Ne Il diario di uno scrittore, Fedor Dostoevskij, oltre ad anticipare la fine dell'Impero Ottomano (“Saranno gli stessi inglesi i quali oggi difendono l'inviolabilità della Turchia e le augurano fortuna e prosperità, saranno loro, dico, a far fuori il Sultano.”), ci spiega, con sorprendente lungimiranza, i funesti progetti anglosassoni e anglotalmudici: la Nato allargata a Est; l'Intermarium; la follia che pervade i vari Petr Pavel e Maia Sandu, dovuta non solo alla cupidigia, ma anche al duplice complesso, di inferiorità e superiorità, nutrito nei riguardi dei loro fratelli ortodossi russi.

Scrive Dostoevskij:

C'è in Europa una combinazione molto più persuasiva per l'avvenire; essa è un prodotto puramente inglese ed è un rimedio agli errori del partito
Tory. Si tratta di beneficare con la mano dell'Inghilterra gli slavi balcanici onde aizzarli contro la Russia. Si prevede la possibilità di sconfessare la Turchia e di formare un'intesa balcanica cristiana con centro a Costantinopoli. Gli slavi liberati e riconoscenti entrerebbero nell'orbita dell'Inghilterra la quale si vanterebbe di avere loro «aperto gli occhi» sulla Russia, contro la quale essi si schiererebbero; e la Russia non vedrebbe mai l'ombra di Costantinopoli. È difficile architettare un piano apparentemente più furbo. Effettivamente una parte dell'«intellighenzia» slava ha poca fiducia nella Russia. Non parlo del popolo: per il popolo serbo e montenegrino la Russia è sempre l'amica, la madre, la protettrice, la futura liberatrice. Ma l'«intellighenzia» vede spesso una Russia perfida che vuole inghiottire tutti gli slavi. Non dobbiamo nasconderci che molti slavi non ci amano e ci considerano barbari in confronto a loro. Molti cechi per esempio sono convinti di avere avuto almeno quaranta poeti come Pùsckin. Si tratta di gente suscettibile e inesperta con la quale il giuoco dell'Inghilterra potrebbe riuscire.
Eppure quella combinazione è falsa e contro natura. È possibile anzitutto unire greci, slavi, romeni per dar loro un centro a Costantinopoli? E a chi apparterrebbe la città? A tutti; ecco che incomincerebbero le liti almeno tra slavi e greci, se vogliamo supporre che tutti gli slavi siano d'accordo tra loro. Formare un impero? e a chi darne il trono? A un Asburgo?
Ne nascerebbero nuove contestazioni delle quali si gioverebbe l'Inghilterra per eleggersi naturale protettrice di quel giovane organismo politico e per confermare gli slavi nel loro odio per la Russia. In questo piano c'è troppa menzogna e troppe calunnie per la Russia.
Nessun falso può resistere ai raggi della verità. Un giorno gli slavi capiranno il nostro disinteresse e allora l'unione slava sarà inarrestabile. Gli slavi saranno illuminati dallo spirito russo e capiranno che se vogliono svilupparsi debbono rinunciare alle loro discordie.
La potenza della Russia non li impaurirà più, ma anzi li attirerà inevitabilmente.
La comunanza della fede, dell'ortodossia russa che il popolo ha per santissima, cementerà i legami. E che cosa ha potuto mantenere viva la fede slava sotto il dominio musulmano durato quattro secoli se non l'ortodossia? Tanto hanno patito per questa fede che, solo per questo essa deve essere loro cara. Quanto alla combinazione, essa appare probabile; se il partito whig avrà il sopravvento, gli inglesi si faranno sotto: «Eccoci, siamo pronti ad aiutarvi, o slavi».

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Effettivamente, dopo la Prima Guerra Mondiale, il gioco di aizzare gli slavi occidentali contro la Russia è riuscito. Cechi e Polacchi sono i più accaniti contro Mosca, anche per il ricordo del Patto di Varsavia. In particolare l'intellighenzia, della quale in Rep. Ceca ho avuto sentore, è particolarmente virulenta nella sua avversione alla Russia, mentre in Polonia l'odio è diffuso a tutti i livelli e raggiunge la patologia, come nei Paesi Baltici. Curioso che in vicini che ne hanno condiviso la sorte, come Slovacchia, Ungheria e persino Romania l'animosità è molto meno accentuata, se pure c'è, mentre per i Bulgari la Russia è una sorta di fratello maggiore.
 

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