Me ne sono andato dal precedente giornale in polemica con un collega che aveva scritto cose oscene sui filorussi (categoria alla quale peraltro non appartengo) e con un direttore che, di fronte alla proposta di repulisti di ogni contatto non apertamente filoamericano e ai toni da ultrà da questi tenuto, non ha preso posizione netta, preferendo assecondare quell'approccio da ultrà, invece di tenere un'impostazione più prudente. Questo fa pensare che io sia un appassionato della vicenda ucraina, alla quale invece avrò dedicato sì e no una decina di post, sulle centinaia che ho scritto. E senza entrare mai nel dettaglio. Non perché mi manchino i mezzi cognitivi per esprimermi in merito, ma perché non ne ho bisogno, dal momento che tutto mi è stato chiaro sin dal primo momento. Non ho bisogno di Bucha per sapere che anche i russi possano essere malvagi, così come non ho bisogno di sapere che il battaglione di Azov si ispiri ad Hitler per immaginare che possa essere crudele con qualcuno. La santificazione come la demonizzazione di qualsiasi popolo è roba da deficienti.
Evadendo dalla dimensione bandierinistica dei tifosi geopolitici, sulla cui sostanziale cretinaggine ho scritto più volte, non mi sono mai interessate le tesi, faziose e disoneste, né della propaganda occidentale né di quella filorussa. Mi interessano i dati nudi e crudi, oltre a farmi guidare dalla mia visione della storia e della politica che qualcuno definisce cinica e che io definisco semplicemente realistica, secondo la quale la geopolitica è una grande Gomorra dove sono tutti pezzi di merda e dove ci si deve schierare con Genny Savastano o Ciro l'Immortale non per simpatia ma per interesse. Quelle in atto - questa ucraina e quelle che verranno - sono pure e semplici diatribe territoriali specchio di un problema molto più profondo, certamente ben camuffate tra mille stronzate propagandistiche ad usum delphini come Vladimir che vuole denazificare l'Ucraina per il bene degli ucraini o gli americani che regalano armi agli ucraini per il loro bene, ma nei fatti guerre di confine tra famiglie confinanti, di quelle che a volte si verificano anche nel diritto privato, di quelle che a volte capitano in certe realtà del meridione dove si arriva a scannarsi persino tra parenti. A chi interessa chiedersi chi abbia torto tra Toto u Curtu e Binnu u tratturi se poi si pigliano a luparate coinvolgendo persino familiari innocenti che casomai vogliono campare la vita in pace? A me personalmente zero, visto che a Dio piacendo non vivo a Corleone ma alla periferia orientale di Napoli. Di questa guerra a me interessano solo i risvolti pratici. Non ho l'ambizione di risolvere i problemi del mondo, il bambino negro o ucraino che mi chiede piangente l'elemosina non mi fa nessun effetto perché se è messo in quelle condizioni la colpa non è certo mia. Io sono responsabile di me e dei miei interessi ed è solo su quelli che sostengo una causa. Per come la vedo io, ci conviene molto di più essere amici della Russia, ma se qualcuno mi dimostra (e finora, moralismi a parte, non me l'ha dimostrato) che difendere l'Ucraina corrisponde al nostro interesse, mi vedrete con la bandierina ucraina sul profilo e fondare un fan club di Zelensky.
Questo è il mio atteggiamento anche dinnanzi alla probabile crisi polacca: calma olimpica di fronte ai pusher di adrenalina che sembrano fatti per proliferare solo nei media. Perché si tratta di una vicenda inevitabile e prevedibile. Non tanto perché si rischi davvero che si apra un fronte polacco, ma perché il mondo ha accumulato una tale quantità di metastasi che tra qualche tempo rimpiangeremo quella ucraina, e magari la prossima metastasi non sarà in Polonia ma, che ne so, in Moldavia. Oppure in Italia. Chi ci dice che l'Italia sia immune da situazioni come quella ucraina?
E' anche per questo che, dopo aver detto qua e là la mia impressione, ho smesso. Parlando d'altro. E non ho intenzione di assecondare il mio inutile presenzialismo social su questa faccenda, perché chi mi legge da anni, sa che non solo in tempi non sospetti (e certo non da solo) scrivevo che il mondo stava scivolando su una pericolosa china, ma conosce anche il mio modo di approcciarmi a queste cose e cioè diffidando sistematicamente di tutto il chiacchiericcio dell'una o dell'altra fazione. Così, mentre vedo spuntare le prime bandierine polacche sui profili, da parte di gente che non sa nulla di questa come di altre vicende, da questa pagina non vedrete mai tribunali dove si cercherà di stabilire chi abbia ragione tra russi e ucraini, ma pure e semplici constatazioni. Quali?
Primo: la politica estera russa è finita con la Siria, dopo sono stati prevalentemente fallimenti. E di questo parleremo in un successivo articolo.
Secondo: gli Stati Uniti, anche se capitolasse la Russia, sono al collasso, perché divisi tra due popoli che si disprezzano. La contrapposizione anche aspra è il sale della democrazia, ma quando sui media si discute se togliere la libertà di parola a tutti i blogger conservatori - sì, sta succedendo questo nei democratici Stati Uniti - la democrazia di fatto è finita e si è a due passi da una guerra civile.
Sono, come vedete, considerazioni contrapposte, generaliste. Ma bastano per definire la vicenda ucraina come quella polacca, come quella armena, così come qualsiasi altra vicenda del mondo. Perché se il caos polacco dovesse diventare metastasi, non sarebbe che l'ennesima proliferazione di un cancro che ormai affligge tutto il mondo e cioè lo scontro tra due visioni del mondo: quella di un Occidente impazzito e obeso, che ha spinto troppo in là il proprio modello sociale, e quella di un Oriente economicamente più sano ma che non sa distaccarsi dall'autoritario meccanismo della ciotola di riso in una stamberga malsana, nella quale in libertà vigilata risiede un'ape operaia di un alveare pronto a schiacciarlo se disturba l'ape regina, visioni che, essendo speculari nella loro effettiva nocività, inevitabilmente prima o poi confliggono, anche al proprio interno, non necessariamente con una guerra classica tra nazioni. Io vedo molto più probabile, in futuro, una guerra mondiale civile interna stessa alle nazioni, che ormai riescono a sopravvivere solo se rendono la vita impossibile ai propri popoli, magari massacrandoli con qualche pandemia farlocca. Oggi come oggi - e potrò anche sbagliarmi, sia chiaro - vedo come improbabile se non impossibile una guerra nucleare, perché da ambedue le parti ci sono armamenti che potrebbero far saltare il pianeta non una ma cento volte. Il primo che tira la bomba, o la tira in maniera tale da ammazzare definitivamente l'avversario, o l'avversario risponderà con un'altra bomba che farà molto male al primo, col risultato che entrambi si distruggeranno reciprocamente. Anche per questo sono abbastanza tranquillo: un'escalation non conviene a nessuno. Posso sbagliarmi e non vorrei portare malaugurio all'umanità con questa mia "previsione", ma io la vedo così. E quando si ha un'opinione chiara sulla base delle cose, giusta o meno che sia, il resto è puro chiacchiericcio.
Evadendo dalla dimensione bandierinistica dei tifosi geopolitici, sulla cui sostanziale cretinaggine ho scritto più volte, non mi sono mai interessate le tesi, faziose e disoneste, né della propaganda occidentale né di quella filorussa. Mi interessano i dati nudi e crudi, oltre a farmi guidare dalla mia visione della storia e della politica che qualcuno definisce cinica e che io definisco semplicemente realistica, secondo la quale la geopolitica è una grande Gomorra dove sono tutti pezzi di merda e dove ci si deve schierare con Genny Savastano o Ciro l'Immortale non per simpatia ma per interesse. Quelle in atto - questa ucraina e quelle che verranno - sono pure e semplici diatribe territoriali specchio di un problema molto più profondo, certamente ben camuffate tra mille stronzate propagandistiche ad usum delphini come Vladimir che vuole denazificare l'Ucraina per il bene degli ucraini o gli americani che regalano armi agli ucraini per il loro bene, ma nei fatti guerre di confine tra famiglie confinanti, di quelle che a volte si verificano anche nel diritto privato, di quelle che a volte capitano in certe realtà del meridione dove si arriva a scannarsi persino tra parenti. A chi interessa chiedersi chi abbia torto tra Toto u Curtu e Binnu u tratturi se poi si pigliano a luparate coinvolgendo persino familiari innocenti che casomai vogliono campare la vita in pace? A me personalmente zero, visto che a Dio piacendo non vivo a Corleone ma alla periferia orientale di Napoli. Di questa guerra a me interessano solo i risvolti pratici. Non ho l'ambizione di risolvere i problemi del mondo, il bambino negro o ucraino che mi chiede piangente l'elemosina non mi fa nessun effetto perché se è messo in quelle condizioni la colpa non è certo mia. Io sono responsabile di me e dei miei interessi ed è solo su quelli che sostengo una causa. Per come la vedo io, ci conviene molto di più essere amici della Russia, ma se qualcuno mi dimostra (e finora, moralismi a parte, non me l'ha dimostrato) che difendere l'Ucraina corrisponde al nostro interesse, mi vedrete con la bandierina ucraina sul profilo e fondare un fan club di Zelensky.
Questo è il mio atteggiamento anche dinnanzi alla probabile crisi polacca: calma olimpica di fronte ai pusher di adrenalina che sembrano fatti per proliferare solo nei media. Perché si tratta di una vicenda inevitabile e prevedibile. Non tanto perché si rischi davvero che si apra un fronte polacco, ma perché il mondo ha accumulato una tale quantità di metastasi che tra qualche tempo rimpiangeremo quella ucraina, e magari la prossima metastasi non sarà in Polonia ma, che ne so, in Moldavia. Oppure in Italia. Chi ci dice che l'Italia sia immune da situazioni come quella ucraina?
E' anche per questo che, dopo aver detto qua e là la mia impressione, ho smesso. Parlando d'altro. E non ho intenzione di assecondare il mio inutile presenzialismo social su questa faccenda, perché chi mi legge da anni, sa che non solo in tempi non sospetti (e certo non da solo) scrivevo che il mondo stava scivolando su una pericolosa china, ma conosce anche il mio modo di approcciarmi a queste cose e cioè diffidando sistematicamente di tutto il chiacchiericcio dell'una o dell'altra fazione. Così, mentre vedo spuntare le prime bandierine polacche sui profili, da parte di gente che non sa nulla di questa come di altre vicende, da questa pagina non vedrete mai tribunali dove si cercherà di stabilire chi abbia ragione tra russi e ucraini, ma pure e semplici constatazioni. Quali?
Primo: la politica estera russa è finita con la Siria, dopo sono stati prevalentemente fallimenti. E di questo parleremo in un successivo articolo.
Secondo: gli Stati Uniti, anche se capitolasse la Russia, sono al collasso, perché divisi tra due popoli che si disprezzano. La contrapposizione anche aspra è il sale della democrazia, ma quando sui media si discute se togliere la libertà di parola a tutti i blogger conservatori - sì, sta succedendo questo nei democratici Stati Uniti - la democrazia di fatto è finita e si è a due passi da una guerra civile.
Sono, come vedete, considerazioni contrapposte, generaliste. Ma bastano per definire la vicenda ucraina come quella polacca, come quella armena, così come qualsiasi altra vicenda del mondo. Perché se il caos polacco dovesse diventare metastasi, non sarebbe che l'ennesima proliferazione di un cancro che ormai affligge tutto il mondo e cioè lo scontro tra due visioni del mondo: quella di un Occidente impazzito e obeso, che ha spinto troppo in là il proprio modello sociale, e quella di un Oriente economicamente più sano ma che non sa distaccarsi dall'autoritario meccanismo della ciotola di riso in una stamberga malsana, nella quale in libertà vigilata risiede un'ape operaia di un alveare pronto a schiacciarlo se disturba l'ape regina, visioni che, essendo speculari nella loro effettiva nocività, inevitabilmente prima o poi confliggono, anche al proprio interno, non necessariamente con una guerra classica tra nazioni. Io vedo molto più probabile, in futuro, una guerra mondiale civile interna stessa alle nazioni, che ormai riescono a sopravvivere solo se rendono la vita impossibile ai propri popoli, magari massacrandoli con qualche pandemia farlocca. Oggi come oggi - e potrò anche sbagliarmi, sia chiaro - vedo come improbabile se non impossibile una guerra nucleare, perché da ambedue le parti ci sono armamenti che potrebbero far saltare il pianeta non una ma cento volte. Il primo che tira la bomba, o la tira in maniera tale da ammazzare definitivamente l'avversario, o l'avversario risponderà con un'altra bomba che farà molto male al primo, col risultato che entrambi si distruggeranno reciprocamente. Anche per questo sono abbastanza tranquillo: un'escalation non conviene a nessuno. Posso sbagliarmi e non vorrei portare malaugurio all'umanità con questa mia "previsione", ma io la vedo così. E quando si ha un'opinione chiara sulla base delle cose, giusta o meno che sia, il resto è puro chiacchiericcio.
Il menefreghismo ideologico a volte è salvifico.