La Russia è una media potenza con un PIL pari a quello di Spagna o Austria e la sua forza risiede principalmente nelle migliaia di testate nucleari. Le sanzioni la riporteranno al XIX secolo. La campagna ucraina ha rivelato una sconcertante debolezza militare, ragion per cui non dobbiamo né umiliarla, né compatirla. Lo assicurano i famigerati professionisti dell’informazione; lo ripetono una fiumana di troll minorenni e minorati; lo sottoscrive qualche generale in pensione che porta a spasso la prostata e non ha mai combattuto una guerra vera. D’altronde l’esercito italiano è il Teddy Bear dell’Alleanza Atlantica: il suo idealtipo è un soldatino gentile che distribuisce pacchi alimentari e farmaci alle vittime degli attacchi dell’US Air Force. Tralasciamo le mosche cocchiere europoidi, capaci soltanto di umiliarsi da sole e di avvitarsi sul proprio allarmismo sprizzando mediocrità e sadomasochismo. Tralasciamo pure la protervia di chi ignora cosa sia l’economia reale e tira a campare con il turismo, la gastronomia e altre specializzazioni da villaggio Alpitour. Cerchiamo di ripassare alcuni dati concreti. La Russia è la Sesta Parte del Mondo, come recitava il celebre documentario di Dziga Vertov. Le sue risorse naturali sono state valutate complessivamente in 140 trilioni di dollari, cifra superiore di ben 10 volte al volume del prodotto interno lordo globale. Come spiega l’economista francese Jacques Sapir, a parità di potere d’acquisto il valore del PIL russo sale da 1,5 a 4,1 trilioni di dollari, un dato che la rende la seconda economia europea e la sesta al mondo. Avete letto bene: 4,1 trilioni di dollari, più del doppio del PIL dell’Italia edonista e “cafonal” che attizza tanto i “primati” nazionali intenti a sghignazzare e a rimuginare preconcetti. Il debito pubblico è irrisorio e la bilancia commerciale in attivo. Circa 1/3 dei metalli e del carbon fossile si trova nel sottosuolo russo. Per volume di riserve petroenergetiche è attualmente al primo posto nella graduatoria generale, potendo disporre del 23% delle riserve mondiali di petrolio, del 33% di gas naturale e del 50% di rame, alluminio, nickel, titanio, metalli preziosi e diamanti. Molto probabilmente sarà leader nel mercato del palladio e forse in quello del platino. Il palladio è un metallo raro più caro dell’oro, impiegato per costruire le marmitte catalitiche, le candele dei motori degli aerei e abbastanza usato anche nel settore dell’elettronica. Nella Siberia centrale di recente è stato scoperto un giacimento di 700 milioni di tonnellate di metalli del gruppo del platino, vale a dire rutenio, rodio, palladio, osmio, iridio e platino. Fino ad allora, il più grande giacimento, pari a 60 milioni di tonnellate, si trovava in Sudafrica. Le riserve di legname (23%) e di elementi destinati all’industria chimica sfiorano il primato mondiale. La Russia è una fonte importante di gas nobili, imprescindibili per la produzione di chip. No, Salvini, non sono patatine. Oltre a essere il massimo esportatore planetario di fertilizzanti, dal punto di vista agricolo è il vero granaio del mondo e pertanto prossima all’autosufficienza alimentare: la kukuruza sovietica è oramai un brutto ricordo. Anche se la Russia è principalmente conosciuta per le materie prime, occorre sapere che ha raggiunto risultati lusinghieri in settori quali le leghe metalliche avanzate, le nanotecnologie e i super-computer. Dall’esperienza sovietica ha mutuato due/tre cose fondamentali: l’eccellente struttura formativa simile a quella dei defunti imperi centrali europei (la Federazione Russa, per certi versi, è l’ultimo impero centrale), basata sullo studio spartano e intensivo delle scienze, recentemente ripristinata e preferita al sistema educativo noto come “Processo di Bologna”; un programma spaziale d’alto livello e un complesso militare-industriale ragguardevole – massimamente il settore missilistico – che la rende il secondo esportatore di armi al mondo. Questo è ciò che dà la vera misura del potere militare, non i cessi sfarzosi (nel meridione anche l’ultimo dei morti di fame possiede un bagno modello Versailles), la Nutella o la sagra della porchetta di Ariccia. Ricordate le sparate di Dario Fabbri, il Lurch pelato di Enrico Mentana? A sentire lui, la Russia era economicamente e militarmente troppo debole per attaccare l’Ucraina e sfidare l’egemone, il quale si sarebbe limitato a gestire “in souplesse”. E l’abbiamo vista la souplesse: minacce e sabotaggi per richiamare all’ordine “alleati” recalcitranti, caos energetico ed economico, l’odalisca saudita che fa le corna al gaffeur demente, controllo orwelliano dell’informazione teso ad alimentare una grottesca e spasmodica isteria antirussa. Il pur preparatissimo Fabbri si è rivelato prono alla “narrativa”. Intendiamoci, la Russia non è più forte dell’Occidente combinato, ma non è neanche la vittima sacrificale stile Serbia di Milosevic o l’Iraq di Saddam. E soprattutto non è isolata e dalla parte sbagliata della Storia, come opinano i pennaruli corrotti e/o idioti. Mosca segue la scia di una dinamica storica epocale, si è fatta interprete – insieme a Pechino – del desiderio di riscatto dei popoli del sud del mondo, i dannati della terra di Frantz Fanon che puntano i piedi. E' inutile ragionare con gli schemi mentali degli anni ottanta, i rapporti di forza sono irrimediabilmente cambiati. Quando lo capiranno?