In un sistema autoritario tradizionalmente inteso, non c'è bisogno di persuadere i cittadini. Basta imporre un provvedimento e chi non si adegua, finisce sulla sedia elettrica. Nei sistemi democratici, la questione è ben più complessa. Il cittadino viene educato, sin dall'infanzia che ha dei diritti e che uno stato non può sottrarglieli come se niente fosse, dalla sera alla mattina. Soltanto che dal momento che il potere ha tutto l'interesse a perpetrarsi contro il cittadino, per convincerlo a fargli accettare determinate cose, ecco che tenta di convincerlo facendogli credere che quando si verificano certi fenomeni, questi siano figli dei diritti di cui gode.
Un esempio fulgidissimo di quanto sopra è la famosa questione delle "fake news". Per molti anni, il web è stato inondato da cazzari che costituivano autentiche centrali di produzione di notizie false, attorno alle quali si sono costruite intere carriere di debunker il cui unico scopo era quello di smentire le notizie false e di produrre una reazione nell'opinione pubblica che legittimasse leggi liberticide.
Naturalmente, chiunque volesse lottare contro le notizie false troverebbe un ampio riscontro da parte dell'opinione pubblica, ma già qui si pongono i primi quesiti: chi stabilisce quali notizie siano false? Istituiamo il Ministero della Verità? E soprattutto, calcolando che esistono già leggi che puniscono, sia pure indirettamente ma comunque con estrema durezza, le notizie false (diffamazione, calunnia, procurato allarme, aggiotaggio) a cosa serve una norma aggiuntiva?
In merito ai Rave Party, la questione è perfettamente analoga. Premessa: i rave party non hanno niente di libertario, sono eventi dove il consumo di droga sale alle stelle, spesso patrocinati da realtà affini al progressismo, prova ne sia che quella stessa sinistra che ha applaudito ad ogni norma vessatoria sul Covid, oggi si riscopre liberaldemocratica e denuncia i rischi che la Meloni istituisca uno Stato di Polizia. Ma non c'era bisogno di una nuova legge per vietarli, tant'è che già oggi la Polizia, come si è visto, quando ritiene di doverlo fare, interviene per sgomberarli.
Il problema è che il decreto legge in questione non si limita a punire i rave party come, al netto di mille riserve, sarebbe già più sensato fare, ma va oltre, recitando testualmente: "Chiunque organizzi o promuove l'invasione (di un luogo pubblico) con eventi che mettono in pericolo l'ordine pubblico - invasione commessa da più di 50 persone - è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro"
Primo punto. Chi stabilisce cosa è pericoloso o no? Le autorità, arbitrariamente, potrebbero ritenere pericoloso persino organizzare una manifestazione pacifica. E questa norma, non a caso, se fosse stata presente già alle numerose manifestazioni contro il green pass, avrebbe non soltanto punito chi le organizzava, non soltanto chi vi partecipava - e questo già di per sé sarebbe gravissimo - ma soprattutto chi le promuoveva. Cosa significa? Che d'ora in poi, se voi sui social scrivete che c'è una manifestazione in tot luogo, in tot data, rischiate una multa dai 1000 ai 10.000 euro. Cosa che naturalmente darà ai social network mainstream ulteriori spunti per introdurre ulteriori censure.
Un esempio fulgidissimo di quanto sopra è la famosa questione delle "fake news". Per molti anni, il web è stato inondato da cazzari che costituivano autentiche centrali di produzione di notizie false, attorno alle quali si sono costruite intere carriere di debunker il cui unico scopo era quello di smentire le notizie false e di produrre una reazione nell'opinione pubblica che legittimasse leggi liberticide.
Naturalmente, chiunque volesse lottare contro le notizie false troverebbe un ampio riscontro da parte dell'opinione pubblica, ma già qui si pongono i primi quesiti: chi stabilisce quali notizie siano false? Istituiamo il Ministero della Verità? E soprattutto, calcolando che esistono già leggi che puniscono, sia pure indirettamente ma comunque con estrema durezza, le notizie false (diffamazione, calunnia, procurato allarme, aggiotaggio) a cosa serve una norma aggiuntiva?
In merito ai Rave Party, la questione è perfettamente analoga. Premessa: i rave party non hanno niente di libertario, sono eventi dove il consumo di droga sale alle stelle, spesso patrocinati da realtà affini al progressismo, prova ne sia che quella stessa sinistra che ha applaudito ad ogni norma vessatoria sul Covid, oggi si riscopre liberaldemocratica e denuncia i rischi che la Meloni istituisca uno Stato di Polizia. Ma non c'era bisogno di una nuova legge per vietarli, tant'è che già oggi la Polizia, come si è visto, quando ritiene di doverlo fare, interviene per sgomberarli.
Il problema è che il decreto legge in questione non si limita a punire i rave party come, al netto di mille riserve, sarebbe già più sensato fare, ma va oltre, recitando testualmente: "Chiunque organizzi o promuove l'invasione (di un luogo pubblico) con eventi che mettono in pericolo l'ordine pubblico - invasione commessa da più di 50 persone - è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro"
Primo punto. Chi stabilisce cosa è pericoloso o no? Le autorità, arbitrariamente, potrebbero ritenere pericoloso persino organizzare una manifestazione pacifica. E questa norma, non a caso, se fosse stata presente già alle numerose manifestazioni contro il green pass, avrebbe non soltanto punito chi le organizzava, non soltanto chi vi partecipava - e questo già di per sé sarebbe gravissimo - ma soprattutto chi le promuoveva. Cosa significa? Che d'ora in poi, se voi sui social scrivete che c'è una manifestazione in tot luogo, in tot data, rischiate una multa dai 1000 ai 10.000 euro. Cosa che naturalmente darà ai social network mainstream ulteriori spunti per introdurre ulteriori censure.
Cosa in sintesi è accaduto a seguito del rave party? La cosa più semplice del mondo, inaugurata dal covid. Con la scusa di combattere un'emergenza, si è introdotto per decreto legge un nuovo reato liberticida. E' il vecchio schema dell'emergenzialismo, il nuovo totalitarismo del terzo millennio. Al quale la Meloni, con questo decreto, si è prestata. Naturalmente dandovi a bere che nel frattempo difenderà il vostro diritto di mangiare la pastasciutta.