Si farà? La rivoluzione, intendo. E chi lo sa! Se devo essere sincero, quanto sta succedendo in Francia puzza tremendamente e non promette nulla di buono. Insomma, all’orizzonte non scorgo alcuna primavera dei popoli.
Si, d’accordo, ben venga tutto ciò che può indebolire Eliogabalo Macròn, i disordini vanno sostenuti e incoraggiati.
Ma è veramente così? Le proteste violente, le automobili ribaltate e le vetrine infrante indeboliscono o rafforzano i governi? L’incendio appiccato all’entrata del municipio di Bordeaux e i tafferugli tra manifestanti e polizia avvicinano il cambiamento o la svolta autoritaria? La seconda che hai detto. Non c’è mica bisogno di scomodare dietrologie e sbirri infiltrati per capire che una simile linea di condotta è inutile se non addirittura controproducente. Certo, nelle vene dei francesi scorre prepotente l’arte della sedizione, ma è un’arte praticata più con il cuore che con il cervello.
Ai miei connazionali, estasiati dallo spiritaccio anarcoide e invidiosi del piglio barricadiero transalpino, ricordo che la contestazione del 1968, il cosiddetto Maggio Francese, contribuì a rovesciare il presidente De Gaulle, un conservatore che guardava ad est. Proprio così, miei diletti crociati occidentalisti, quel De Gaulle che due anni prima aveva ritirato la Francia dall’Alleanza Atlantica. L’unica cosa da fare, e che tutti i riottosi si guardano bene dal fare, è prendere di mira le ambasciate, le basi militari e il personale angloamericano di stanza in Francia. La furia iconoclasta della piazza va diretta contro gli emblemi dell’occupazione angloamericana, altro che sfilare lungo i boulevards cantando Katiuscia, altro che allestire filarmoniche comunarde e orchestrare il piagnisteo dei pensionati. Questa roba è foriera di caos, e in assenza di gruppi organizzati portatori di idee chiare il caos fa il gioco della reazione. Per favore, smettete di confondere le convulsioni piazzaiole e il casarinismo à la française con la Rivoluzione, che è una cosa seria e tragica.
Vi siete mai chiesti quale sarebbe l’esito delle sollevazioni scomposte delle ultime settimane? Chi dovrebbe mettere il cappello sulla folla tumultuante? Chi dovrebbe subentrare a Macròn? Badate bene, potrebbero sostituire il vile pupazzo, guerrafondaio passivo, con un guerrafondaio attivo disposto a qualsiasi mossa avventurista.
Si, d’accordo, ben venga tutto ciò che può indebolire Eliogabalo Macròn, i disordini vanno sostenuti e incoraggiati.
Ma è veramente così? Le proteste violente, le automobili ribaltate e le vetrine infrante indeboliscono o rafforzano i governi? L’incendio appiccato all’entrata del municipio di Bordeaux e i tafferugli tra manifestanti e polizia avvicinano il cambiamento o la svolta autoritaria? La seconda che hai detto. Non c’è mica bisogno di scomodare dietrologie e sbirri infiltrati per capire che una simile linea di condotta è inutile se non addirittura controproducente. Certo, nelle vene dei francesi scorre prepotente l’arte della sedizione, ma è un’arte praticata più con il cuore che con il cervello.
Ai miei connazionali, estasiati dallo spiritaccio anarcoide e invidiosi del piglio barricadiero transalpino, ricordo che la contestazione del 1968, il cosiddetto Maggio Francese, contribuì a rovesciare il presidente De Gaulle, un conservatore che guardava ad est. Proprio così, miei diletti crociati occidentalisti, quel De Gaulle che due anni prima aveva ritirato la Francia dall’Alleanza Atlantica. L’unica cosa da fare, e che tutti i riottosi si guardano bene dal fare, è prendere di mira le ambasciate, le basi militari e il personale angloamericano di stanza in Francia. La furia iconoclasta della piazza va diretta contro gli emblemi dell’occupazione angloamericana, altro che sfilare lungo i boulevards cantando Katiuscia, altro che allestire filarmoniche comunarde e orchestrare il piagnisteo dei pensionati. Questa roba è foriera di caos, e in assenza di gruppi organizzati portatori di idee chiare il caos fa il gioco della reazione. Per favore, smettete di confondere le convulsioni piazzaiole e il casarinismo à la française con la Rivoluzione, che è una cosa seria e tragica.
Vi siete mai chiesti quale sarebbe l’esito delle sollevazioni scomposte delle ultime settimane? Chi dovrebbe mettere il cappello sulla folla tumultuante? Chi dovrebbe subentrare a Macròn? Badate bene, potrebbero sostituire il vile pupazzo, guerrafondaio passivo, con un guerrafondaio attivo disposto a qualsiasi mossa avventurista.
Se Erdogan dovesse vincere le elezioni, una testa calda al posto giusto potrebbe gettare la Francia in uno scontro con la Turchia. In tal caso, noi italiani fungeremmo da retrovia, poiché Parigi, grazie anche al trattato dell'Eliseo, esercita un forte ascendente su Roma. La sorellanza latina va bene, però evitiamo di scadere nella faciloneria e nella corrività.