Churchill una volta disse che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e le guerre come se fossero partite di calcio. E non è da escludere che, in questo paradosso antitaliano e dunque sgradevole, vi sia una parte di verità. Lo vediamo dalle domande che affollano, in questi giorni, le newsfeed di tutti i social: Putin questa guerra la sta perdendo o vincendo? Cosa significa davvero la ritirata di Kherson? E infine la domanda delle domande: quali errori ha commesso Putin? Si danno cioè per scontate le seguenti cose: che una guerra abbia sempre vincitori e sconfitti. Che una ritirata significhi sconfitta. Che Putin abbia commesso errori che avrebbe potuto evitare. Nessuna di queste tre cose è necessariamente falsa, ma al tempo stesso nessuna di esse è scontata.
Andiamo per ordine. Se consideriamo soltanto la questione territoriale, per ora Putin sta vincendo. Si è preso parte del Donbass e ha mantenuto la Crimea. Si può obiettare che sia, per ora, saltato l'obiettivo di Kherson e di Odessa, e che quindi il suo sia un vantaggio di misura, ma il fatto è molto semplice: la Russia oggi ha più territori sotto controllo di quanti ne avesse all'inizio di questa vicenda. Altrettanto semplicemente, se di vantaggio si tratta per i russi - e per giunta, stiamo parlando di una situazione ancora in corso (che dunque può migliorare o peggiorare) - non è affatto un vantaggio indolore e senza rischi. La Russia non si deve confrontare soltanto con un paese molto più piccolo e debole, ma contro un intero Occidente che si gioca tutto in Ucraina e che quindi considera il sostegno di quel paese - che per giunta non fa parte della NATO - come una questione di vita o di morte. L'Ucraina ha riconquistato nelle ultime settimane alcuni territori di vitale importanza come la stessa Kherson, e la sensazione - anche osservando i tanti influencer filorussi (a partire da Dugin) non più trionfalistici come all'inizio - è che l'inerzia della guerra sia favorevole agli ucraini. Dunque, per ora, i russi sono in vantaggio, ma la prospettiva che l'Ucraina possa colmare quel vantaggio e ribaltare la situazione non è certo infondata.
Putin, ci si chiede da più parti, ha commesso degli errori? Questa è una domanda a cui non può rispondere nessuno che non ambisca a farsi considerare ridicolo. Un capo di stato di quel calibro non prende mai decisioni dettate dal proprio umore, ma si consulta sempre con una classe dirigente che, di qualità o meno, dispone comunque di dati di cui la persona comune non potrà mai venire a conoscenza. Per molti, quella di Putin è stata una mossa improvvida che ha gettato la Russia in un punto morto. E nessuno considera l'ipotesi che forse non avesse scelta. Poi certamente, in merito ai suoi errori, si possono azzardare le ipotesi. Chi mi legge da tanti anni, sa che ho sempre battuto su un grosso limite dei russi: la mancanza di quello che gli orecchianti anglofili definiscono "Soft Power". I russi non considerano che in un'infowar come questa, la narrazione assuma un'importanza primaria. Per loro conta la pura e semplice forza muscolare. E non c'è dubbio che se la sfida fosse soltanto tra ucraini e russi, i muscoli sarebbero tutti dalla parte di questi ultimi. Ma quando la sfida è tra un orso e una gang di animali più piccoli ma comunque aggressivi, guidati da un leone vecchio ma ancora vivo, le cose si complicano molto di più, soprattutto se per esempio alleati come Cina e India non hanno tutta questa voglia di schierarsi in maniera decisa dalla parte dei russi, cosa che avrebbe chiuso definitivamente il conflitto a favore di Putin, e viceversa fanno pagare oro quel po' di supporto peraltro molto più formale che sostanziale che finora hanno dato. Gli americani hanno, come sempre, investito tutte le proprie forze nella propaganda, nella narrazione. Hanno trasformato un'operazione speciale come l'hanno sempre definita i russi (i quali minacciano la galera a chiunque osasse dissentire) in una guerra a tutti gli effetti. Hanno raccontato al mondo che loro sono intervenuti in difesa dell'Ucraina quando si sono limitati semplicemente a mandare armi, senza un impegno diretto sul territorio. E hanno narrato - e stanno finora narrando - la situazione in Ucraina a modo loro, trasformandola in una disfatta per Putin. Che si è preso sì il Donbass. Ma si è giocato per sempre il resto dell'Ucraina, oltre ai paesi scandinavi ormai in prossimità di entrare nella NATO. E quindi, se pure il conflitto finisse oggi, anche ammesso (e non concesso) che la partita finisca qui, rischia di trasformarsi alla lunga in una sconfitta. Indipendentemente da Kherson, che in fin dei conti potrebbe pure essere una ritirata strategica. Non è da lì che si vedrà se il conflitto è girato dalla parte dell'Occidente. Le guerre non seguono mai piani inclinati, quindi era sciocco ieri chi dava per sicuro vincitore Putin e sciocco oggi chi invece lo dà per sconfitto. La guerra è ancora in corso e può accadere di tutto.
Qual è il prossimo passo che dovrebbe fare la Russia? Non lo so. Sarebbe folle se da qui io potessi anche solo osare rispondere ad una domanda del genere. Allora faccio una specie di gioco, consapevole della vacuità dello stesso. Cosa farei se io fossi Putin? Se io fossi Putin, investirei sul soft-power. I russi quando tentano di influenzare la politica internazionale lo fanno in maniera troppo leale e scoperta, tipico di chi non sa come si faccia davvero una cosa del genere. Perché non è nel loro DNA. Inoltre, una delle cose più importanti quando si inizia un conflitto è non permettere mai che il luogo dello scontro sia scelto dal nemico. I russi hanno un territorio sconfinato, non necessariamente fisico, dove portare il luogo dello scontro, ossia nelle tante contraddizioni del sistema occidentale. Quando per esempio sento che, secondo la stampa, i russi hanno tentato di far eleggere Trump negli USA, sorrido. Perché è una cosa che, purtroppo, non appartiene minimamente alla loro cultura. I russi non conoscono minimamente l'importanza tattica e strategica di queste cose. Perché se davvero in questo paese ci fossero partiti filorussi, qui in Italia ce ne saremmo accorti da un bel pezzo. E se davvero i russi volessero gettare scompiglio nel sistema americano, potrebbero investire sulle sconfinate contraddizioni di quel sistema, destabilizzandolo.
Chi mi legge almeno dal 2016, ricorderà che scrissi che l'elezione di Trump sarebbe stata una sciagura per la Russia, perché avrebbe ottenuto il risultato di allentare i rapporti nascenti tra i russi e l'universo sovranistico europeo, poi venuti meno e che successivamente gli americani avrebbero ricominciato a creare problemi ai russi. Se oggi tutti i leader sovranisti, dai nostri a quelli di tutti gli altri paesi europei, scodinzolano davanti alla NATO, è perché una copertura russa non esiste, vuoi perché i russi non hanno la forza o la voglia di garantirla, vuoi perché non si fidano dei leader europei. Il risultato è che oggi la Russia non può contare su alleati in grado di sostenerla, perché non ha investito in concrete relazioni internazionali. I russi hanno preferito i muscoli alla narrazione. Hanno sempre fatto questo calcolo: io Russia grande e grossa vinco, tu Ucraina piccola e debole perdi. Dimenticando che se la guerra si sposta nei mezzi di comunicazione e, su questo terreno, l'Ucraina ha a disposizione un esercito di attori, cineasti, musicisti, sportivi, e inoltre un vecchio leone che può regalare loro denaro attingendo dalle casse dell'imbelle Europa, alla fine non è più una questione muscolare di Russia contro Ucraina, ma di Russia contro il mondo intero. Perché se vuoi battere gli americani, o costruisci un soft-power più potente del loro o perdi. E questa è una cosa che se i russi finalmente capiranno, la capiranno con un altro leader, più giovane e più figlio della cultura social del suo tempo, non di quella del KGB. Perché un incantatore di serpenti avrà sempre più successo di chi li combatte a mani nude.
Alla fine ha ragione Salvatore Conte l'iconico boss di Gomorra la serie: "I russi sono pieni di soldi e di cattiveria e credono che bastino per comandare. E pensano male. Ci vuole la testa. Hanno ancora un sacco di strada da fare".
Andiamo per ordine. Se consideriamo soltanto la questione territoriale, per ora Putin sta vincendo. Si è preso parte del Donbass e ha mantenuto la Crimea. Si può obiettare che sia, per ora, saltato l'obiettivo di Kherson e di Odessa, e che quindi il suo sia un vantaggio di misura, ma il fatto è molto semplice: la Russia oggi ha più territori sotto controllo di quanti ne avesse all'inizio di questa vicenda. Altrettanto semplicemente, se di vantaggio si tratta per i russi - e per giunta, stiamo parlando di una situazione ancora in corso (che dunque può migliorare o peggiorare) - non è affatto un vantaggio indolore e senza rischi. La Russia non si deve confrontare soltanto con un paese molto più piccolo e debole, ma contro un intero Occidente che si gioca tutto in Ucraina e che quindi considera il sostegno di quel paese - che per giunta non fa parte della NATO - come una questione di vita o di morte. L'Ucraina ha riconquistato nelle ultime settimane alcuni territori di vitale importanza come la stessa Kherson, e la sensazione - anche osservando i tanti influencer filorussi (a partire da Dugin) non più trionfalistici come all'inizio - è che l'inerzia della guerra sia favorevole agli ucraini. Dunque, per ora, i russi sono in vantaggio, ma la prospettiva che l'Ucraina possa colmare quel vantaggio e ribaltare la situazione non è certo infondata.
Putin, ci si chiede da più parti, ha commesso degli errori? Questa è una domanda a cui non può rispondere nessuno che non ambisca a farsi considerare ridicolo. Un capo di stato di quel calibro non prende mai decisioni dettate dal proprio umore, ma si consulta sempre con una classe dirigente che, di qualità o meno, dispone comunque di dati di cui la persona comune non potrà mai venire a conoscenza. Per molti, quella di Putin è stata una mossa improvvida che ha gettato la Russia in un punto morto. E nessuno considera l'ipotesi che forse non avesse scelta. Poi certamente, in merito ai suoi errori, si possono azzardare le ipotesi. Chi mi legge da tanti anni, sa che ho sempre battuto su un grosso limite dei russi: la mancanza di quello che gli orecchianti anglofili definiscono "Soft Power". I russi non considerano che in un'infowar come questa, la narrazione assuma un'importanza primaria. Per loro conta la pura e semplice forza muscolare. E non c'è dubbio che se la sfida fosse soltanto tra ucraini e russi, i muscoli sarebbero tutti dalla parte di questi ultimi. Ma quando la sfida è tra un orso e una gang di animali più piccoli ma comunque aggressivi, guidati da un leone vecchio ma ancora vivo, le cose si complicano molto di più, soprattutto se per esempio alleati come Cina e India non hanno tutta questa voglia di schierarsi in maniera decisa dalla parte dei russi, cosa che avrebbe chiuso definitivamente il conflitto a favore di Putin, e viceversa fanno pagare oro quel po' di supporto peraltro molto più formale che sostanziale che finora hanno dato. Gli americani hanno, come sempre, investito tutte le proprie forze nella propaganda, nella narrazione. Hanno trasformato un'operazione speciale come l'hanno sempre definita i russi (i quali minacciano la galera a chiunque osasse dissentire) in una guerra a tutti gli effetti. Hanno raccontato al mondo che loro sono intervenuti in difesa dell'Ucraina quando si sono limitati semplicemente a mandare armi, senza un impegno diretto sul territorio. E hanno narrato - e stanno finora narrando - la situazione in Ucraina a modo loro, trasformandola in una disfatta per Putin. Che si è preso sì il Donbass. Ma si è giocato per sempre il resto dell'Ucraina, oltre ai paesi scandinavi ormai in prossimità di entrare nella NATO. E quindi, se pure il conflitto finisse oggi, anche ammesso (e non concesso) che la partita finisca qui, rischia di trasformarsi alla lunga in una sconfitta. Indipendentemente da Kherson, che in fin dei conti potrebbe pure essere una ritirata strategica. Non è da lì che si vedrà se il conflitto è girato dalla parte dell'Occidente. Le guerre non seguono mai piani inclinati, quindi era sciocco ieri chi dava per sicuro vincitore Putin e sciocco oggi chi invece lo dà per sconfitto. La guerra è ancora in corso e può accadere di tutto.
Qual è il prossimo passo che dovrebbe fare la Russia? Non lo so. Sarebbe folle se da qui io potessi anche solo osare rispondere ad una domanda del genere. Allora faccio una specie di gioco, consapevole della vacuità dello stesso. Cosa farei se io fossi Putin? Se io fossi Putin, investirei sul soft-power. I russi quando tentano di influenzare la politica internazionale lo fanno in maniera troppo leale e scoperta, tipico di chi non sa come si faccia davvero una cosa del genere. Perché non è nel loro DNA. Inoltre, una delle cose più importanti quando si inizia un conflitto è non permettere mai che il luogo dello scontro sia scelto dal nemico. I russi hanno un territorio sconfinato, non necessariamente fisico, dove portare il luogo dello scontro, ossia nelle tante contraddizioni del sistema occidentale. Quando per esempio sento che, secondo la stampa, i russi hanno tentato di far eleggere Trump negli USA, sorrido. Perché è una cosa che, purtroppo, non appartiene minimamente alla loro cultura. I russi non conoscono minimamente l'importanza tattica e strategica di queste cose. Perché se davvero in questo paese ci fossero partiti filorussi, qui in Italia ce ne saremmo accorti da un bel pezzo. E se davvero i russi volessero gettare scompiglio nel sistema americano, potrebbero investire sulle sconfinate contraddizioni di quel sistema, destabilizzandolo.
Chi mi legge almeno dal 2016, ricorderà che scrissi che l'elezione di Trump sarebbe stata una sciagura per la Russia, perché avrebbe ottenuto il risultato di allentare i rapporti nascenti tra i russi e l'universo sovranistico europeo, poi venuti meno e che successivamente gli americani avrebbero ricominciato a creare problemi ai russi. Se oggi tutti i leader sovranisti, dai nostri a quelli di tutti gli altri paesi europei, scodinzolano davanti alla NATO, è perché una copertura russa non esiste, vuoi perché i russi non hanno la forza o la voglia di garantirla, vuoi perché non si fidano dei leader europei. Il risultato è che oggi la Russia non può contare su alleati in grado di sostenerla, perché non ha investito in concrete relazioni internazionali. I russi hanno preferito i muscoli alla narrazione. Hanno sempre fatto questo calcolo: io Russia grande e grossa vinco, tu Ucraina piccola e debole perdi. Dimenticando che se la guerra si sposta nei mezzi di comunicazione e, su questo terreno, l'Ucraina ha a disposizione un esercito di attori, cineasti, musicisti, sportivi, e inoltre un vecchio leone che può regalare loro denaro attingendo dalle casse dell'imbelle Europa, alla fine non è più una questione muscolare di Russia contro Ucraina, ma di Russia contro il mondo intero. Perché se vuoi battere gli americani, o costruisci un soft-power più potente del loro o perdi. E questa è una cosa che se i russi finalmente capiranno, la capiranno con un altro leader, più giovane e più figlio della cultura social del suo tempo, non di quella del KGB. Perché un incantatore di serpenti avrà sempre più successo di chi li combatte a mani nude.
Alla fine ha ragione Salvatore Conte l'iconico boss di Gomorra la serie: "I russi sono pieni di soldi e di cattiveria e credono che bastino per comandare. E pensano male. Ci vuole la testa. Hanno ancora un sacco di strada da fare".