Visione Tv ha recentemente intervistato un Generale, di cui taccio il nome, autore di un libro sulla fine di Aldo Moro. Il personaggio in questione, collaboratore del giornale La Verità (slurp), espone un punto di vista insolito e ficcante, non privo di risvolti surreali, sulla dinamica del rapimento dello statista democristiano e, a cascata, sulla Storia italiana degli ultimi quarant'anni. Tangentopoli? Nientemeno che un golpe che fece piazza pulita degli agenti sovietici (proprio così) annidati a Montecitorio. Cioè politici come Giulio Andreotti e Bettino Craxi, e imprenditori come Raul Gardini, erano al servizio di Mosca, mentre quelli che al servizio di Mosca lo erano stati veramente furono collocati nei posti chiave e portati al governo sotto l'accorta direzione dal fiore della tecnocrazia massonico-azionista.
Andiamo avanti. Gli artefici delle stragi di Ustica e Bologna? Palestinesi, ovviamente.
E qui il chepì d'antan cede il posto alla kippah.
Torniamo al caso Moro. Secondo lui, il Presidente del Consiglio fu rapito, torturato e assassinato da agenti italiani (le Br, ma anche uomini delle istituzioni) della superpotenza d'oltrecortina. Alla perentoria affermazione, il militare fa seguire la seguente considerazione: “Che interesse avevano gli angloamericani a destabilizzare un Paese della NATO? Quando si sono accorti che il vertice politico italiano era composto da traditori [?], allora hanno eretto un cordone sanitario attorno all'Italia e poi questi [i politici italiani] hanno dovuto obbedire ciecamente [ai nostri padroni americani].” Quindi i sovietici e le loro quinte colonne italiane eliminarono Moro, però gli americani – che non c'entravano niente (Kissinger, prosegue il Generale, non minacciò ma mise in guardia Moro dal pericolo rappresentato dai traditori filo-PCUS che lo attorniavano) – sfruttarono l'episodio per stringere ulteriormente la morsa attorno alla penisola. Se diamo per scontata l'interpretazione dello spirito di Yalta come sostanziale connivenza che univa i Paesi guida dei due blocchi, l'ipotesi avanzata dal Generale guadagna in consequenzialità e acquista una ratio. Purtroppo non è così. Il punto è che il Generale ritiene che gli statunitensi si siano fatti accoppare sotto gli occhi e senza battere ciglio un fedele alleato, Moro Aldo da Mesagne. E poi ne approfittarono per meglio assoggettarci; ma senza premeditazione, per carità. Caro lettore, ora capisci perché lo scrivente, lungi dall'assumere una disposizione assolutoria o dal covare velleità rossobrune, ne ha le palle piene degli anticomunisti come questo Generale e dei loro omologhi antifascisti? Ribadisco: costituiscono la massima espressione di abbrutimento, di degenerazione delle facoltà intellettive. Bisogna riporre nel cassetto i drappi neri e rossi che fanno perdere il lume della ragione: siamo uomini, non tori. Qualcuno magari si crede un toro scatenato, ma è soltanto un bue cornuto e mazziato, a disagio con le vacche (meno con i "vaccari"). E occorre altresì smascherare i generali con la kippah che imperversano nell'esercito e nella pubblicistica, schiavi delle loro psicosi e prigionieri dei fantasmi di un passato che non vuole passare.
Ogni tipo di psicosi caratterizzata da un delirio cronico rende ciechi e finisce col generare solamente una sequela infinita di baggianate che fanno a pugni con la logica.
Andiamo avanti. Gli artefici delle stragi di Ustica e Bologna? Palestinesi, ovviamente.
E qui il chepì d'antan cede il posto alla kippah.
Torniamo al caso Moro. Secondo lui, il Presidente del Consiglio fu rapito, torturato e assassinato da agenti italiani (le Br, ma anche uomini delle istituzioni) della superpotenza d'oltrecortina. Alla perentoria affermazione, il militare fa seguire la seguente considerazione: “Che interesse avevano gli angloamericani a destabilizzare un Paese della NATO? Quando si sono accorti che il vertice politico italiano era composto da traditori [?], allora hanno eretto un cordone sanitario attorno all'Italia e poi questi [i politici italiani] hanno dovuto obbedire ciecamente [ai nostri padroni americani].” Quindi i sovietici e le loro quinte colonne italiane eliminarono Moro, però gli americani – che non c'entravano niente (Kissinger, prosegue il Generale, non minacciò ma mise in guardia Moro dal pericolo rappresentato dai traditori filo-PCUS che lo attorniavano) – sfruttarono l'episodio per stringere ulteriormente la morsa attorno alla penisola. Se diamo per scontata l'interpretazione dello spirito di Yalta come sostanziale connivenza che univa i Paesi guida dei due blocchi, l'ipotesi avanzata dal Generale guadagna in consequenzialità e acquista una ratio. Purtroppo non è così. Il punto è che il Generale ritiene che gli statunitensi si siano fatti accoppare sotto gli occhi e senza battere ciglio un fedele alleato, Moro Aldo da Mesagne. E poi ne approfittarono per meglio assoggettarci; ma senza premeditazione, per carità. Caro lettore, ora capisci perché lo scrivente, lungi dall'assumere una disposizione assolutoria o dal covare velleità rossobrune, ne ha le palle piene degli anticomunisti come questo Generale e dei loro omologhi antifascisti? Ribadisco: costituiscono la massima espressione di abbrutimento, di degenerazione delle facoltà intellettive. Bisogna riporre nel cassetto i drappi neri e rossi che fanno perdere il lume della ragione: siamo uomini, non tori. Qualcuno magari si crede un toro scatenato, ma è soltanto un bue cornuto e mazziato, a disagio con le vacche (meno con i "vaccari"). E occorre altresì smascherare i generali con la kippah che imperversano nell'esercito e nella pubblicistica, schiavi delle loro psicosi e prigionieri dei fantasmi di un passato che non vuole passare.
Ogni tipo di psicosi caratterizzata da un delirio cronico rende ciechi e finisce col generare solamente una sequela infinita di baggianate che fanno a pugni con la logica.
Laddove la paranoia sostituisce l'analisi, si moltiplicano le schiere dei maneggioni che amano affondare il mestolo nel nauseabondo e fumigante pentolone degli escrementi.