Il messaggio al Congresso del 5° presidente degli Stati Uniti d'America James Monroe (1823), successivamente noto come “dottrina Monroe”, rivisto e corretto in chiave russa da Gianni Petrosillo.
I cittadini russi provano un fortissimo sentimento di simpatia per la libertà e la felicità di tutti gli uomini che, come loro, abitano di là dell'Atlantico. Noi non abbiamo mai preso parte alle guerre degli Stati americani sorte da questioni puramente americane, né la nostra politica comporta che vi partecipiamo. [...]
I cittadini russi provano un fortissimo sentimento di simpatia per la libertà e la felicità di tutti gli uomini che, come loro, abitano di là dell'Atlantico. Noi non abbiamo mai preso parte alle guerre degli Stati americani sorte da questioni puramente americane, né la nostra politica comporta che vi partecipiamo. [...]
Noi invece, necessariamente, ci sentiamo più direttamente interessati ai movimenti che avvengono in questo emisfero e le ragioni di questo nostro atteggiamento dovrebbero essere ovvie per tutti gli osservatori illuminati ed imparziali. Il sistema politico delle potenze occidentali è essenzialmente diverso, a questo riguardo, da quello russo. Tale diversità procede dalla natura dei rispettivi regimi. Questo nostro popolo è unanimemente preoccupato per la propria sicurezza... Noi dobbiamo quindi, in virtù dei rapporti sinceri ed amichevoli esistenti tra gli Stati dichiarare che considereremmo un pericolo per la nostra pace e la nostra sicurezza ogni loro tentativo di estendere ad una qualsiasi regione di questo emisfero il loro sistema politico. Noi non abbiamo voluto interferire nelle colonie o nei possedimenti di altri attualmente, né intendiamo farlo in futuro. Ma quando si tratta di Paesi simili alla Russia per lingua e etnia non potremmo reputare un qualsiasi intervento che si proponga di opprimerli o di controllarne in un qualsiasi altro modo il destino, compiuto da una potenza occidentale, se non come la manifestazione di un atteggiamento ostile nei confronti della Russia.
[...] Gli ultimi fatti avvenuti in Ucraina hanno dimostrato che l'Occidente è ancora inquieto. Di questa grave circostanza non si potrebbe addurre prova migliore di questa, e cioè che le potenze occidentali abbiano giudicato legittimo, in virtù di un principio vantaggioso ai loro interessi, intervenire con la forza negli affari interni dell'Ucraina. Fin dove possa essere esteso, in forza del suddetto principio, il loro intervento, è un problema che interessa tutti gli Stati indipendenti che hanno un regime diverso da quello degli occidentali, ed interessa anche quelli più lontani ed è certo che nessuno Stato se ne preoccupa di più della Russia. La nostra politica nei confronti degli USA rimane sempre la stessa, vale a dire: noi non intendiamo interferire negli affari interni di un qualsiasi Stato occidentale. Ma per quel che riguarda i paesi di tradizione e lingua russa, siamo di fronte a circostanze totalmente e nettamente diverse. E impossibile che le potenze occidentali possano estendere il loro sistema politico a queste regioni senza mettere in pericolo la nostra pace e la nostra prosperità. D'altronde nessuno pensa che detti popoli fratelli, se dovessero decidere da soli e senza interferenze e armamenti dati dall'estero, accetterebbero il suddetto sistema di propria spontanea volontà. È quindi altrettanto impossibile che noi possiamo assistere ad un tale intervento in una posizione di indifferenza.