Una destra globalista? Personalmente nutro il fondato sospetto che una certa destra di lotta e di governo segua i dettami del globalismo. Le ragioni? Puro e semplice opportunismo o forse paura di affrontare una realtà che cambia in maniera costante e vertiginosa. Se sei stato contaminato dal virus ideologico dei diritti umani, non puoi non innamorarti delle cause perse in gloria dell'occidentalismo becero e peloso. Chi aderisce incondizionatamente al dirittoumanismo rigetta l’Abc della realpolitik e non sarà mai un sovranista adulto e responsabile. E, come se non bastasse, rischia di ritrovarsi pessimi compagni di strada come Roberto Saviano. Io lo dico per voi, siete avvisati.
Al pari della sinistra, la destra è globalista per le seguenti motivazioni:
1) Sottoscrive in toto l’agenda statunitense che prevede emergenze infinite e sovversione senza confini (si apprestano a sovvertire persino il genere sessuale e l’alimentazione);
2) Si inimica qualsiasi nazione (“socialista” o capitalista, laica o confessionale) in attrito con Washington, proclamandosi disposta a partecipare ad una guerra ibrida pur di arrestare il tramonto dell’Occidente, ovvero la fine del modello unipolare USA;
3) Si mostra incurante degli effetti devastanti che tali scelte stanno già causando al sistema economico italiano, dipendente dalle esportazioni.
Un ebreo pragmatico come Luca Barbareschi ha avuto il coraggio di dire che il re è nudo: “Io ho vissuto molto in Medio Oriente perché mio padre costruiva strade, ponti, aeroporti negli anni ‘60’-’70… come si può non pensare che siamo un dito infilato in una enorme terra islamica? Giusto gli Americani possono fare una politica estera così imbecille dal punto di vista gestionale. Oggi ne paghiamo i prezzi. E pure le conseguenze di autorevolezza internazionale”. Pertanto, sottomissione no e dhimmitudine giammai; però, abbiate pazienza, cercate di non farvi dettare la politica estera dalla comunità ebraica romana e da Amnesty International, idolatrando la Santanchè che grida Marionettoh petofilooohhh (Maometto pedofilo).
Sforzatevi un po’ e sintonizzatevi piuttosto sui Balcani e il Nordafrica, o sulle frequenze non sioniste del medio Oriente. Non spetta a voi sputtanarvi per i dissidenti cubani, il velo delle donne iraniane e i sempiterni “regimi socialisti”, che vedete sempre in casa degli altri e mai in casa nostra, dove vige un vero e proprio socialismo dei ricchi di Stato. Nel romanzo “Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia” di Leonardo Sciascia, l’ambasciatore della Cina maoista in Spagna partecipa spudoratamente alle celebrazioni dell’anniversario della vittoria franchista. Ora, al posto dell'ambasciatore cinese, immaginate un Terzi di Sant’Agata in visita ufficiale a Pechino. Apriti cielo! Prontamente attivata la diplomazia muscolare, il buon Giulio reclamerebbe giustizia per i martiri di Tienanmen e urlerebbe a squarciagola Free Tibet! Ma una padellata di cazzi vostri mai, eh? Non si tratta di eurasiatismo rossobruno, ma di saper stare al mondo, di maneggiare saggiamente i rapporti bilaterali senza toccare i nervi scoperti dell'altro, di onorare le regole dell’ospitalità e della buona creanza. Guardate la foto: il Principale impugnava la spada dell'Islam, mentre voi al massimo impugnate la giarrettiera di Paola Ferrari.
Al pari della sinistra, la destra è globalista per le seguenti motivazioni:
1) Sottoscrive in toto l’agenda statunitense che prevede emergenze infinite e sovversione senza confini (si apprestano a sovvertire persino il genere sessuale e l’alimentazione);
2) Si inimica qualsiasi nazione (“socialista” o capitalista, laica o confessionale) in attrito con Washington, proclamandosi disposta a partecipare ad una guerra ibrida pur di arrestare il tramonto dell’Occidente, ovvero la fine del modello unipolare USA;
3) Si mostra incurante degli effetti devastanti che tali scelte stanno già causando al sistema economico italiano, dipendente dalle esportazioni.
Un ebreo pragmatico come Luca Barbareschi ha avuto il coraggio di dire che il re è nudo: “Io ho vissuto molto in Medio Oriente perché mio padre costruiva strade, ponti, aeroporti negli anni ‘60’-’70… come si può non pensare che siamo un dito infilato in una enorme terra islamica? Giusto gli Americani possono fare una politica estera così imbecille dal punto di vista gestionale. Oggi ne paghiamo i prezzi. E pure le conseguenze di autorevolezza internazionale”. Pertanto, sottomissione no e dhimmitudine giammai; però, abbiate pazienza, cercate di non farvi dettare la politica estera dalla comunità ebraica romana e da Amnesty International, idolatrando la Santanchè che grida Marionettoh petofilooohhh (Maometto pedofilo).
Sforzatevi un po’ e sintonizzatevi piuttosto sui Balcani e il Nordafrica, o sulle frequenze non sioniste del medio Oriente. Non spetta a voi sputtanarvi per i dissidenti cubani, il velo delle donne iraniane e i sempiterni “regimi socialisti”, che vedete sempre in casa degli altri e mai in casa nostra, dove vige un vero e proprio socialismo dei ricchi di Stato. Nel romanzo “Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia” di Leonardo Sciascia, l’ambasciatore della Cina maoista in Spagna partecipa spudoratamente alle celebrazioni dell’anniversario della vittoria franchista. Ora, al posto dell'ambasciatore cinese, immaginate un Terzi di Sant’Agata in visita ufficiale a Pechino. Apriti cielo! Prontamente attivata la diplomazia muscolare, il buon Giulio reclamerebbe giustizia per i martiri di Tienanmen e urlerebbe a squarciagola Free Tibet! Ma una padellata di cazzi vostri mai, eh? Non si tratta di eurasiatismo rossobruno, ma di saper stare al mondo, di maneggiare saggiamente i rapporti bilaterali senza toccare i nervi scoperti dell'altro, di onorare le regole dell’ospitalità e della buona creanza. Guardate la foto: il Principale impugnava la spada dell'Islam, mentre voi al massimo impugnate la giarrettiera di Paola Ferrari.
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