Ho seguito molto distrattamente le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, perché vedendo coagularsi attorno ad esse i teorici di una palingenesi - che, a mio avviso, non ci sarà neppure se i Repubblicani dovessero riportare una netta vittoria - ho avuto l'ennesima conferma dell'ingenua convinzione che le palingenesi seguano regole democratiche. Se qualcuno davvero si aspetta cambiamenti epocali alle urne, forse conviene che si interessi ad altro, perché la politica non è mestiere suo.
Il dato più preoccupante è, semmai, la percezione che esistano politicamente due Americhe, cosa che se sicuramente è vera dal punto di vista socio-antropologico - gli Stati Uniti non sono mai stati più vicini, dai tempi della secessione, ad una guerra civile come in questi anni - certamente non lo è dal punto di vista politico. Repubblicani e Democratici non solo sono praticamente uniti su tutte le cose davvero importanti, ma, soprattutto, lo sono in quello che si aspettano molti sovranisti all'amatriciana, ossia il famoso isolazionismo americano, che in verità è nei fatti già da molti anni, che vede d'accordissimo anche i democratici, la cui unica differenza è nelle modalità, e che soprattutto, sarebbe bene ribadirlo in nessuno dei due casi corrisponde con i desideri dei sovranisti europei, i quali hanno un'unica speranza di veder ritornare i propri paesi sovrani: un asse militare ed economico con la Russia. Con tutti i rischi del caso che nessuno, anche non necessariamente russofobo, nega.
Nella stessa vicenda Ucraina, da molti considerata l'emblema dell'interventismo americano, molti sovranisti fingono di non vedere che l'atteggiamento di Biden è stato di gran lunga diverso da quelli precedenti. Chiunque abbia attorno ai quarant'anni e abbia vissuto l'era dell'unipolarismo, quando gli americani sembravano destinati a prendersi tutto il mondo, sicuramente ha assistito al dipanamento di un consolidato copione: uno stato definito canaglia si ribellava agli americani, e sui giornali, puntuale, seguiva una martellante campagna mediatica contro il cattivo di turno definito a più riprese come pazzo, psicopatico, pericolo per l'umanità, al fine di aprire la strada alla giustificazione di un intervento militare che avrebbe disinnescato il cattivone di turno. Fu così per Milosevic, per Saddam Hussein, Gheddafi e altri ancora. Non è stato così per Assad, perché essendo cresciuta la Cina oltre le attese ma soprattutto essendo ritornata in pista la Russia, Putin, che certamente non agiva nell'interesse dei siriani bensì del proprio (doveva difendere la base russa in Siria), si è semplicemente messo di traverso, frenando i piani americani. Questa è la vera novità della politica degli ultimi anni, e infatti in Ucraina gli Stati Uniti con i loro vassalli europei si sono limitati a mandare le armi quando in altri tempi sarebbero intervenuti direttamente. La stessa "invasione russa" non è altro che la decisione da parte di Putin di approfittare della ormai sopraggiunta debolezza americana per fare una cosa che, se fosse dipeso da lui, avrebbe già fatto otto anni fa.
Tutto questo, come è facile intuire, rappresenta semplicemente la fine degli Stati Uniti per come li abbiamo conosciuti. Indebitati fino al collo, gli americani hanno due strade per uscirne: o trovano un altro paese da spolpare - paese che va da sé si rivolgerà ai BRICS - oppure semplicemente ridurranno di gran lunga il tenore di vita proprio e dei propri alleati, scatenando emergenze che riducano la propria popolazione. Anche per questo quando nel 2020 fece la sua comparsa il covid, sin da Gennaio - quando ancora di lockdown non si parlava e quando i pompieri negazionisti erano a sinistra - scrissi che sarebbero arrivati i guai. Perché gli Stati Uniti, avendo decretato il fallimento del Nuovo Ordine Mondiale, avevano bisogno di un pretesto per spolpare, scatenando ulteriori crisi, quelle economie europee che, prima del crollo del Muro di Berlino, venivano sostenute in chiave antisovietica. Questo è l'altro punto da molti ignorato: non c'è nessuna agenda globalista in atto (c'era sì, ma fino a Davos 2009) perché quel che stiamo vivendo è semplicemente la fase senile dell'epopea americana, destinata all'autocannibalismo di sé o dei propri alleati, attraverso i pretesti più disparati, covid e clima. Gli Stati Uniti non sono divisi sul tema "isolazionismo sì oppure no", perché questa tendenza è ormai consolidata in TUTTO il paese, ma sul tipo di isolazionismo. I repubblicani propongono di ritirarsi e basta, senza cannibalizzare l'Europa, semplicemente facendo un discorso molto semplice: quel che è perso, è perso, pazienza. I democratici invece cercano di riprendersi i soldi del piano Marshall fintamente donati ai paesi europei. La divisione è unicamente questa, a livello politico. Per intenderci, i repubblicani puntano su una "gorbaciovanizzazione" del sistema americano, attraverso un indebolimento della NATO e della CIA, che sono i capisaldi del potere americano in Europa, mentre i democratici cercano di tirare a campare, tentando di rallentare il declino americano, seguendo la strada della rana nell'ebollitore.
Poi c'è quella sociale e antropologica e, da questo punto di vista almeno, esistono certamente due Americhe in prossimità di una guerra civile. C'è l'America woke, imperniata sull'ideologia omosessualista, multiculturalista, tenuta in piedi dalle grandi corporation della tecnologia. E poi c'è l'America profonda, quella di chi non è colorato nella maniera giusta - perché nero è cool, ispanico e asiatico no - che si è illusa che il trumpismo potesse rappresentare una risposta ad un problema che non può essere risolto democraticamente perché è insito nella struttura stessa degli Stati Uniti odierni.
In comune, la divisione politica e quella sociale delle due Americhe ha una cosa soltanto: la consapevolezza di un paese ormai in declino e che vive al di sopra dei propri mezzi.
Il dato più preoccupante è, semmai, la percezione che esistano politicamente due Americhe, cosa che se sicuramente è vera dal punto di vista socio-antropologico - gli Stati Uniti non sono mai stati più vicini, dai tempi della secessione, ad una guerra civile come in questi anni - certamente non lo è dal punto di vista politico. Repubblicani e Democratici non solo sono praticamente uniti su tutte le cose davvero importanti, ma, soprattutto, lo sono in quello che si aspettano molti sovranisti all'amatriciana, ossia il famoso isolazionismo americano, che in verità è nei fatti già da molti anni, che vede d'accordissimo anche i democratici, la cui unica differenza è nelle modalità, e che soprattutto, sarebbe bene ribadirlo in nessuno dei due casi corrisponde con i desideri dei sovranisti europei, i quali hanno un'unica speranza di veder ritornare i propri paesi sovrani: un asse militare ed economico con la Russia. Con tutti i rischi del caso che nessuno, anche non necessariamente russofobo, nega.
Nella stessa vicenda Ucraina, da molti considerata l'emblema dell'interventismo americano, molti sovranisti fingono di non vedere che l'atteggiamento di Biden è stato di gran lunga diverso da quelli precedenti. Chiunque abbia attorno ai quarant'anni e abbia vissuto l'era dell'unipolarismo, quando gli americani sembravano destinati a prendersi tutto il mondo, sicuramente ha assistito al dipanamento di un consolidato copione: uno stato definito canaglia si ribellava agli americani, e sui giornali, puntuale, seguiva una martellante campagna mediatica contro il cattivo di turno definito a più riprese come pazzo, psicopatico, pericolo per l'umanità, al fine di aprire la strada alla giustificazione di un intervento militare che avrebbe disinnescato il cattivone di turno. Fu così per Milosevic, per Saddam Hussein, Gheddafi e altri ancora. Non è stato così per Assad, perché essendo cresciuta la Cina oltre le attese ma soprattutto essendo ritornata in pista la Russia, Putin, che certamente non agiva nell'interesse dei siriani bensì del proprio (doveva difendere la base russa in Siria), si è semplicemente messo di traverso, frenando i piani americani. Questa è la vera novità della politica degli ultimi anni, e infatti in Ucraina gli Stati Uniti con i loro vassalli europei si sono limitati a mandare le armi quando in altri tempi sarebbero intervenuti direttamente. La stessa "invasione russa" non è altro che la decisione da parte di Putin di approfittare della ormai sopraggiunta debolezza americana per fare una cosa che, se fosse dipeso da lui, avrebbe già fatto otto anni fa.
Tutto questo, come è facile intuire, rappresenta semplicemente la fine degli Stati Uniti per come li abbiamo conosciuti. Indebitati fino al collo, gli americani hanno due strade per uscirne: o trovano un altro paese da spolpare - paese che va da sé si rivolgerà ai BRICS - oppure semplicemente ridurranno di gran lunga il tenore di vita proprio e dei propri alleati, scatenando emergenze che riducano la propria popolazione. Anche per questo quando nel 2020 fece la sua comparsa il covid, sin da Gennaio - quando ancora di lockdown non si parlava e quando i pompieri negazionisti erano a sinistra - scrissi che sarebbero arrivati i guai. Perché gli Stati Uniti, avendo decretato il fallimento del Nuovo Ordine Mondiale, avevano bisogno di un pretesto per spolpare, scatenando ulteriori crisi, quelle economie europee che, prima del crollo del Muro di Berlino, venivano sostenute in chiave antisovietica. Questo è l'altro punto da molti ignorato: non c'è nessuna agenda globalista in atto (c'era sì, ma fino a Davos 2009) perché quel che stiamo vivendo è semplicemente la fase senile dell'epopea americana, destinata all'autocannibalismo di sé o dei propri alleati, attraverso i pretesti più disparati, covid e clima. Gli Stati Uniti non sono divisi sul tema "isolazionismo sì oppure no", perché questa tendenza è ormai consolidata in TUTTO il paese, ma sul tipo di isolazionismo. I repubblicani propongono di ritirarsi e basta, senza cannibalizzare l'Europa, semplicemente facendo un discorso molto semplice: quel che è perso, è perso, pazienza. I democratici invece cercano di riprendersi i soldi del piano Marshall fintamente donati ai paesi europei. La divisione è unicamente questa, a livello politico. Per intenderci, i repubblicani puntano su una "gorbaciovanizzazione" del sistema americano, attraverso un indebolimento della NATO e della CIA, che sono i capisaldi del potere americano in Europa, mentre i democratici cercano di tirare a campare, tentando di rallentare il declino americano, seguendo la strada della rana nell'ebollitore.
Poi c'è quella sociale e antropologica e, da questo punto di vista almeno, esistono certamente due Americhe in prossimità di una guerra civile. C'è l'America woke, imperniata sull'ideologia omosessualista, multiculturalista, tenuta in piedi dalle grandi corporation della tecnologia. E poi c'è l'America profonda, quella di chi non è colorato nella maniera giusta - perché nero è cool, ispanico e asiatico no - che si è illusa che il trumpismo potesse rappresentare una risposta ad un problema che non può essere risolto democraticamente perché è insito nella struttura stessa degli Stati Uniti odierni.
In comune, la divisione politica e quella sociale delle due Americhe ha una cosa soltanto: la consapevolezza di un paese ormai in declino e che vive al di sopra dei propri mezzi.
E, dunque, da riportare più o meno brutalmente alla realtà.