La guatemalizzazione dell’Europa prevista con largo anticipo da John Kleeves è in scena, ma alla platea non interessa granché. Rincari, aziende in liquidazione, disastri naturali dovuti all'incuria malamente spacciati per conseguenze del cambiamento climatico. Un profluvio di sciagure che suscita disinteresse in larga parte dell’opinione pubblica convertita alla nuova religione civile della resilienza. Resilienza fa rima con impotenza, indolenza, indifferenza. Sarà per questo che il resiliente incassa con passiva remissività ogni soverchieria; pare che sfregi e restrizioni del perimetro delle libertà gli rimbalzino addosso, manco fosse fatto di gomma e non di carne. Sviati dal sistema (dis)informativo e affetti da cupio dissolvi o c’è dell’altro? Purtroppo c’è anche dell’altro. Il sistema piace, è attrattivo e induce assuefazione. Nessuno vuole rinunciare allo stile di vita comodo e spensierato garantito dal benessere – sempre meno – diffuso e dalla fuga dalle responsabilità resa possibile dal nostro status di neocolonia. E ne hanno ben donde, sia chiaro.
Quando lo scialo appare agli sgoccioli, scatta il meccanismo psicologico di difesa e, se non si è più materialmente benestanti, si cerca di reiterare e di far sopravvivere l’apparenza del benessere, il suo simulacro. Ecco che gli ex benestanti, o coloro che non lo sono mai stati, si arrabattano per ripiombare nello stato di narcolessia indotto dallo scialo, per spremere l’ultimo grammo di edonismo dai magri conti correnti. Progetti a medio-lungo termine? No, grazie. Dopo di me, il diluvio. Drogati, ma drogati di normalità e perciò degni di commiserazione, se non di assoluzione. Mi vengono in mente quei bambini che, dopo aver commesso una marachella passibile di punizione, corrono ad abbracciare il genitore per intenerirlo e scongiurare così le busse. Il cittadino-monello esige la sua razione quotidiana ricreazione e null’altro: l'apericena, l’esodo ferragostano, la festa di compleanno con la torta con dedica e i palloncini, una paga onorevole che possa assicurargli quest’insieme di piccole cose di pessimo gusto a cui era abituato, che odorano di satolla tranquillità consuetudinaria e che trasmettono sicurezza. “Non picchiarmi, papà” equivale al “Toglietemi tutto, ma non la mia routine quotidiana”, come il Breil della reclame: Don't touch my Breil.
Lasciatemi affogare nell’aurea mediocritas fino all’ultimo secondo, a qualsiasi prezzo, a costo di farmi mitridatizzare goccia di veleno dopo goccia di veleno, assurdità dopo assurdità, vaccino dopo vaccino, camionista eletto miss universo dopo camionista eletto miss universo, marcantonio che compete nelle gare femminili dopo marcantonio che compete nelle gare femminile. E così via, carnevalata dopo carnevalata, andrà tutto bene dopo andrà tutto bene.
E pazienza se si cade come mosche in auto, per strada, sotto la doccia… gli angeli del soccorso ridotti a Compagnia della buona morte, a monatti manzoniani. Papà, restiamo ancora un po’ al luna park, implora il piccolo homo ludens. L’infantilizzazione di quello che dovrebbe essere un soggetto giuridico, denunciano i classici della sociologia eretica che nessuno si prende più la briga di consultare. Il bamboccio è pauroso, suggestionabile, privo di libertà (l'adulto ne fa le veci) e di consapevolezza. Papà non picchiarmi, sarò un cittadino modello; papà, restituiscimi il mio trenino e sarò ipocondriaco, ubbidiente e decerebrato come vuoi tu. Moriremo non democristiani ma circondati da fanciullini, attendendo invano che si manifesti l'ira del giusto. Il giusto è incalzato da ben altri impegni: balla la zumba, mangia salatini e si scatta i selfie nei cessi delle discoteche. C’ha judo. Il giusto su cui riponiamo le nostre speranze di riscatto è un fantasma inguaribilmente affezionato alla sua esistenza da vivo, e che pertanto ritorna nei luoghi dove ha trascorso giorni felici. Ma il babbo di questo spettro che si aggira tra noi promette e non mantiene e si aspetta l’impossibile dal suo pargoletto frescone, si dimostra ogni dì più esigente e severo, fino a sfiorare la perversione e il sadismo puro: oggi lo manda a letto senza videogiochi, domani senza cena: dobbiamo, anzi devi digiunare, figliuolo. Il digiuno irrobustisce il fisico e aumenta la forza di volontà, e tu ragazzo ne avrai bisogno quando ti ritroverai a dover attraversare le nuove frontiere del progresso, le sfide imposte dal mercato e dall’ambiente. Non esisteranno limes infrangibili e ci si pareranno davanti mercati vergini che non vanno banditi ma regolamentati, come raccomandavano l'evangelista del vizio Marco Pannella e la sua pletora di pedagoghi capovolti e diseducativi. Un giorno non molto lontano potremo finalmente mercanteggiare gli organi o magari l’acqua e l’aria, e a chi non paga gli staccheremo l’ossigeno.
E il marmocchio-cittadino, anziché sbudellare l’iniquo genitore e darsela a gambe, subisce e confida in tempi migliori, eternando la coazione a ripetere. Il cittadino-scolaretto accoglie con spirito di sopportazione le stangate settembrine, le condizioni lavorative che non lasciano possibilità di futuro, la sanità disastrata (la sanità migliore del mondo esiste solo nel dizionario dei luoghi comuni italiano-gentese), la politica-reality delle figurine che fanno lo gnorri, la sostanziale anomia che ogni volta si porta un pezzo di Stato di diritto. E, c’è da scommettere, sopporterà le bastonate delle squadre antisommossa e le sevizie che gli saranno inflitte dai “nuovi italiani” con eccesso di melanina e testosterone. Chissà, tra un pugno e un calcio potrebbe scoprire una predisposizione al sadomaso estremo. Questo è in definitiva il cittadino medio italiano che forma la massa del pecorume belante-votante. Nulla a che spartire con la rivolta di Atlante di Ayn Rand. Fanno ridere i libertari e i liberali che si costruiscono astrattamente l’immagine del soggetto individuale capace di autodeterminarsi, il classico uomo della strada dalla mentalità pratica che, matita dietro l’orecchio, si fa i conti in tasca e revoca la fiducia al governo.
Quando lo scialo appare agli sgoccioli, scatta il meccanismo psicologico di difesa e, se non si è più materialmente benestanti, si cerca di reiterare e di far sopravvivere l’apparenza del benessere, il suo simulacro. Ecco che gli ex benestanti, o coloro che non lo sono mai stati, si arrabattano per ripiombare nello stato di narcolessia indotto dallo scialo, per spremere l’ultimo grammo di edonismo dai magri conti correnti. Progetti a medio-lungo termine? No, grazie. Dopo di me, il diluvio. Drogati, ma drogati di normalità e perciò degni di commiserazione, se non di assoluzione. Mi vengono in mente quei bambini che, dopo aver commesso una marachella passibile di punizione, corrono ad abbracciare il genitore per intenerirlo e scongiurare così le busse. Il cittadino-monello esige la sua razione quotidiana ricreazione e null’altro: l'apericena, l’esodo ferragostano, la festa di compleanno con la torta con dedica e i palloncini, una paga onorevole che possa assicurargli quest’insieme di piccole cose di pessimo gusto a cui era abituato, che odorano di satolla tranquillità consuetudinaria e che trasmettono sicurezza. “Non picchiarmi, papà” equivale al “Toglietemi tutto, ma non la mia routine quotidiana”, come il Breil della reclame: Don't touch my Breil.
Lasciatemi affogare nell’aurea mediocritas fino all’ultimo secondo, a qualsiasi prezzo, a costo di farmi mitridatizzare goccia di veleno dopo goccia di veleno, assurdità dopo assurdità, vaccino dopo vaccino, camionista eletto miss universo dopo camionista eletto miss universo, marcantonio che compete nelle gare femminili dopo marcantonio che compete nelle gare femminile. E così via, carnevalata dopo carnevalata, andrà tutto bene dopo andrà tutto bene.
E pazienza se si cade come mosche in auto, per strada, sotto la doccia… gli angeli del soccorso ridotti a Compagnia della buona morte, a monatti manzoniani. Papà, restiamo ancora un po’ al luna park, implora il piccolo homo ludens. L’infantilizzazione di quello che dovrebbe essere un soggetto giuridico, denunciano i classici della sociologia eretica che nessuno si prende più la briga di consultare. Il bamboccio è pauroso, suggestionabile, privo di libertà (l'adulto ne fa le veci) e di consapevolezza. Papà non picchiarmi, sarò un cittadino modello; papà, restituiscimi il mio trenino e sarò ipocondriaco, ubbidiente e decerebrato come vuoi tu. Moriremo non democristiani ma circondati da fanciullini, attendendo invano che si manifesti l'ira del giusto. Il giusto è incalzato da ben altri impegni: balla la zumba, mangia salatini e si scatta i selfie nei cessi delle discoteche. C’ha judo. Il giusto su cui riponiamo le nostre speranze di riscatto è un fantasma inguaribilmente affezionato alla sua esistenza da vivo, e che pertanto ritorna nei luoghi dove ha trascorso giorni felici. Ma il babbo di questo spettro che si aggira tra noi promette e non mantiene e si aspetta l’impossibile dal suo pargoletto frescone, si dimostra ogni dì più esigente e severo, fino a sfiorare la perversione e il sadismo puro: oggi lo manda a letto senza videogiochi, domani senza cena: dobbiamo, anzi devi digiunare, figliuolo. Il digiuno irrobustisce il fisico e aumenta la forza di volontà, e tu ragazzo ne avrai bisogno quando ti ritroverai a dover attraversare le nuove frontiere del progresso, le sfide imposte dal mercato e dall’ambiente. Non esisteranno limes infrangibili e ci si pareranno davanti mercati vergini che non vanno banditi ma regolamentati, come raccomandavano l'evangelista del vizio Marco Pannella e la sua pletora di pedagoghi capovolti e diseducativi. Un giorno non molto lontano potremo finalmente mercanteggiare gli organi o magari l’acqua e l’aria, e a chi non paga gli staccheremo l’ossigeno.
E il marmocchio-cittadino, anziché sbudellare l’iniquo genitore e darsela a gambe, subisce e confida in tempi migliori, eternando la coazione a ripetere. Il cittadino-scolaretto accoglie con spirito di sopportazione le stangate settembrine, le condizioni lavorative che non lasciano possibilità di futuro, la sanità disastrata (la sanità migliore del mondo esiste solo nel dizionario dei luoghi comuni italiano-gentese), la politica-reality delle figurine che fanno lo gnorri, la sostanziale anomia che ogni volta si porta un pezzo di Stato di diritto. E, c’è da scommettere, sopporterà le bastonate delle squadre antisommossa e le sevizie che gli saranno inflitte dai “nuovi italiani” con eccesso di melanina e testosterone. Chissà, tra un pugno e un calcio potrebbe scoprire una predisposizione al sadomaso estremo. Questo è in definitiva il cittadino medio italiano che forma la massa del pecorume belante-votante. Nulla a che spartire con la rivolta di Atlante di Ayn Rand. Fanno ridere i libertari e i liberali che si costruiscono astrattamente l’immagine del soggetto individuale capace di autodeterminarsi, il classico uomo della strada dalla mentalità pratica che, matita dietro l’orecchio, si fa i conti in tasca e revoca la fiducia al governo.
Esemplari umani del genere sono sempre stati l’eccezione che confermano la regola. Credere che sia fattibile un grande rivolgimento con un simile materiale a disposizione è una cosa da pazzi. Che Dio ce la mandi buona.