La vera democrazia, non l'impiastro talmudico d'oltreoceano, che è soltanto uno starnazzare di polli da batteria, richiede una seppur minima dose di chiarezza e di verità.
Le cosiddette
strategggie con tre G e l'ipermachiavellismo funzionano nei regimi autoritari o nelle democrature come quella russa, dove Putin ha recitato da campione della cricca vendipatria sanpietroburghese mentre dietro le quinte si trasformava gradualmente in uomo forte simbolo della rinascita nazionale. In un sistema vulnerabile e irto di tabù e pastoie come il nostro, ove le differenze risultano annacquate e in cui ci si reca alle urne ogni diciotto mesi, le strategggie causano effetti letali, uno su tutti l'inarrestabile emorragia di consensi che finisce col minare qualsiasi prospettiva di cambiamento. A ciascun personaggio e a ciascun partito, da Renzi a Salvini, dalla Lega al M5S, è toccata la sorte della rana di Esopo: prima gonfiati a dismisura dai numeri e dalle percentuali e dal lavorio dei media, poi ridotti all'impotenza e infine fatti esplodere dal malcontento dei delusi. Tutti, e sottolineo tutti, hanno inevitabilmente pagato lo scotto del salto di dimensione che li aveva catapultati dalla Piazza al Palazzo. Aperta parentesi. La magistratura “rossa” ci ha, come si suol dire, messo lo zampino, d'accordo; ma vi siete mai chiesti per quale motivo nessuno osa affrontarla e ridimensionarla? Chiusa parentesi. Il soggetto percepito come portatore di nuove istanze, dicevamo, puntualmente imbocca la china dell'impopolarità perché o si rimangia la parola data o si scontra con la resistenza di avversari coriacei e potentissimi, seguaci della famosa Agenda. Non si tratta del normale disincanto weberiano che suole cogliere ogni movimento bensì di un abisso venutosi a frapporre tra le aspettative abnormi suscitate nel pubblico e le grame realizzazioni concrete operate dalla macchina governativa, tra la protesta fattasi proposta e le cose realmente fattibili. C'è chi ipotizza un tradimento in piena regola. Anziché contrastare l'immigrazione clandestina col blocco navale e di fermare gli sbarchi sulla linea del bagnasciuga, come indicato nel programma, la Meloni ha spedito la nostra marina militare a presidiare il Mar Rosso; e domani, chissà, l'Oceano Indiano o Pacifico. Chiamatelo tradimento oppure ordine calato dall'alto: il risultato è uguale. Di fronte ai clamorosi voltafaccia, gli italiani si sentono turlupinati, presi in giro, trattati alla stregua di bambini ritardati. Se le rane di Esopo dei partiti avessero preferito il linguaggio della responsabilità agli slogan accattivanti della pubblicità ingannevole, gli elettori avrebbero evitato di farli esplodere revocando loro la fiducia, anzi li avrebbero compresi ed esortati ad andare avanti. Bastava tenere un discorso semplice, pratico e schietto: “Signori, siamo un paese a sovranità limitata per non dire inesistente; vedremo di fare il possibile, ma non vi garantiamo niente.” L'astensionismo si combatte anche così. Invece hanno scelto la via facile lastricata di promesse mirabolanti, frasi ad effetto, sparate propagandistiche, menzogne sensazionali e tante lazzaronate degne del circo Barnum: venghino siori! Male, molto male. La gente apprezza coloro che parlano chiaro, anche se poi si perdono un po' nei meandri del bizantinismo parlamentare e allungano il brodo col latinorum del politichese. La democrazia e il dialogo vertice-base esigono un minimo di trasparenza; democrazia e verità possono dormire in letti separati, ma non possono divorziare e allontanarsi definitivamente. La scorpacciata di bugie e giravolte genera disaffezione. E la nostra classe politica in tal senso è recidiva. Questo il disastro sul fronte interno. Per quanto concerne gli affari esteri, determinanti nell'attuale fase di transizione geopolitica, Salvini dichiara che si opporrà all'invio di truppe italiane in Ucraina. Si opporrà come si è opposto alle porcate del governo Draghi? Quel Draghi oscenamente osannato dalla Lega per via dell'italianità, in predicato di sostituire la von der Leyen in qualità di capo della Commissione Europea? Ministro, io non le credo perché Lei non ha alcun potere di veto. Le sue opinioni, la sua volontà e la sua buonafede contano zero. Bisogna giustificare i nostri delegati, certo, e se è il caso votarli o rivotarli; ma proprio per questo dobbiamo smettere di idealizzarli, di sopravvalutarli, di nutrire speranze sconfinate, di credere a Babbo Natale.