In politica esistono due strade per arrivare al potere. La prima è fare un colpo di stato che liquidi ogni opposizione e instauri una dittatura dove le decisioni vengono prese da una persona sola. Che questo paese abbia sul piano istituzionale pochi sbocchi per tornare sovrano l'ho scritto fino alla noia. La seconda è quella di penetrare in un sistema malato, sfruttandone le contraddizioni e conquistando progressivamente il potere. Questa è la strada della "democrazia", con percorsi ineludibili che costringono i capipopolo digitali a dover scegliere da che parte stare: se vogliono rovesciare il sistema, si accomodino, ci provino, superino le resistenze della NATO, dell'UE, della finanza internazionale e di una marea di poteri che, senza un contrappeso adeguato (no, avere la Cina alle spalle non conviene), soffocherebbero qualsiasi proposito autonomistico. Questa premessa conduce ad un argomento che sta facendo discutere molto gli appassionati di politica interna (quindi a me non frega nulla) e cioè: perché Calenda ha chiesto udienza alla Meloni per parlare di una proposta migliorativa della legge di stabilità? E perché quest'ultima ha accettato? Se fossimo nel paese ideale, questa sarebbe la classica situazione dove finalmente l'opposizione tiene fede a se stessa quando dice "faremo un'opposizione costruttiva". Nel paese di Machiavelli, sappiamo benissimo che il fatto che Calenda abbia fatto questa mossa e la Meloni abbia accettato, può voler dire tutto fuorché quel che sembra. Proviamo ad approfondire.
Giorgia Meloni può piacere e non piacere, ma non è persona priva di qualità, altrimenti non sarebbe dov'è. Ha condotto una campagna elettorale impeccabile, senza procurarsi gratuite inimicizie, oltre quelle congenite alla sua collocazione politica. E' scaltra, abile, sa benissimo che non è stata votata (peraltro neanche tanto) perché filorussi e antivaccinisti si siano improvvisamente rimbecilliti ma perché sperano in uno strappo futuro. Perché se nell'elettorato si avesse certezza di un suo imborghesimento, ripiomberebbe immediatamente verso percentuali salviniane. Ora il suo obiettivo, conquistato il potere, è di tenerlo e di crescere. E per farlo, deve essere disposta a tutto.
Un sistema si può rivoluzionare, dicevamo all'inizio, o per effetto di una rivoluzione o dall'interno. Impossibile? Molto improbabile. Putin per esempio al potere ci è andato così, certamente non per effetto di un colpo di stato né tantomeno dopo una rivolta popolare e soprattutto con la benedizione di quelli che oggi sono i suoi principali nemici. Aspettarsi lo stesso dalla Meloni forse è ottimistico, ma una cosa è certa: se ha un disegno in testa, deve essere disposta a tutto, persino a compromessi che sul momento agli elettori potrebbero apparire insultanti. Perché sarà soltanto accrescendo il proprio potere personale che si può sperare in tutte quelle svolte che noi sovranisti aneliamo speranzosi. E dunque, il flirt con Calenda può essere un errore politico o no ed è l'unica cosa che, al netto dei moralismi, conta. E' un errore? Dipende. Come una bella fanciulla è bene che tenga sulla corda un fidanzato poco premuroso, minacciandolo di rimpiazzarlo in qualsiasi momento, parimenti la Meloni può ricordare a Salvini che se quest'ultimo facesse strani scherzi, dovrà assumersi l'onere di dover spiegare agli elettori come e perché ha fatto cadere un governo di destra, di fatto riconsegnandolo alla sinistra. E questa paradossalmente può essere la conferma che la presidente del Consiglio farà un governo abbastanza radicale. Anche perché se si mettesse, per dire, a sponsorizzare temi di sinistra, perderebbe tutto quel consenso fin qui accumulato, lasciando ampi spazi di manovra sia a Salvini che a Berlusconi, che avrebbero molti più argomenti per farla cadere e per passare all'opposizione, cosa che naturalmente verrebbe meno se la Meloni rimanesse a destra.
E' un ipotesi che non vedo praticabile. Chi si preoccupa che un eventuale accordo con Calenda e Renzi possa spostare il governo fuori dall'asse di centrodestra, ripone troppe speranze nella coerenza ideologica di un politico. Meloni, Calenda e Renzi non vengono dalla scuola delle frattocchie, ma sono abilissimi a trasformarsi in ciò che i propri interessi richiedono. Sì certo, la Meloni viene dalla storia di Alleanza Nazionale ossia il partito nipote del fascismo, che tuttavia è un partito che ha voltato gabbana praticamente su tutto. Se a Renzi converrà diventare fascista, state certi che lo vedrete fare la marcia su Roma. Se alla Meloni converrà diventare comunista e paladina LGBT, la vedrete con la falce e il martello, e casomai annunciare presto un matrimonio con la Carfagna. Gli attori protagonisti di questa scena sono arrivati lì dove li vediamo perché, non richiamandosi a precise ideologie, possono dire e fare, pensare e realizzare, quel che vogliono. Alle volte, certi viaggi, si fanno molto meglio senza bagagli addosso, piuttosto che con la valigia dei sogni di elettori che non hanno ancora capito che certe cose o si ottengono con una rivoluzione oppure agganciandosi a qualche politico furbissimo che magari ha un disegno in testa. Per tutto il resto, ci sono i masanielli digitali, quelli che creano liste velleitarie, che raccolgono percentuali da prefisso telefonico, mortificando tutti coloro che li avevano sostenuti.
Giorgia Meloni può piacere e non piacere, ma non è persona priva di qualità, altrimenti non sarebbe dov'è. Ha condotto una campagna elettorale impeccabile, senza procurarsi gratuite inimicizie, oltre quelle congenite alla sua collocazione politica. E' scaltra, abile, sa benissimo che non è stata votata (peraltro neanche tanto) perché filorussi e antivaccinisti si siano improvvisamente rimbecilliti ma perché sperano in uno strappo futuro. Perché se nell'elettorato si avesse certezza di un suo imborghesimento, ripiomberebbe immediatamente verso percentuali salviniane. Ora il suo obiettivo, conquistato il potere, è di tenerlo e di crescere. E per farlo, deve essere disposta a tutto.
Un sistema si può rivoluzionare, dicevamo all'inizio, o per effetto di una rivoluzione o dall'interno. Impossibile? Molto improbabile. Putin per esempio al potere ci è andato così, certamente non per effetto di un colpo di stato né tantomeno dopo una rivolta popolare e soprattutto con la benedizione di quelli che oggi sono i suoi principali nemici. Aspettarsi lo stesso dalla Meloni forse è ottimistico, ma una cosa è certa: se ha un disegno in testa, deve essere disposta a tutto, persino a compromessi che sul momento agli elettori potrebbero apparire insultanti. Perché sarà soltanto accrescendo il proprio potere personale che si può sperare in tutte quelle svolte che noi sovranisti aneliamo speranzosi. E dunque, il flirt con Calenda può essere un errore politico o no ed è l'unica cosa che, al netto dei moralismi, conta. E' un errore? Dipende. Come una bella fanciulla è bene che tenga sulla corda un fidanzato poco premuroso, minacciandolo di rimpiazzarlo in qualsiasi momento, parimenti la Meloni può ricordare a Salvini che se quest'ultimo facesse strani scherzi, dovrà assumersi l'onere di dover spiegare agli elettori come e perché ha fatto cadere un governo di destra, di fatto riconsegnandolo alla sinistra. E questa paradossalmente può essere la conferma che la presidente del Consiglio farà un governo abbastanza radicale. Anche perché se si mettesse, per dire, a sponsorizzare temi di sinistra, perderebbe tutto quel consenso fin qui accumulato, lasciando ampi spazi di manovra sia a Salvini che a Berlusconi, che avrebbero molti più argomenti per farla cadere e per passare all'opposizione, cosa che naturalmente verrebbe meno se la Meloni rimanesse a destra.
E' un ipotesi che non vedo praticabile. Chi si preoccupa che un eventuale accordo con Calenda e Renzi possa spostare il governo fuori dall'asse di centrodestra, ripone troppe speranze nella coerenza ideologica di un politico. Meloni, Calenda e Renzi non vengono dalla scuola delle frattocchie, ma sono abilissimi a trasformarsi in ciò che i propri interessi richiedono. Sì certo, la Meloni viene dalla storia di Alleanza Nazionale ossia il partito nipote del fascismo, che tuttavia è un partito che ha voltato gabbana praticamente su tutto. Se a Renzi converrà diventare fascista, state certi che lo vedrete fare la marcia su Roma. Se alla Meloni converrà diventare comunista e paladina LGBT, la vedrete con la falce e il martello, e casomai annunciare presto un matrimonio con la Carfagna. Gli attori protagonisti di questa scena sono arrivati lì dove li vediamo perché, non richiamandosi a precise ideologie, possono dire e fare, pensare e realizzare, quel che vogliono. Alle volte, certi viaggi, si fanno molto meglio senza bagagli addosso, piuttosto che con la valigia dei sogni di elettori che non hanno ancora capito che certe cose o si ottengono con una rivoluzione oppure agganciandosi a qualche politico furbissimo che magari ha un disegno in testa. Per tutto il resto, ci sono i masanielli digitali, quelli che creano liste velleitarie, che raccolgono percentuali da prefisso telefonico, mortificando tutti coloro che li avevano sostenuti.
Questo sarà, secondo me, un governo di legislatura. Potrà fare bene o male, potrà risolvere i problemi del paese o addirittura aggravarli. Ma la Meloni ha dimostrato fin qui di essere una che sa il fatto suo. Che poi questo "fatto suo" coincida col bene dell'Italia, non può dirlo nessuno. Non ora almeno.