Demon Quaid, youtuber di fede juventina, dopo ogni partita pubblica un video con le pagelle dei giocatori della propria squadra del cuore, le cosiddette “pagellazze”. Alcuni anni fa, quando doveva esprimere un giudizio sulla prestazione di Paulo Dybala, solitamente mediocre o poco esaltante, soleva esclamare: Dybala 7! Dybala 7! Era una forma sarcastica di 7 politico, in aperta polemica con gli ammiratori dell'attaccante argentino. Lo stesso 7 politico potrei assegnarlo a Giorgia Meloni. Commentare il viaggio in Cina del nostro Presidente del Consiglio è un esercizio di stile, una impresa sterile. I denigratori di Giorgia ragioneranno in base ai propri pregiudizi e stroncheranno in toto la visita a Xi; gli estimatori riusciranno a rinvenirvi tracce positive. Pur non odiandola (ci crediate o meno, la considero una donna simpatica e persino piacente), ho sempre manifestato la massima disistima per il personaggio e per le idee che spaccia e rinnega a seconda delle convenienze. Però da parte mia sarebbe ingeneroso addossarle la croce delle italiche disgrazie. Siamo una nazione commissariata da non so più quanto tempo, e scrivere sulla politica estera di una nazione commissariata significa scrivere sull'acqua. È stucchevole ricercare ossessivamente la ratio della scelta di abbandonare la Nuova Via della Seta, come fanno Michele Geraci e Gianni Alemanno (dov'è finita la kippah, Alema'?). Sappiamo benissimo, e lo sapevano Meloni e il suo staff, che la Belt and Road Initiative è un progetto infrastrutturale che coinvolge decine di nazioni su tre continenti e non un comune accordo bilaterale Roma-Pechino. Così come sappiamo che i nostri governanti preoccupati per il deficit commerciale con la Cina accettano tranquillamente il deficit commerciale con la Germania. Sui nostri legami con le realtà extraoccidentali pende una sorta di spada di Damocle che potrebbe stralciarli in qualsiasi momento. Perciò, pur provando disgusto per certe battute discutibili ("La mamma dei fascisti è sempre in Cina") e certi commentini squallidi sul post dedicato alla figlioletta Ginevra (“Ovunque, insieme. Ti amo topolina mia”) provenienti da sinistra, considero fuori luogo l'ottimismo che aleggia tra i sostenitori del governo e che ha investito pure i Primati – e le Proscimmie – Nazionali. L'accordo triennale su Intelligenza Artificiale e terre rare non è da buttare, e per quanto modesto costituisce l'inizio di un non meglio precisato percorso di collaborazione privilegiata col gigante orientale.
Ma le domande sorgono spontanee: quanto durerà? Per di più, certe dichiarazioni gratuite di Meloni destano apprensione. La ragazza non perde il vizio, comune alla stragrande maggioranza dei leader occidentali, di suggerire all'interlocutore cosa deve o non deve fare: “
Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa...” E ancora: "Il presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli, ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso." Ora non so se è cocciuta di suo o se quelli di Langley, per dirla con Jessica Rabbit, “la dipingono così”. Ripeto: non lo so e non mi interessa. Io so solo che, dopo la piaggeria filoatlantica che ha isolato l'Italia in Europa, ha di nuovo palesato ostilità gratuita e granitica nei confronti della Russia. Una simile villanata, le unghie sulla lavagna dopo sublimi melodie (la scelta brillante anche se non originale di evocare la figura di Marco Polo), non contribuisce a ristabilire un clima positivo. Molti mi rimproverano di tenere una posizione eccessivamente filocinese e di pensare che il Dragone verrà a salvarci. Niente di più inesatto: io ritengo che nessuno verrà a salvarci e nessuno ci farà sconti o ci concederà attenuanti (“Eh, sai, eravamo colonie”... risposta: “Affari vostri. Peggio per voi”). Probabilmente chiunque al posto di Meloni, persuaso o meno della bontà delle proprie azioni, avrebbe pronunciato quelle frasi minatorie all'indirizzo del governo di Pechino. Proprio per questo è più che mai urgente riflettere sui danni prodotti dalla nostra condizione di compiacente provincia dell'Impero prigioniera di un vincolo esterno che nessun partito intende seriamente ridiscutere. Si tratti della vicinanza ai sionisti come compensazione dell'impotenza e dell'impossibilità di dar vita a un nazionalismo italiano assertivo (scopo proibitivo finché si rimane nel recinto occidentale) o della condanna dei supposti brogli venezuelani (ma in Ucraina quando si vota?), sta di fatto che gli errori si accumulano. E l'accumulo di errori comporterà strascichi pesanti, forse letali. C'è qualcosa di malato e di morboso in questa politica italiana, e segnatamente in questa destra spuria che dialoga con compagni di giochi immaginari e ostenta amicizie più presunte che autentiche, da Putin che... si congratula con Maduro, al buon Orban, un magiaro furbo di tre cotte che ha aperto alla BYD Company fottendosene bellamente dei niet dei “patrioti europei”, Lega in primis. Frattanto il porto di Trieste, che aveva ottime chance di risorgere, diventa l'ennesimo hub logistico della U.S. Army, presumibilmente a spese del contribuente italiota. Fregati? Certo. Ma beccheremo soltanto fregature e sòle finché l'analisi rigorosa cederà il passo alla paura di essere abbandonati da mamma America e soprattutto alla speranza mal riposta di rinascere sotto l'ala protettrice di Washington e Tel Aviv. Quest'ultimo intermezzo onirico pomeridiano ricorre spesso nei ragionamenti degli stralunati apologeti di Trump, il sogno bagnato del commesso viaggiatore di mezza età che immagina di vivere avventure galanti con le clienti più giovani e carine. Forse sarebbe il caso di darsi una svegliata, di ripassare l'ABC del realismo politico e letterario e di lasciar perdere Fantàsia. Primo perché non siamo ne La storia infinita di Michael Ende, e secondo perché questo modo di essere e di fare castelli in aria che chiamiamo impropriamente "destra" assomiglia più al Nulla che avanza che al prode Atreiu. Devo per forza dare un voto alla missione diplomatica del Presidente del Consiglio? Meloni 7! Meloni 7!