I potenziali avversari stanno diventando molto pericolosi, e tu non vuoi mai una lotta leale. Fuori dal ring, una lotta leale è solo una cattiva strategia, significa che non ti sei preparato correttamente. In un momento di crescente competizione globale devi essere in grado di andare nello Spazio più frequentemente, e una delle missioni di Blue Origin è rendere l’accesso allo Spazio più facile, rapido e a basso costo. Tutto ciò è necessario per entrare nella nuova era del dominio spaziale degli Stati Uniti. Jeff Bezos
Non vorrei infrangere gli idoli di qualcuno, ma spesso mi chiedo se i vari Bezos, Musk, Zuckerberg siano geni autentici o ingegnosi boiardi di Stato e prestanomi di successo. Il mito fondativo della Silicon Valley narra le gesta di un pugno di nerd utopisti che, nel chiuso del proprio garage, inventano meraviglie dal nulla e ricavano portentosi cazzilli high tech assemblando vecchi elettrodomestici e materiali di risulta. Una esposizione a metà strada tra MacGyver e A-Team. Fuffa, accattivante e profumata fuffa. La fertile mitopoiesi yankee esalta incessantemente il talento individuale e svilisce l’intervento pubblico, sinonimo di spreco e inefficienza. La Weltanschauung neoliberista esclude a priori che lo Stato possa predisporre le basi per il personal computer o per qualsiasi altra tecnologia avanzata. Secondo i dogmatici del libero mercato, lo Stato è in grado di costituire solamente carrozzoni inutili e costosi, onerose palle al piede del contribuente. L’unico comparto economico sano e innovativo è rappresentato dall’imprenditoria privata. Certo, Steve Jobs è stato sicuramente un designer di gusto raffinato ammiratore del Bauhaus tedesco, un personaggio dotato di un considerevole fiuto per gli affari, abile nel congegnare e rendere abbordabili al grande pubblico i progetti realizzati dagli apparati di ricerca, sostenuti anche e soprattutto dal denaro pubblico e da una volontà di sviluppo eminentemente militare.
Bill Gates viene descritto come un moderno titano intenzionato a proteggere l’umanità dai virus; Mark Zuckerberg è il sorridente fondatore di Facebook, la più potente banca dati del mondo; Elon Musk è il Gian Burrasca dei plutocrati, amatissimo dai trumpiani di ogni latitudine; Jeff Bezos gode di una fama più materialona (solca i sette mari a bordo del suo mega yacht e ricerca l’elisir di lunga vita) rispetto a Gates, ma altrettanto positiva. Fin qui la leggenda… ora inizia la storia. Come scrive Marcello Spagnulo in Geopolitica dell’esplorazione spaziale:
Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, la società che nel 2018 ha capitalizzato in Borsa mille miliardi di dollari, è l’imprenditore più ricco della storia con un patrimonio personale di 105 miliardi. Cosa lo ha spinto nel 2009 a creare la Blue Origin per costruire i razzi spaziali riusabili New Glenn? Si può ipotizzare una risposta leggendo una sua dichiarazione pubblica del 2016:
«Dobbiamo andare nello Spazio se vogliamo continuare ad avere una civiltà in crescita. Se si prende l’utilizzo di base di energia sulla Terra e lo si incrementa del solo 3% l’anno per 500 anni, diventa necessario coprire l’intera superficie della Terra con le celle solari. Questo non succederà. Se vogliamo continuare a crescere […] un altro percorso sarebbe quello di affrontare la stasi e non continuare a crescere, ma non credo che sia così interessante, non credo che si riesca a sopravvivere su questo pianeta, credo che se si vuole, sappiamo prosperare e fare cose incredibili. E per farlo bisogna uscire nel sistema solare […].
Io prevedo che nei prossimi cento anni tutta l’industria pesante si sposterà dal pianeta. Sarà solo più conveniente farlo nello Spazio, dove si ha un accesso migliore alle risorse, un migliore accesso a 24 ore di energia solare. L’energia solare sulla Terra non è così grande perché il pianeta è in ombra la metà del tempo. Nello Spazio si ottiene enorme potere energetico in ogni singolo istante. Quindi, ci saranno molti vantaggi per fare fabbricazioni pesanti lì, e la Terra finirà per ospitare zone industriali residenziali e leggere. Vogliamo andare nello Spazio per salvare la Terra.»
Non vorrei infrangere gli idoli di qualcuno, ma spesso mi chiedo se i vari Bezos, Musk, Zuckerberg siano geni autentici o ingegnosi boiardi di Stato e prestanomi di successo. Il mito fondativo della Silicon Valley narra le gesta di un pugno di nerd utopisti che, nel chiuso del proprio garage, inventano meraviglie dal nulla e ricavano portentosi cazzilli high tech assemblando vecchi elettrodomestici e materiali di risulta. Una esposizione a metà strada tra MacGyver e A-Team. Fuffa, accattivante e profumata fuffa. La fertile mitopoiesi yankee esalta incessantemente il talento individuale e svilisce l’intervento pubblico, sinonimo di spreco e inefficienza. La Weltanschauung neoliberista esclude a priori che lo Stato possa predisporre le basi per il personal computer o per qualsiasi altra tecnologia avanzata. Secondo i dogmatici del libero mercato, lo Stato è in grado di costituire solamente carrozzoni inutili e costosi, onerose palle al piede del contribuente. L’unico comparto economico sano e innovativo è rappresentato dall’imprenditoria privata. Certo, Steve Jobs è stato sicuramente un designer di gusto raffinato ammiratore del Bauhaus tedesco, un personaggio dotato di un considerevole fiuto per gli affari, abile nel congegnare e rendere abbordabili al grande pubblico i progetti realizzati dagli apparati di ricerca, sostenuti anche e soprattutto dal denaro pubblico e da una volontà di sviluppo eminentemente militare.
Bill Gates viene descritto come un moderno titano intenzionato a proteggere l’umanità dai virus; Mark Zuckerberg è il sorridente fondatore di Facebook, la più potente banca dati del mondo; Elon Musk è il Gian Burrasca dei plutocrati, amatissimo dai trumpiani di ogni latitudine; Jeff Bezos gode di una fama più materialona (solca i sette mari a bordo del suo mega yacht e ricerca l’elisir di lunga vita) rispetto a Gates, ma altrettanto positiva. Fin qui la leggenda… ora inizia la storia. Come scrive Marcello Spagnulo in Geopolitica dell’esplorazione spaziale:
Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, la società che nel 2018 ha capitalizzato in Borsa mille miliardi di dollari, è l’imprenditore più ricco della storia con un patrimonio personale di 105 miliardi. Cosa lo ha spinto nel 2009 a creare la Blue Origin per costruire i razzi spaziali riusabili New Glenn? Si può ipotizzare una risposta leggendo una sua dichiarazione pubblica del 2016:
«Dobbiamo andare nello Spazio se vogliamo continuare ad avere una civiltà in crescita. Se si prende l’utilizzo di base di energia sulla Terra e lo si incrementa del solo 3% l’anno per 500 anni, diventa necessario coprire l’intera superficie della Terra con le celle solari. Questo non succederà. Se vogliamo continuare a crescere […] un altro percorso sarebbe quello di affrontare la stasi e non continuare a crescere, ma non credo che sia così interessante, non credo che si riesca a sopravvivere su questo pianeta, credo che se si vuole, sappiamo prosperare e fare cose incredibili. E per farlo bisogna uscire nel sistema solare […].
Io prevedo che nei prossimi cento anni tutta l’industria pesante si sposterà dal pianeta. Sarà solo più conveniente farlo nello Spazio, dove si ha un accesso migliore alle risorse, un migliore accesso a 24 ore di energia solare. L’energia solare sulla Terra non è così grande perché il pianeta è in ombra la metà del tempo. Nello Spazio si ottiene enorme potere energetico in ogni singolo istante. Quindi, ci saranno molti vantaggi per fare fabbricazioni pesanti lì, e la Terra finirà per ospitare zone industriali residenziali e leggere. Vogliamo andare nello Spazio per salvare la Terra.»
Al di là dei toni enfatici, il suo concetto di fondo è che nello Spazio c’è energia illimitata da sfruttare. Non bisogna, quindi, farsi impressionare dal tenore messianico del messaggio salvifico per il nostro pianeta o dal richiamo onirico della colonizzazione di nuovi mondi, ma occorre leggere in queste parole il pragmatico desiderio imprenditoriale di mettere le mani su risorse naturali infinite. Infatti, basta leggere cosa ha dichiarato lo stesso Bezos quando la sua platea non era composta da nerds della Silicon Valley bensì da generali dell’aviazione riuniti al Simposio annuale dell’US Air Force Association: «
Siamo una delle uniche società di lancio che costruiscono e fabbricano effettivamente sulla Space Coast e siamo fortemente impegnati in questo. Il nostro lanciatore New Glenn, con un primo stadio riutilizzabile, è progettato per competere sul mercato della Sicurezza Nazionale nei prossimi anni con una reale e operativa riutilizzabilità. I potenziali avversari stanno diventando molto pericolosi, e tu non vuoi mai una lotta leale. Fuori dal ring, una lotta leale è solo una cattiva strategia, significa che non ti sei preparato correttamente. In un momento di crescente competizione globale devi essere in grado di andare nello Spazio più frequentemente, e una delle missioni di Blue Origin è rendere l’accesso allo Spazio più facile, rapido e a basso costo. Tutto ciò è necessario per entrare nella nuova era del dominio spaziale degli Stati Uniti.»