Il mal francese, uno dei flagelli dei tempi andati, una patologia che non lasciava scampo. Contagioso e terribile, induceva alla pazzia e complicava - o interdiva - incredibilmente l'espletamento di certi bisogni biologici fondamentali. La magistratura è la sifilide che affligge le istituzioni italiane, una vera e propria infermità che appesta ciò che tocca. È merito di questa piaga venerea se la nostra società è diventata un purgatorio amministrato da anime perse tremebonde e ricattabili. La casistica è ampia e offre materiale e spunti a iosa: ministri grigliati a fuoco lento, clericoni bancarottieri, pargoli sessuomani, telefoni bollenti. L’amministrazione coloniale americana che presiede la Repubblica Italiota “nata dalla Resistenza” si regge sulle debolezze e i peccatucci dei nostri delegati. Mani Pulite è ancora in mezzo a noi, i suoi metodi polizieschi sono tuttora pienamente operativi. I procedimenti giudiziari farsa non si contano più: Salvini processato per “sequestro di persona”; Conte e Speranza inchiodati perché troppo morbidi nel gestire lo stato di polizia sanitario instaurato nel corso della pandemia; il figlio del Presidente del Senato messo alla gogna per un presunta violenza carnale, al pari di Ciro Grillo; la Santanché inquisita per falso in bilancio e una serie di gretterie da parvenu. Se c’è una cosa che detesto fare è assumere simbolicamente la difesa d’ufficio di una nomenklatura di basso conio: mi annoia soppesare torti e ragioni, cercare col lumicino le prove a discolpa di Tizio, Caio e Sempronio. E poi non ho più la voglia e l'acribia per poterli giudicare a mente fredda. Personalmente li vedrei bene stesi, orizzontali, dal primo all’ultimo, dai grillo-piddini ai leghisti che fanno i pesci in barile, passando per i transfughi del PD (Partito “Demmerda” o se preferite Poltrone & Divani).
Ah, dimenticavo il partito di “maggioranza”, Fratelli Bastardi d’Italia. Sul serio, non risparmierei nessuno tranne, forse, le scorte e la pletora di portaborse e mangiaufo di Montecitorio; al massimo gli farei scontare un paio d’anni nelle latomie o nelle miniere di carbone. Tuttavia proverò a recitare il ruolo di avvocato del diavolo e finanche delle cause perse. Su Salvini: si è mai visto un Ministro dell’Interno indagato per aver respinto un barcone di clandestini? No. Processo istruito a cazzo di cane, fondato su penosi argomenti umanitari. Il caso, per quanto mi riguarda, è chiuso. Conte e Speranza? Devo essere sincero? Ebbene, nessuno degli odierni politicanti, al loro posto, avrebbe fatto meglio. Siamo in presenza di un lercio processo politico – Renzi e Calenda detestano il “pacifismo” e il goffo “multilateralismo” dell’ex Presidente del Consiglio pugliese – basato su capi d’accusa ridicoli e ipocriti – non sono stati abbastanza solerti! “Giuseppi”, poi, il boia del lockdown, incassò la fiducia da Trump, mica da Xi. E questo è quanto.
Gli episodi riguardanti Leonardo Apache (esiste il reato di “condotta onomastica leggera”?) La Russa e Grillo junior rientrano nel filone pestilenziale inaugurato dal movimento Me Too. Gli scandali sessuali costituiscono una intimidazione diretta ai diretti interessati e ai loro illustri genitori, oltre a creare un polverone e un’occasione di chiacchiera pruriginosa da pausa caffè. Screditate e calunniate, qualcosa rimarrà, foss’anche la progressiva – e ormai ultimata – zombizzazione del popolo bue. Anziché prendervela con Conte e il diafanoide, prendetevela con chi ha concepito e attuato un attacco batteriologico di glaciale spietatezza. Perché di quello si è trattato. In fondo, i militari russi convocati da Conte vennero a impartirci l’estrema unzione; il coro dell’Armata Rossa, non a caso, intonò il
Va, pensiero, ossia il canto disperato di uno schiavo moribondo. Il Barbiere di Siviglia, in seguito, servì a depistare. Macabro umorismo slavo. I nostri deputati, senatori e ministri hanno una pallida idea del tranello in cui sono caduti? Nient’affatto! Studiare una contromossa e mettere in campo una reazione (di Wassermann?) comune appaiono cose lontane dallo loro portata. E poi per quale ragione dovrebbero rischiare la ghirba e il vitalizio quando possono bruciare le calorie dei lauti pasti consumati alla buvette cimentandosi in discipline sportive come il fare a scaricabarili, il beccarsi a vicenda (la rissosità avicola è la cifra dell’establishment italiota) e altri rami del teatrino politico? Finché nessuno si deciderà a porre mano a una radicale e draconiana riforma della magistratura, il morbo che corrode la politica e la società, non ne verremo mai a capo. Ai malcapitati finiti negli ingranaggi della Macchina posso solo raccomandare pazienza e sopportazione. E, in ultima analisi, di rassegnare le dimissioni. Esatto, le dimissioni. Sei minacciato e ricattabile? O ti ritiri a vita privata e salvi la faccia, oppure accetti il martirio, anticamera del Paradiso. I giudici geneticamente modificati e vessatori ammansiscono i politici, li rendono psicologicamente manipolabili e soprattutto proni e ubbidienti. Nel momento in cui i nostri rappresentanti dovranno proclamare la legge marziale e votare l’entrata nella fase attiva della cobelligeranza, risulteranno la freccia in più dei colonizzatori di Washington. Grazie, Matrigna Giustizia, hai fornito un contributo determinante alla distruzione dell’Italia. Non mi resta che congedarmi con le celebri parole di un illustre sconosciuto di duemila anni fa: Tutto è compiuto.

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