Su X (Twitter), torme di mattonisti, elmi prussiani, neocarolingi e nostalgici vari, la maggior parte dei quali fieri putiniani, festeggiano il centotrentacinquesimo compleanno del loro Mito, il baffetto austriaco, colui che con le sue mosse improvvide contribuì liquidare l'Europa, a renderla una mera espressione geografica appendice di Washington. Del nazionalsocialismo, a conti fatti un vero e proprio asset dell'Anglosfera, condanno anzitutto le sciocchezze concettuali (un Impero razzialmente puro è un controsenso) e il suo essersi fatto strumento – inconsapevole? - delle mire egemoniche anglosassoni: Berlino bastione antimoscovita è un classico intramontabile – e ora più che mai attuale – della geopolitica anglosassone. Hitler rinnegò l'acuta sobrietà di un vero conservatore, Bismarck, per sposare le turbolenze sediziose e demagogiche parasinistrorse in funzione antibolscevica. Hitler era considerato un rivoluzionario, il rottamatore del vecchio ordine capitalista inglese: Amadeo Bordiga tifò per lui almeno fino al 1941. Antisemita nelle parole e nei fatti, nella misura in cui accoppò qualche milione di ciabattini e bottegai che parlavano yiddish, laddove scese a patti con i grandi potentati ebraici e finanche sionisti, il Terzo Reich partiva da premesse profondamente talmudiche (eliminare le razze inferiori) ed era – al pari del comunismo – anticristiano e oltremodo neopagano, incline a rimestare nel torbido dei culti esoterici, a sguazzare nell'irrazionale, a celebrare bislacchi rituali carnascialeschi a base di rune e fiaccole. Senza contare l'avversione – talora implicita, talaltra esplicita – per la romanità, tipica di un certo milieu pangermanista. Il fascismo, diversamente, tentò di far confluire su di sé (come Giuseppe Antonio Borgese consigliò a Mussolini) in maniera controversa e molto italiana le tre anime del nascente partitismo di massa: il nazionalismo, il socialismo e il popolarismo cattolico. L'errore capitale di Hitler consistette nell'aver attaccato l'URSS senza prima aver piegato l'Inghilterra, anzi con ogni probabilità d'accordo con quest'ultima. L'operazione Barbarossa fu una guerra preventiva? Non credo, anche se non mi sento di escluderlo al 100%. Tuttavia la marcia verso est, poi rivelatasi fatale, era contemplata dal Mein Kampf, scritto quasi vent'anni prima. In ultima analisi, vi consiglio di diffidare dai proto e dai neonazisti. Perché dietro ogni pallone gonfiato della destra – e della sinistra – radicale c’è quasi sempre un laido plutocrate straniero col cappello a cilindro e con le palle quadrate.

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