Ne parlavamo proprio qualche giorno fa con amici, anche di idee diverse, di diversi partiti, di come sarà il governo Meloni e, almeno su un punto, concordiamo tutti: non vorremmo essere nei panni di Giorgia. Il perché l'ho già scritto in articoli precedenti e dunque lo sintetizzo: la neo-presidente del Consiglio ha tutto da perdere da una situazione che si presuppone essere, per lei, lose/lose. Non si vuole né dire che la Meloni non sia sincera né dare per scontato che sia compiaciuta di proseguire la liquidazione del sistema italiano. La questione è semplice: se dovesse governare contro il sistema, i veri padroni (finanza, UE) le ritorcerebbero contro i mercati e farebbero di tutto per affossarla. Se governasse seguendo il dettato del sistema, vedrebbe crescere attorno a sé alleati animati dall'interesse di ripigliarsi la primogenitura del sovranismo, contando sul fatto che gli elettori dimentichino che Berlusconi e Salvini hanno governato con Draghi.
A tal proposito, mentre oggi ero fuori, da più parti su Whatsapp mi hanno chiesto cosa io ne pensi del discorso della Meloni e, al riguardo, devo deludere i miei corrispondenti: non ho ascoltato il suo discorso perché tanto già so che, qualsiasi cosa abbia detto, è semplicemente inutile. Tutte le volte che c'è un discorso di un rappresentante delle istituzioni, mi sento come in quella famosa gag di Massimo Troisi quando il compianto comico, fingendo di non sapere che il Napoli aveva vinto lo scudetto, inizia a snocciolare tutti i luoghi comuni su quell'impresa sportiva che puntualmente si sarebbero verificati nei mesi a seguire, del tipo "l'hanno già detto che questa è una vittoria del gruppo? L'hanno già detto che il merito è dell'allenatore?".
La differenza la faranno i fatti. Spiegare che le premesse di questo governo (di qualsiasi governo) non siano incoraggianti, è una cosa che ormai abbiamo fatto fino alla noia.
Fin qui, il già sentito, tuttavia essenziale per chiarire che questo sarà un governo dove si tenterà di gettare fumo negli occhi, attraverso parole come "merito" e "sovranismo alimentare". Ma questi argomenti fanno breccia solo nei cuori dei senzamemoria. Potete tormentare la gente quanto volete su questioni di lana caprina tipo "Si dice IL o LA presidente?", ma i milioni di posti di lavoro persi anche e soprattutto grazie alle politiche di sinistra non ritorneranno solo perché imporremo alla gente di cambiare sesso a mezzo vocabolario.
Fin qui, la cosmesi, il fumo. Poi c'è la sostanza che è semplice: il vero merito e il vero sovranismo si ottengono mettendo le imprese nelle condizioni di operare senza lacci e lacciuoli di sorta, liberalizzando i molteplici ordini professionali che rappresentano il vero sistema castale italiano, smettendo di finanziare aziende di stato che stanno in piedi solo quando lo stato può parare i loro fondelli, salvo poi andarsene quando ciò non è più possibile. E questo non accadrà mai, sia perché i dettami internazionali richiedono espressamente l'impoverimento delle ricchezze interne dei paesi europei, sia perché lo Stato ha fame chimica di risorse da drenare dalle tasche degli italiani. E dunque ogni governo liberale si deve confrontare con una mentalità per la quale tutti vorrebbero merito e libero mercato, salvo per il proprio. Con lo Stato che dunque è chiamato a dover fare da babbo e non da semplice facilitatore.
Sulla sovranità alimentare, la demagogia è ancora più irritante. Perché la questione non è se sia giusto mangiare nei ristoranti italiani o pretendere che il parmigiano si chiami tale e non parmesan. Il sovranismo presuppone cose molto concettualmente più semplici e nel contempo difficili da realizzare: sovranità militare, monetaria, politica, economica. Ebbene, un governo che è costretto a chiedere l'autorizzazione a poteri stranieri per il semplice fatto di esistere, non è un governo sovrano. E impostare il discorso credendo che questo si applichi a temi tutto sommato irrilevanti (perché l'Italia sul piano alimentare è sostanzialmente già sovrano, infatti le multinazionali del cibo qui hanno poca presa) significa non aver capito essenzialmente il problema e confonderlo, come molti fanno, con l'autarchia.
Il sovranismo è la possibilità di stampare moneta quando si ritiene opportuno farlo, senza delegare la decisione ad autorità non governative. Di poter muovere gli eserciti sul proprio territorio come pare e piace, senza che da Washington telefonino se vedono che ho mosso un soldato da Pozzuoli a Sorrento. Di avere un piano espansionistico che consenta di reperire altrove quelle materie prime di cui oggi si ha mancanza, senza dover rendere conto a chi, per combattere il colonialismo, ne sta favorendo altri. Di avere una politica che decida per sé, senza dover ricorrere al plauso di altri poteri interessati naturalmente a fare i propri interessi a discapito dell'Italia. Che senso avrebbe altrimenti cianciare di sovranismo alimentare se la Francia, in cambio del proprio benestare alla figura della Meloni, magari chiedesse di penalizzare il settore agroalimentare italiano in favore del proprio? Che senso avrebbe pretendere di cambiare le parole italiane da tennis a pallacorda o da computer a calcolatore se poi, alla prima buona occasione, tennisti e aziende informatiche portano il proprio conto all'estero?
La realtà è che questo è e sarà il governo della fuffa, fatto appositamente per far venire in odio agli italiani il concetto di sovranità. Si confonderà il sovranismo con l'autarchia, si farà un po' di caciara su temi puramente cosmetici come l'aborto, dividendo ulteriormente gli italiani tra cattobigotti oscurantisti (spesso dalla vita privata tutt'altro che irreprensibile) e ideologi della cultura della morte altrettanto in malafede, sacrificando le ragioni intelligenti dell'una e dell'altra parte e radicalizzandoli su posizioni contrapposte intenibili, naturalmente oscurando i veri punti della questione e annichilendo la complessità di un dibattito insolubile.
A tal proposito, mentre oggi ero fuori, da più parti su Whatsapp mi hanno chiesto cosa io ne pensi del discorso della Meloni e, al riguardo, devo deludere i miei corrispondenti: non ho ascoltato il suo discorso perché tanto già so che, qualsiasi cosa abbia detto, è semplicemente inutile. Tutte le volte che c'è un discorso di un rappresentante delle istituzioni, mi sento come in quella famosa gag di Massimo Troisi quando il compianto comico, fingendo di non sapere che il Napoli aveva vinto lo scudetto, inizia a snocciolare tutti i luoghi comuni su quell'impresa sportiva che puntualmente si sarebbero verificati nei mesi a seguire, del tipo "l'hanno già detto che questa è una vittoria del gruppo? L'hanno già detto che il merito è dell'allenatore?".
La differenza la faranno i fatti. Spiegare che le premesse di questo governo (di qualsiasi governo) non siano incoraggianti, è una cosa che ormai abbiamo fatto fino alla noia.
Fin qui, il già sentito, tuttavia essenziale per chiarire che questo sarà un governo dove si tenterà di gettare fumo negli occhi, attraverso parole come "merito" e "sovranismo alimentare". Ma questi argomenti fanno breccia solo nei cuori dei senzamemoria. Potete tormentare la gente quanto volete su questioni di lana caprina tipo "Si dice IL o LA presidente?", ma i milioni di posti di lavoro persi anche e soprattutto grazie alle politiche di sinistra non ritorneranno solo perché imporremo alla gente di cambiare sesso a mezzo vocabolario.
Fin qui, la cosmesi, il fumo. Poi c'è la sostanza che è semplice: il vero merito e il vero sovranismo si ottengono mettendo le imprese nelle condizioni di operare senza lacci e lacciuoli di sorta, liberalizzando i molteplici ordini professionali che rappresentano il vero sistema castale italiano, smettendo di finanziare aziende di stato che stanno in piedi solo quando lo stato può parare i loro fondelli, salvo poi andarsene quando ciò non è più possibile. E questo non accadrà mai, sia perché i dettami internazionali richiedono espressamente l'impoverimento delle ricchezze interne dei paesi europei, sia perché lo Stato ha fame chimica di risorse da drenare dalle tasche degli italiani. E dunque ogni governo liberale si deve confrontare con una mentalità per la quale tutti vorrebbero merito e libero mercato, salvo per il proprio. Con lo Stato che dunque è chiamato a dover fare da babbo e non da semplice facilitatore.
Sulla sovranità alimentare, la demagogia è ancora più irritante. Perché la questione non è se sia giusto mangiare nei ristoranti italiani o pretendere che il parmigiano si chiami tale e non parmesan. Il sovranismo presuppone cose molto concettualmente più semplici e nel contempo difficili da realizzare: sovranità militare, monetaria, politica, economica. Ebbene, un governo che è costretto a chiedere l'autorizzazione a poteri stranieri per il semplice fatto di esistere, non è un governo sovrano. E impostare il discorso credendo che questo si applichi a temi tutto sommato irrilevanti (perché l'Italia sul piano alimentare è sostanzialmente già sovrano, infatti le multinazionali del cibo qui hanno poca presa) significa non aver capito essenzialmente il problema e confonderlo, come molti fanno, con l'autarchia.
Il sovranismo è la possibilità di stampare moneta quando si ritiene opportuno farlo, senza delegare la decisione ad autorità non governative. Di poter muovere gli eserciti sul proprio territorio come pare e piace, senza che da Washington telefonino se vedono che ho mosso un soldato da Pozzuoli a Sorrento. Di avere un piano espansionistico che consenta di reperire altrove quelle materie prime di cui oggi si ha mancanza, senza dover rendere conto a chi, per combattere il colonialismo, ne sta favorendo altri. Di avere una politica che decida per sé, senza dover ricorrere al plauso di altri poteri interessati naturalmente a fare i propri interessi a discapito dell'Italia. Che senso avrebbe altrimenti cianciare di sovranismo alimentare se la Francia, in cambio del proprio benestare alla figura della Meloni, magari chiedesse di penalizzare il settore agroalimentare italiano in favore del proprio? Che senso avrebbe pretendere di cambiare le parole italiane da tennis a pallacorda o da computer a calcolatore se poi, alla prima buona occasione, tennisti e aziende informatiche portano il proprio conto all'estero?
La realtà è che questo è e sarà il governo della fuffa, fatto appositamente per far venire in odio agli italiani il concetto di sovranità. Si confonderà il sovranismo con l'autarchia, si farà un po' di caciara su temi puramente cosmetici come l'aborto, dividendo ulteriormente gli italiani tra cattobigotti oscurantisti (spesso dalla vita privata tutt'altro che irreprensibile) e ideologi della cultura della morte altrettanto in malafede, sacrificando le ragioni intelligenti dell'una e dell'altra parte e radicalizzandoli su posizioni contrapposte intenibili, naturalmente oscurando i veri punti della questione e annichilendo la complessità di un dibattito insolubile.
L'unica magra consolazione è che, diversamente da cinque anni fa (errore di cui non finirò mai di pentirmi) stavolta non mi sono pubblicamente "schierato" con nessuno. Ho votato ma non ho detto e non dirò mai per chi. Non ho ricavato per le mie posizioni lettori di questo o di quell'universo politico pronti ad accusarmi di tradimento, questa comunità non ha appaltato la propria indipendenza a nessun gruppo di potere e quindi possiamo parlare serenamente male o bene di questo governo, senza pregiudizi che, né in un senso né nell'altro, personalmente non ho mai avuto.
D'altra parte, l'indipendenza di pensiero ha onori e oneri. Se la Meloni renderà questo paese più sovrano di come fosse prima, glielo riconosceremo e saremo pronti a scusarci. Se non sarà così, non ci sarà da incolparla più di tanto. I mali di questo paese vengono da lontano e non sarebbero imputabili alla Meloni nemmeno se, Dio ne guardi, la sua azione ci facesse fallire. Alla fine, tutti dovremo sottometterci ad un unico ed implacabile giudice.La realtà.