che se può essere vero che il riccone o potente di turno può aver avuto qualche aiutino, è tutto da dimostrare che se si fossero trovati loro al suo posto, avrebbero raggiunto gli stessi risultati. Se un domani si scoprisse, per esempio, che ad un certo momento della sua carriera politica Giorgia Meloni ha avuto qualche spintarella da parte di qualche potere strano, questo nulla toglierebbe ai suoi meriti. La Meloni può essere sottoposta a critiche politiche - e da questi spazi non ne lesiniamo - ma è indiscutibilmente una persona eccezionale, che è riuscita in un'impresa storica. Invece tanti buoni a nulla, forse perché desiderosi di sentirsi dire "Non sei un incapace, sei semplicemente onesto, per questo non sei presidente del consiglio", godono quando sulle stampe compaiono le registrazioni che mostrano il potente nelle sue miserie, neanche immaginando che possano un giorno ritrovarsi, per un motivo o per l'altro, impigliati nella stessa trappola.
Riformare le intercettazioni è impossibile, perché richiederebbe una cosa a sua volta impossibile: riformare la giustizia. Ma questo andrebbe a minare l'intangibilità morale della magistratura - sempre vista come un ente di opliti del bene, impegnati in un'eterna palingenesi contro un non meglio definito Male - che deriva dalla somma di due pregiudizi: quello positivo a favore della giustizia e quello negativo contro la politica. Il cretino giustizialista parte dal pregiudizio che tutti i poteri sono cattivi, tranne i poteri di controllo che sono buoni per definizione, senza porsi una domanda "Chi controlla i poteri di controllo?". La sua convinzione è che sospendendo i diritti altrui, non possa rischiare un giorno di vedersi impigliato nello stesso meccanismo al quale ha dato il proprio plauso. Non immagina nemmeno che, per ragioni che mai sospetterebbe, un giorno qualcuno potrebbe volerlo far fuori sfruttando proprio lo strapotere giudiziario. E a tal proposito, analizzare nel dettaglio come e perché in questo paese si fa un larghissimo abuso delle intercettazioni è una perdita di tempo. Per alcuni reati le intercettazioni sono indispensabili quindi criticarle come strumento significherebbe rinunciare a un fondamentale mezzo di prova. Il vero problema è il loro utilizzo in modalità "rete a strascico". Dato che questa seconda modalità è prevalente nelle indagini sui "colletti bianchi" segue il vero problema: l’utilizzo di quanto acquisito. Da quel momento non servono più le norme ma la deontologia e la sensibilità nel rispettare chi è coinvolto. Tante registrazioni che poi risulteranno non utili alle indagini all'inizio appaiono invece interessanti e allora vengono trascritte e dopo depositate comunque. Altre volte si sa che sono inutili ma le trascrivono lo stesso perché capiscono che faranno scandalo. Dopo il deposito un avvocato che ha un secondo fine, la stessa PG o il PM, fanno in modo che lo sappia la stampa. Quest’ultima per vendere o per fini di parte la porta in prima pagina, ben sapendo che non hanno nessun valore per le indagini, ma nascondendosi dietro il "dovere" di pubblicare la notizia. L’attuale nostro sistema premia queste scorrettezze perché le procure e il Pubblico Ministero vedono risaltare il proprio lavoro, l’avvocato lubrifica il rapporto con il giornalista amico a futura memoria, il media vende pubblicità e semmai colpisce l’avversario. E da decenni, senza distinzione di ruoli, di colore politico o di schieramento, da noi prevale il processo mediatico che ha travolto ogni regola, causando errori giudiziari e morti civili di persone innocenti. Perché se si trascrivono telefonate o sms inutili ma chiaramente “pruriginosi” lo si fa sapendo che servirà a finire in prima pagina. Da decenni, veniamo alluvionati di soffiate sui giornali che rovinano la vita di intere persone col ricatto morale del diritto di cronaca e che bisogna acchiappare mafiosi e corrotti - a parte che bisognerebbe capire come, visto che se persino un quisque de populo come me, che non ha né grossi affari da tutelare né trame politiche da cucire, al telefono ormai praticamente non parla più per paura che qualcuno possa sentire i fatti suoi, figuriamoci gente che spaccia droga oppure organizza colpi di stato e che dunque di cose da nascondere ne ha parecchie.