Smaltita la sbronza emotiva causata dal fallito attentato a Donald Trump, ricominciamo a ragionare a mente fredda secondo schemi geopolitici e non politicistici. Proviamo a immaginare il piano, assai semplice e lineare, della futuribile amministrazione repubblicana, qualora l'élite al timone decidesse di tentare il tutto per tutto.

EUROPA.
1) Tregua o pace in Ucraina. Non a caso la carica di vicepresidente spetterà alla “colomba” J. D. Vance (nella foto). L'obiettivo ottimale sarebbe congelare il conflitto per poi, se necessario, scongelarlo e riprenderlo in tempi migliori; nel peggiore dei casi, concludere una pace onorevole con Mosca e cercare di accattivarsi i favori Putin. Nella stanza dei bottoni di Bruxelles, però, rimarranno al loro posto le incompetenti vedove di Biden col dente avvelenato dalla vittoria del finto isolazionista Trump.
Le suddette vedove sono una pedina fondamentale nelle mani degli strateghi americani. Esse protrarranno l'effetto “Europa nazzzista” e impediranno volentieri qualsiasi riavvicinamento con la Russia. Mosca e Washington devono essere o sembrare amici, mentre l'inimicizia tra Russia tradizionalista ed Europa progressista deve proseguire e incancrenirsi. Inoltre, le vedove, quasi tutte permissive, woke e green, contribuiranno ad acuire l'artificiosa (perché sono entrambi un prodotto degli angloebraici) polarizzazione “sovranisti” vs “globalisti” in vista di un possibile scontro acuto intraeuropeo.
2) Tagliare fuori l'Estremo Oriente. Ridurre al lumicino o interrompere del tutto gli scambi commerciali - e deteriorare i legami diplomatici - tra la Cina e il Vecchio Continente. E' arrivata l'ora di sferrare la mazzata definitiva agli odiati europei, e i dazi sulle auto elettriche sono soltanto l'antipasto. Sarà un gioco da ragazzi, specie per chi, come l'Italia, vanta una classe dirigente visceralmente sinofoba (già nel 2008 Meloni, allora Ministro della Gioventù, e Gasparri proposero di boicottare le Olimpiadi di Pechino per solidarietà nei confronti del Tibet) e profondamente anglofila.
L'Europa sarà di fatto una colonia priva di relazioni internazionali durature e credibili, con circoscritte oasi di benessere in un deserto di indigenza, regressione tecnico-scientifica e caos sociale. La decadenza verrà celata sotto una spessa coltre di cerone dai sovranisti cosmetici, che si scateneranno con una sfilza di piani Mattei di corto respiro e perennemente sottofinanziati, conati autarchici, finte “alleanze” (Patto del Quirinale) e partnership leonine transatlantiche a esclusivo vantaggio del vorace e indebitato ex egemone.

ASIA.
Riproporre lo schema ucraino. Sfruttare il pretesto delle rivendicazioni territoriali per impelagare indefinitamente il Dragone in un conflitto con i proxy americani nei mari della Cina. Andranno in prima linea Taiwan, Filippine e, forse, la Corea del Sud; Giappone e Australia fungeranno da retrovie da spremere fino all'ultimo centesimo. Non è da escludere una qualche sorpresina colorata in Tibet o nell'Asia centrale. L'arcipelago delle Filippine (tutti cattolici gli utili idioti dell'Impero, dai banderisti uniati ai polacchi) in particolare, dove Biden ha rimesso in sella Marcos Jr., rampollo del pupazzo cleptocrate Marcos Sr., costituisce una vera e propria testa d'ariete dotata di una immensa riserva di carne da cannone (120 milioni di abitanti, tre volte l'Ucraina) e un groviglio di isole e isolette perfetto per condurre una guerriglia infinita, cruenta e dispendiosa.
Da vedere come reagirà il terzetto “filorusso” comprendente Corea del Nord, India e Vietnam. Le ultime due potrebbero aiutare Pechino ad aggirare le sanzioni comminate dall'Occidente collettivo.

MEDIO ORIENTE.
Calma apparente. Con la Cina impegnata, Israele andrà avanti a bullizzare i vicini più deboli, forte della tacita complicità dei russi (poveri siriani!). Con ogni probabilità Tel Aviv si ingegnerà di provocare nuovamente l'Iran e innescherà torbidi e rivolte nella penisola arabica, ma si guarderà bene dal farsi coinvolgere in un conflitto su vasta scala. Calma apparente, nel segno della continuità.

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