Cari georgiani assetati di libertà e benessere, saturi di speranze malriposte, una preghiera: evitate di salire sul carro dello zio Sam diretto verso il tritacarne cagionato dall’ennesima Drang nach Osten. Non vi attende alcun radioso futuro nell’agognato paese dei balocchi che è l'UE: per loro siete solo pedine sacrificabili e intercambiabili, slavi imbranati e mongoli miserabili a cui rifilare poche briciole e quattro abiti dimessi, porcellini da mandare allegramente al mattatoio. Prendete le distanze da quei malavitosi mascherati che lanciano molotov contro i palazzi del governo e ribaltano le volanti della polizia cantando l’inno ucraino e sciorinando l’insulsa bandiera Europea: costoro non vogliono il bene della Georgia, sono soltanto degli avventuristi bramosi di arricchirsi alle spalle dei propri concittadini. I potenti di quella Comunità che sta ad ovest e che tanto ambite, col pretesto della sostenibilità ambientale, si accingono a regalare le abitazioni della gente comune alla grande finanza anglosassone. Gli ideatori del furto con destrezza sono gli stessi loschi figuri che osannano i responsabili dei torbidi inscenati a Tbilisi negli ultimi giorni. Sono gli stessi ciarlatani del lockdown che tirano fuori storie antisovietiche di mezzo secolo fa, ignari del fatto che l’URSS si è sfasciata e il Patto di Varsavia è stato dissolto, mentre la Nato è ancora lì più incazzata e pericolosa che pria. Sono gli stessi identici sicofanti che invitano a reprimere le manifestazioni di gilet gialli e portuali triestini, tormentati dai morsi della crisi economica e dalle conseguenze di misure sanitarie dissennate. Sono le stesse facce di culo che tirano in ballo la poesia di Pasolini sui fatti di Valle Giulia ogni qual volta un dimostrante urta un celerino. Sono gli stessi impostori che gridano al pericolo fascista al primo segnale di tafferuglio o sassaiola tra studentelli, tutti indottrinati da un corpo docenti formato da trinariciuti e aizzati da una stampa abominevole. Sono gli stessi farisei che palesarono tutto il loro furente sdegno in occasione del clownesco assalto al Campidoglio degli Stati Uniti, la medesima marmaglia securitaria e legalitaria a giorni alterni. Non prendete lucciole per lanterne, non scambiate un colpo di Stato violento per una primavera di democrazia e libertà. Cari georgiani, non siate pecore matte.

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