Da quando nel 2003 ho iniziato a scrivere giornalmente sugli spazi che la rete mi metteva a disposizione (prima il blog, poi Facebook, poi Il Detonatore e infine di nuovo su un blog) ho spesso battuto sulla natura ingannevole del capitalismo americano, ma da una posizione che può apparire paradossale: quella di un individuo che per indole (più che per formazione culturale) è sempre stato liberale, liberista e libertario. Questo mi ha sempre messo in forte contrasto con molti liberisti acritici sostenitori dell'Occidente, mai resisi conto che gli Stati Uniti sono sostenitori del libero mercato solo quando è americano, e soprattutto che il libero mercato - di cui io sono sostenitore - è sostenibile solo in un mondo multipolare e basato su una forte impronta sovranistica. Questo può certamente far aggrottare le ciglia a chi, ubriacato di propaganda filoamericana, crede che se gli Stati Uniti si definiscono liberali, capitalisti e democratici, allora vuol dire che effettivamente lo siano. E la questione - vorrei che fosse chiaro ai tanti fessi che continuano a ritenermi filorusso solo perché non mi unisco alla reductio ad Hitlerum di Putin e in generale di chiunque non accetti di piegarsi ai cantici dell'Occidente - non è che la Russia o la Cina siano peggio: non esiterei a dare ragione a chi mi dicesse che OGGI vivere in Occidente sia meglio che vivere da quelle parti. La vera domanda è: durerà? In quali direzioni stiamo andando? L'Occidente è ideologicamente strutturato per essere come ci è sempre stato presentato oppure sta andando verso una direzione cinese, anzi persino peggiore? L'Occidente è sostenibile economicamente, socialmente, civilmente, ecologicamente? Chi mi legge abitualmente, a queste domande conosce già la risposta. Ma questo cosa c'entra con Twitter, Facebook, Google, Amazon e gli altri?

I GAFAM (acronimo di Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft) sono il classico esempio del pensiero magico applicato ad un Occidente che si supporrebbe capitalista, liberale e democratico. Da sempre venduti come arieti del capitalismo americano, in realtà sono figli di una cultura statalistica a tutti gli effetti, che non viene tuttavia evidenziata - e nemmeno denunciata da una stampa infognata a tutti i livelli dai servizi segreti americani - proprio perché la gente non si chieda la differenza tra un sistema statalista e quello americano. Se, difatti, immaginiamo un sistema statalista, abbiamo chiaro più o meno come funziona: un forte potere centrale che possiede TUTTE le aziende, o in toto o al 50% + 1, e che può dunque decidere di liberarsi dell'azionista di minoranza o del suo amministratore in qualsiasi momento, se per qualche motivo non suona la musica del governo centrale. Tutto alla luce del sole. Se in Cina, il boss di Alibaba non fa quello che dice il governo, fa una brutta fine. Nell'URSS il partito era proprietario del 50% + 1 dell'azienda, potendo dunque intervenire in qualsiasi momento nella gestione della stessa, esautorando il titolare del 50% - 1. Nel sistema americano uno si immagina che sia completamente diverso, giusto? No, è la stessa cosa. Con l'unica differenza che mentre nei paesi a socialismo reale ed economia pianificata tutto è palese, negli Stati Uniti e in tutti i paesi sottoposti alla loro sfera di influenza (con gradazioni variabili) esiste un potere ufficiale, quello politico, e un sottobosco di poteri spesso disposti secondo un sistema di scatole cinesi, strutturato in maniera che nessuno rilevi il vero padrone, e che decide chi deve prosperare e chi deve fallire. E sulla base di criteri niente affatto meritocratici ma puramente politici.

Approfondire come funzioni ora ci porterebbe lontano e allungherebbe il brodo. Per ora concedetemi l'onore di fidarvi. Un bel giorno, nel famoso e consueto garage americano, un brufoloso teenager ruba un'idea a due fratelli gemelli che si erano rivolti a lui per fare una cosa peraltro già simile ad altre applicazioni - una di queste già c'era in Italia, se qualcuno ricorda belliebrutti (fondata da un webmaster napoletano) - e sfrutta la funzione what's new presente in tutti i forum del tempo (vBulletin, XenForo, Invision, Phpbb, Mybb etc.) trasformandola nella newsfeed che vedete in tutti i social di oggi. Che altro non sono che l'evoluzione di quello che già c'era nei forum di un tempo. Per inciso, se qualcuno mi vuol vendere l'idea che l'idea di strutturare molte comunità in un unico spazio fosse innovativo, gli rispondo che è un'idea tutta italiana, non presente prima in nessuna parte del mondo: Forumfree. In parole povere, Facebook, Twitter, Ask.me, Netlog, non inventano nulla che non fosse già presente. Semplicemente, il sistema finanziario americano, caratterizzato da fondi di investimento di cui non si conosce l'origine, e da speculatori finanziari, ad un certo punto si mette a finanziare alcune realtà proprio perché, da sole non sarebbero capaci di stare in piedi (i bilanci di queste aziende sono continuamente sotto inchiesta) purché esse rimangano funzionali alla narrazione del momento, ricambiando le attenzioni con una marea di pubblicità occulta e gratuita, portando i VIP ad usare quel servizio, e in generale giornalisti e anchorman a strombazzare i social su tutti i media che contano, potendo contare sulla leva di milioni di spettatori, e in questo modo regalando un'enorme pubblicità gratuita a Zuckerberg, Dorsey (ex patron di Twitter) Bezos e in generale tutti i campioni del capitalismo americano.

Questo meccanismo per poter funzionare su scala internazionale richiede due cose: una stamperia di danaro completamente a disposizione e la forte influenza geopolitica americana su larga parte del mondo, con la possibilità di poter intervenire militarmente su tutte quelle realtà che, intuito il giochino, non ci tengono ad americanizzarsi. Ed è ovvio che fin quando gli Stati Uniti dovessero confrontarsi con un paese praticamente demilitarizzato come il nostro, il giochino sarebbe abbastanza semplice. Un social network italiano non è che non nasca perché manchino le genialità e le competenze (tutt'altro) ma perché se qualcuno provasse a fare una cosa del genere, verrebbe rapidamente massacrato sul piano reputazionale, a meno che non accetti di prendere armi e bagagli e andare a vivere negli Stati Uniti, con tutte le incognite del caso. Il problema è che in un mondo ormai multipolare, e nel quale è inevitabile che molti paesi segmentino la propria rete Internet, tutto questo toglie potere ai campioni della tecnologia americana che all'improvviso vedono venir meno tutto il proprio strapotere, casomai perché la Cina ha TikTok, la Russia ha vKontakte, l'India ha i suoi social network e, sebbene non pregiudizialmente ostile all'Occidente, comunque ambisce a mantenere una propria autonomia, e via discorrendo. In sostanza, man mano che gli Stati Uniti perderanno potere in geopolitica, saranno ridimensionati anche in quei rivoli su cui si sviluppa il potere delle plutocrazie, soprattutto quando, aumentando la lista di paesi che entrano (e c'è la fila) nei BRICS, a costoro verrà fatto presente che rendere dominante nel proprio paese un gigante del capitalismo americano equivalga ad avere una specie di base NATO o di NSA in casa propria. A quel punto, la regolamentazione volutamente vessatoria dei social network americani da parte di paesi autenticamente sovrani e dunque la tendenza a preferire quelli di casa propria, inevitabilmente farà precipitare la loro dominanza e dunque il volume di affari. E non ho menzionato per esigenze di brevità la questione dei brevetti, che di fatto ha distrutto gran parte degli asset europei della tecnologia, costringendoli o ad uscire dal mercato che conta oppure, come Nokia, ad allearsi con giganti americani e che inevitabilmente porterà a delle contromisure.

I giganti della tecnologia hanno, cioè, un difetto strutturale che li rende fragili: prosperano fin quando i paesi in cui hanno sede esercitano una forte influenza geopolitica. Ma la progressiva dedollarizzazione e soprattutto l'ormai conclamato e inevitabile processo isolazionistico americano, inevitabilmente toglierà importanti fette di potere a queste realtà.
Naturalmente non sono - e non lo è nessuno - nelle condizioni di dire se la crisi di Twitter, che è ormai in caduta libera (è uscito dalla borsa americana e questo è un chiarissimo segnale) sia definitiva e si sia ad un passo dal crack. Ma o le demenzialità di Elon Musk rientrano in un piano B, oppure rientrano in un copione già visto altre volte e dal chiarissimo scopo: un sistema parastatale che vende ai media la favola di un social network che crolla per le stramberie di un personaggio bizzarro e non perché semplicemente - non essendo economicamente capace di autosostentarsi - stava in piedi solo attraverso quel medesimo sistema che l'ha nutrito e che ora se ne vuole liberare. Perché vedete amici, il capitalismo e il liberismo sono cose bellissime: se esistessero davvero. Oggi come oggi sono solamente il nome e la riverniciatura che si dà ad un sistema statalistico di fatto, su cui la politica non ha alcun controllo, su cui Trump stava tentando di mettere le mani, e che
costituisce il reale potere americano che poi ha causato il covid e tantissime altre sciagure degli ultimi anni.

Comments

Io io io ricordo BellieBrutti!! Che anno era?? Simile a hotornot USA. Con l'amico più caro di mio marito, Federico Faggin, e con mio marito che lavorava a Cuppertino e che ogni tanto cenava con Bill Hewlett (a cui ricordava la becera copiatura del P101 Olivetti ) figurati se non so che siamo stati precursori, noi italiani! Non sono stati i soldi caro Franco, almeno inizialmente, ma l'italica ottusità a non supportare la tecnologia e a difenderla. Federico é andato negli USA non per insoddisfazione, in Olivetti stava benissimo. Lì però ha trovato l'apertura mentale, prima, i soldi poi. Un sano mea culpa gli Italiani lo devono fare. Detto ciò, con nostalgia, FB, Twitter e compagnia cantante innegabilmente hanno avuto il supporto del denaro e della politica ma sono caduti anche nel giusto periodo, quando i PC raggiunsero le abitazioni ed i loro nuovi proprietari cominciarono a vomitarci dentro. Usavo linkedin in USA ben prima di fb, e tuttora rimane un social "serio" ed economicamente sano, quindi é importante anche la scelta di strategia. Certo, Twitter é un pò il simbolo della crisi economica USA che, storicamente doveva succedere prima o poi. È mia opinione che non c'entri molto la manina della politica perché Twitter, in fondo, in USA é al 5o posto come popolarità, prima c'è FB, FB Messenger, Instagram, TikTok
 
Amazon non è fuffa come i social, che servono per in(o)culare pensiero e leggere le preferenze della gente a scopo commerciale, ma una vera e propria rivoluzione dell'E commerce. Tutti hanno avuto il braccino, guadagnando sbattendosi il meno possibile, facendo solo da piattaforma e vetrina. Besos ha creato un mondo a se stante, dipendendo poco dagli altri, proponendo consegna in tempi record, con corriere privato. Lo so, perché ci lavoro. Amazon può crollare solo se arrivasse un concorrente in grado di fare meglio, a prezzi migliori, senza finire comprato prima da Bezos e soci. Non lo inserirei, nei colossi collegati alla politica americana, è diventato troppo autonomo sui territori...
 

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Franco Marino
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