Parlare di politica in Italia ormai è come scegliere da quale piano del grattacielo buttarsi. E fin quando si tratta della scelta tra buttarsi dal primo piano o dal sesto, si può anche affrontare il presupposto di rompersi una gamba, se l'alternativa è perdere la vita. Se però la scelta è di buttarsi dal quindicesimo o dal ventesimo piano, è una scelta senza senso in ogni caso, e la persona di buonsenso cerca per quanto può di ingegnarsi a trovare una soluzione alternativa. E questo parte anzitutto dall'escludere le possibilità ugualmente mortali. Ok, siamo d'accordo che buttarsi dal quindicesimo piano solo perché l'alternativa è il ventesimo, non sia una buona idea. Ma non è tale nemmeno aprire l'ombrello e lanciarsi, a meno di non essere Mary Poppins. E infatti l'annoso problema degli immigrati è il classico esempio di problema che si cerca di affrontare scegliendo tra due piani alti di due grattacieli. Pensare di lasciare affogare dei poveri cristi a mare è una soluzione inumana e dunque non applicabile. Ma non è applicabile nemmeno inondare un paese in piena emergenza con milioni di immigrati che puntualmente finirebbero a fare da manovalanza criminale o per arricchire il business dei tanti speculatori sul problema, da alcune ONG alle mafie. Ecco i due piani del grattacielo. Poi ci sono le soluzioni Mary Poppins. E infine ci sono le soluzioni che risolverebbero il problema. Difficili? Improbabili? Sì. Come è improbabile salvarsi buttandosi dal quindicesimo piano di un grattacielo.
Chiariamo, invece, lo sfondo del problema. L'Africa è un insieme di stati fantoccio creati dall'ONU all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, il cui unico scopo era di togliere quei territori ai paesi europei e lasciarli interamente agli Stati Uniti, con alcune concessioni alla Francia, al Belgio e all'Olanda. Non conoscendo la situazione di tutte le realtà africane, vado direttamente a quella di un paese a me caro, nel quale ho vissuto e lavorato: la Libia.
Quella che noi chiamiamo Libia, in realtà non esiste. E' un accrocco di centoquaranta tribù divise su tutto (etnia, religioni, usanze, lingue, etc.) tranne che sul considerare il capo di turno (che siano i Senussi, che sia Gheddafi, che siano Haftar o Al Serraji) un impostore. Per la semplice ragione che ciascuno di questi capi è lì per succhiare tutte le risorse libiche, lasciando nella miseria i cosiddetti libici. Pensare quindi che, con questi presupposti, la Libia possa diventare democratica e occidentale come vorremmo, è semplicemente una follia. Bisognerebbe praticamente ammazzare tutti i cittadini del posto. Non si può però del resto certo tollerare un non-stato a poche centinaia di chilometri di distanza. Non c'entra nulla l'interventismo o il mancato rispetto della sovranità dei paesi africani: quando di fronte casa vostra c'è una famiglia che passa le giornate a spararsi, è vostro dovere intervenire anche con la forza, per evitare che qualche pallottola vagante colpisca qualcuno dei vostri cari. Parabola significa, bisogna mettere gli stivali su questi territori e farli nostri. Quando gli imbecilli buonisti sparano (giustamente, non è quello il punto) sul colonialismo, dovrebbero ricordare che quell'epoca è coincisa con le uniche cose positive che esistano in Africa. Certo, c'è stato anche un colonialismo predatorio e violento, come quello inglese. Ma se andate per esempio a Tripoli, o anche a Mogadiscio, scoprirete città italiane in tutto e per tutto. Quindi sì, il colonialismo ha predato ma ha anche costruito. Dopodiché c'è stato il neocolonialismo, che ha solo distrutto e sfruttato. Con una mano i paesi occidentali creano stati gli stati fantoccio di cui vi scrivevo, con l'altra attraverso le multinazionali derubano i posti locali di tutto il derubabile, salvo poi mandarvi nelle pubblicità su Youtube, il solito video strappalacrime del povero bambino nero che, con l'occhio supplicante, vi chiede di dare l'obolo, che non finisce davvero a lui (anche se vi arriva la foto a casa) ma alle organizzazioni criminali del posto. Fino al problema di cui stiamo parlando: l'immigrazione, inevitabile conseguenza della fuga di gente ridotta alla fame e alla sete da quello stesso Occidente che poi ogni giorno conciona sui doveri di assistenza.
E qui l'unica cosa intelligente sul tema risale ai tempi di Craxi, il quale nel famoso "discorso delle luci", disse con la visionarietà del genio che "gli immigrati si trovano al buio e vanno dove si accendono le luci. Per non farli venire, bisogna accendere le luci a casa loro".
Craxi, sia detto al passaggio, aveva capito perfettamente come sfruttare la situazione: amicare con i tiranni del posto costruendo infrastrutture e portando benessere per poi farsi affidare lo ius primae noctis sulle classi dirigenti locali, creando di fatto un "colonialismo buono". Chi pensa che sia saltato per Sigonella, dice una scemenza. Craxi salta proprio per questa sua politica che, di fatto, lo avrebbe affrancato dal controllo delle grandi potenze. Il problema, a mio avviso, si risolve in un unico modo, che è appunto quello di Craxi. I paesi europei si trovano di fronte ad un problema: o si prendono l'Africa, oppure l'Africa si prenderà l'Europa. Bisogna superare il complesso di colpa dell'uomo bianco e andare a prendersi i territori africani, portando in quei paesi benessere e prendendo in cambio le loro risorse. E' una cosa che va fatta a tavolino e tutte le potenze europee devono mettersi d'accordo su come spartirsi l'Africa. Colonialismo? No, semplice annessione.
Vaste programme? Può darsi. Qualcuno può obiettare che sia una soluzione visionaria. Ed è possibile che sia vero. Ma è anche vero che non si può proseguire a lungo tra due scelte ugualmente tossiche, quella di far morire di inedia milioni di poveri cristi e quella di trasformare le città europee in tante banlieues, col risultato di scatenare guerre civili tra realtà totalmente incompatibili.
Chiariamo, invece, lo sfondo del problema. L'Africa è un insieme di stati fantoccio creati dall'ONU all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, il cui unico scopo era di togliere quei territori ai paesi europei e lasciarli interamente agli Stati Uniti, con alcune concessioni alla Francia, al Belgio e all'Olanda. Non conoscendo la situazione di tutte le realtà africane, vado direttamente a quella di un paese a me caro, nel quale ho vissuto e lavorato: la Libia.
Quella che noi chiamiamo Libia, in realtà non esiste. E' un accrocco di centoquaranta tribù divise su tutto (etnia, religioni, usanze, lingue, etc.) tranne che sul considerare il capo di turno (che siano i Senussi, che sia Gheddafi, che siano Haftar o Al Serraji) un impostore. Per la semplice ragione che ciascuno di questi capi è lì per succhiare tutte le risorse libiche, lasciando nella miseria i cosiddetti libici. Pensare quindi che, con questi presupposti, la Libia possa diventare democratica e occidentale come vorremmo, è semplicemente una follia. Bisognerebbe praticamente ammazzare tutti i cittadini del posto. Non si può però del resto certo tollerare un non-stato a poche centinaia di chilometri di distanza. Non c'entra nulla l'interventismo o il mancato rispetto della sovranità dei paesi africani: quando di fronte casa vostra c'è una famiglia che passa le giornate a spararsi, è vostro dovere intervenire anche con la forza, per evitare che qualche pallottola vagante colpisca qualcuno dei vostri cari. Parabola significa, bisogna mettere gli stivali su questi territori e farli nostri. Quando gli imbecilli buonisti sparano (giustamente, non è quello il punto) sul colonialismo, dovrebbero ricordare che quell'epoca è coincisa con le uniche cose positive che esistano in Africa. Certo, c'è stato anche un colonialismo predatorio e violento, come quello inglese. Ma se andate per esempio a Tripoli, o anche a Mogadiscio, scoprirete città italiane in tutto e per tutto. Quindi sì, il colonialismo ha predato ma ha anche costruito. Dopodiché c'è stato il neocolonialismo, che ha solo distrutto e sfruttato. Con una mano i paesi occidentali creano stati gli stati fantoccio di cui vi scrivevo, con l'altra attraverso le multinazionali derubano i posti locali di tutto il derubabile, salvo poi mandarvi nelle pubblicità su Youtube, il solito video strappalacrime del povero bambino nero che, con l'occhio supplicante, vi chiede di dare l'obolo, che non finisce davvero a lui (anche se vi arriva la foto a casa) ma alle organizzazioni criminali del posto. Fino al problema di cui stiamo parlando: l'immigrazione, inevitabile conseguenza della fuga di gente ridotta alla fame e alla sete da quello stesso Occidente che poi ogni giorno conciona sui doveri di assistenza.
E qui l'unica cosa intelligente sul tema risale ai tempi di Craxi, il quale nel famoso "discorso delle luci", disse con la visionarietà del genio che "gli immigrati si trovano al buio e vanno dove si accendono le luci. Per non farli venire, bisogna accendere le luci a casa loro".
Craxi, sia detto al passaggio, aveva capito perfettamente come sfruttare la situazione: amicare con i tiranni del posto costruendo infrastrutture e portando benessere per poi farsi affidare lo ius primae noctis sulle classi dirigenti locali, creando di fatto un "colonialismo buono". Chi pensa che sia saltato per Sigonella, dice una scemenza. Craxi salta proprio per questa sua politica che, di fatto, lo avrebbe affrancato dal controllo delle grandi potenze. Il problema, a mio avviso, si risolve in un unico modo, che è appunto quello di Craxi. I paesi europei si trovano di fronte ad un problema: o si prendono l'Africa, oppure l'Africa si prenderà l'Europa. Bisogna superare il complesso di colpa dell'uomo bianco e andare a prendersi i territori africani, portando in quei paesi benessere e prendendo in cambio le loro risorse. E' una cosa che va fatta a tavolino e tutte le potenze europee devono mettersi d'accordo su come spartirsi l'Africa. Colonialismo? No, semplice annessione.
Vaste programme? Può darsi. Qualcuno può obiettare che sia una soluzione visionaria. Ed è possibile che sia vero. Ma è anche vero che non si può proseguire a lungo tra due scelte ugualmente tossiche, quella di far morire di inedia milioni di poveri cristi e quella di trasformare le città europee in tante banlieues, col risultato di scatenare guerre civili tra realtà totalmente incompatibili.
Quando la scelta è tra cadere dal quindicesimo o dal ventesimo piano, i fessi aprono una tavola rotonda su quanto duri l'agonia in ambedue casi. Le persone che guardano lontano tentano quantomeno di fabbricare una scala.