Cari occidentalisti, sembrate una manica di secchioni coranici in pieno Ramadan, dei talebani in abiti casual. Se leggeste Mark Twain imparereste a non esagerare con le sostanze psichedeliche dell’ideologia e a non prendervi troppo sul serio. Il grande scrittore aveva compreso in tempi non sospetti la natura mendace del sogno americano, un escremento solido che veleggia in un mare di whisky, sangue e droghe. Un escremento che voi tromboni sfiatati cantate da mane e sera spacciandolo per sopraffino cioccolato di Modica, per giunta nei suoi aspetti deteriori e trashistici. Torniamo a Mark Twain: «Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... e pubblica il falso.» Ecco giustiziata l’enfatica panzana del giornalismo anglosassone e della libertà di stampa come religione laica. E la democrazia rappresentativa? «Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare.» Leggete e volate basso, per piacere. Vi dichiarate conservatori e garanti della tradizione, ma quale tradizione volete conservare se la vostra stella polare è l’Impero eretico per eccellenza, carnefice di ogni tradizionalismo, dove Cristo è stato ridotto a un’interiezione? Un conservatore può eleggere a sua patria d’adozione un paese che, nel bene e nel male, rappresenta tutto ciò che è aggressivamente libertario e sviluppista e competitivo? La civilizzazione americana è uno schiacciasassi incontenibile che appiana ogni sporgenza. Basta guardare la loro Storia: i cotonieri fanno quadrato in difesa del sistema schiavista? Loro prima li travolgono e poi rendono la scomposta decadenza materia buona per i romanzi di William Faulkner e i drammi di Tennessee Williams. Gli indiani dissotterrano l’ascia di guerra e fanno le bizze? Loro li trasformano – bisonti compresi – in concime per le praterie, e i sopravvissuti li schiaffano nelle riserve. Il Reich millenario tedesco palesa mire egemoniche? Loro lo prendono e se lo infilano in tasca. Il truce orso sovietico? Sfiancato e crollato miseramente su se stesso. Tutti questi ostacoli erano altrettanti baluardi della conservazione, eretti a salvaguardia di peculiarità antropologiche ben definite. Ma quale società multiculturale e multietnica! Il melting pot è una trovata pubblicitaria. In realtà sono un’irrefrenabile tritacarne che macina e omologa. I padroni del vapore statunitensi relegano nei parchi a tema chi non si conforma. La loro idea di pluralismo è la seguente: nel nostro luna park potete recitare qualsiasi ruolo, basta che non rompete i coglioni. Siete amish? Vi sistemiamo in qualche buco nero del midwest dove continuerete a vivere scalzi coltivando granturco e figliando come conigli. Vi decomponete nella miseria e vi crogiolate tra le vestigia rugginose dell’industrialismo del tempo che fu? Potete sempre votare qualche vistoso palazzinaro newyorchese che assume pose gingoiste. L’America è una società egemonizzata dai filoneisti, i fautori del cambiamento fine a se stesso, il che può anche andar bene a un liberal-progressista europeo, ma non a conservatore. E non a caso i grandi conservatori italiani, pur essendo anticomunisti fieramente ancorati al campo occidentale, mantenevano un freddo distacco nei confronti della luminosa città sulla collina. Città che allora assumeva le sembianze della seducente Ava Gardner e non, come adesso, della grinzosa e patetica Norma Desmond. Il problema non è la pur immonda new left o il “marxismo culturale”, il problema è l’eccezionalismo che segna sulla cartina le prossime frontiere da varcare. Oligarchie assalite da inconsulte brame faustiane si apprestano a smantellare ciò che rimane delle convenzioni sociali, in barba alla maggioranza dei cittadini. I prossimi musi rossi o gialli da sistemare saremo noi, la nostra cucina (ficcheranno le loro sudice mani nel vostro desco, invogliandovi a mangiare larve e porcherie del genere), la famiglia e l’identità sessuale. Mentre voi vi sollazzerete con Amazon, le zucche di Halloween e il marshmallow, un’orda di disinvolti zombi transumani introdurrà le loro turpi zampacce nelle mutandine dei vostri frugoletti, giocherà con la loro intimità, li degraderà a bambole di plastica a cui mutare vestiti e sesso. Sarà la vucciria ginecologica. L’America è la società dell’individualismo selvaggio, nemica del giusto mezzo aristotelico e del sano individualismo, un egoismo terminale di massa per stomaci forti e pelosi abituati a mangiare uova e pancetta fritta a colazione. Un modello sociale di tal fatta è un pericoloso motore fuorigiri che concorre al disfacimento della comunità, propria e altrui. E non basteranno i pupazzetti del nazionalismo acchiappacitrulli, dato che nel paese dei balocchi i patrioti si addormentano leoni e si risvegliano ciuchi. Ci attendono il Grande Reset e l’inferno verde di Greta Thunberg, una ragazzina che ti fissa con l’aria di chi ha appena messo la stricnina nella minestra dei genitori. Se vi aggrada la famiglia tradizionale, se vi stanno a cuore la vita alla buona e la vita buona aristotelica… state lontano da quel paese governato da psicopatici alieni a ogni misura. Chiudo citando alcuni versi tratti dalla canzonetta di un noto gruppo statunitense:
It's all ending
We gotta stop pretending
Who we are
Una buona parte degli americani ne ha preso finalmente consapevolezza. E voi?