La subordinazione di un paese genera inevitabilmente un deficit cronico di realismo politico che investe tanto i partiti quanto i militanti. Le parole d’ordine che risuonano nelle bocche della sinistra petalosa e della destra neoconservatrice, fuoriuscite dalla medesima matrice trozkista, sono democrazia, diritti umani, libertà e altri stupefacenti. Nel campo degli affari internazionali le ragioni morali e idealistiche rappresentano un fastidioso polverone. Quando si tratta di umiliare la realpolitik e di esorcizzare la realtà, destra e sinistra dimenticano la lezione di Machiavelli, annullano la distanza che le separa e si riuniscono nella fumeria dell’idealismo straccione. C’è da dribblare l’interesse nazionale mandando in vacca un affare proficuo? Ecco servito l’oppiaceo preparato su misura per stordire il senso critico e giustificare l’ingiustificabile. Se governa la destra, sniffiamo “l’Occidente”; se governa la sinistra, ci fumiamo “l’Unione Europea”. Che poi sono le due facce della stessa medaglia, destra e sinistra si riconoscono nei valori occidentali ed europeisti. Il buon Jean Thiriart ci era arrivato molti anni fa: “Gli Stati Uniti hanno un arsenale di marionette lungo tutto lo spettro politico, che va dall’estrema destra in Cile alla sinistra socialista a Madrid.” Tradire l'interesse nazionale in nome di sacri principi astratti è la vera Bicamerale, quella lisergica che garantisce lo sballo geopolitico seguito da un risveglio amaro come l'assenzio. L'Occidente è in buona sostanza un costrutto culturale assemblato a tavolino e amplificato mediaticamente negli ultimi settant'anni. Un tempo, diciamo fino alla seconda guerra mondiale, esistevano le grandi e medie potenze europee ed esistevano le potenze anglosassoni. Perciò piano con gli inciuci: Diritto romano e Common law si contrappongono; cattolicesimo e calvinismo si guardano in cagnesco. Come spiega Henri de Grossouvre “Ortodossi e cattolici sono più vicini tra loro di quanto non lo siano cattolici e protestanti. Gli ortodossi credono alla presenza reale, e dunque al sacrificio della messa; il prete ortodosso, come il prete cattolico, è un ministro di Dio (e non una sorta di animatore, come il pastore protestante); la gerarchia in seno al patriarcato è simile alla gerarchia cattolica; gli ortodossi riconoscono il culto dei santi e il peccato originale; gli ortodossi condividono con i cattolici la dottrina sulla grazia. Il battesimo cancella il peccato originale, Dio, per mezzo della grazia, purifica l’anima.” L'Occidente è un concetto da adoperare con le pinze, e non esistono alleanze eterne ed immutabili. Alleanza? A volerla dire tutta qui siamo di fronte ad una sudditanza sempre più marcata, onerosa e innaturale che distribuisce tante bastonate e sempre meno carote. Conosco l’intera gamma delle obiezioni: Eh ma i nostri legami con gli USA risalgono a Garibaldi e Mazzini. Se è per questo, gli scambi commerciali tra Italia e Cina risalgono a Marco Polo e gli architetti italiani hanno costruito mezza Mosca e tre quarti di San Pietroburgo. Eh ma negli USA vivono milioni di nostri discendenti. E chi lo nega? Però potrei ribattere che milioni di nostri discendenti li trovi pure in Argentina, Brasile e Venezuela, in Francia e Germania. E, aggiungo, questi ultimi sono carne viva, gente che ogni estate scende al paesello e non parenti remoti che tornano una volta ogni trent’anni, parlano il linguaggio dei segni o al massimo qualche astruso pidgin anglo-dialettale. Rimangono ignote le ragioni che ci impediscono di intrattenere rapporti amichevoli con i cosiddetti “stati canaglia”. La democrazia e la libertà? Turchia e (ancora per poco) Cina, per non parlare di Arabia Saudita e Qatar, sono forse più democratici di Siria, Iran e Russia? I principi non negoziabili sarebbero Netflix e McDonald? Chi se ne frega! L’esorbitante privilegio di chiamare Sharon o Michael i propri figli? Ma per favore! Il nichilismo dei diritti civili e del politicamente corretto, la farsa della democrazia elettoralistica a suon di Green Pass e app Immuni? Ma anche basta! Come avrete notato, si tratta di obiezioni risibili. I nemici sono il nostro dirimpettaio (il governo francese) e l’ospite (USA) invadente che se ne sta stravaccato sul nostro divano a occhieggiare nostra figlia mentre palpeggia la coscia della nostra mugliera. Beninteso, il sottoscritto vorrebbe andare d’accordo e commerciare con chicchessia e rigetta l’antiamericanismo di chi boicotta Halloween e la Coca Cola, ma non accetterà mai che qualcuno decida per lui e per la propria nazione. Nemico è chi ha destabilizzato la Libia e sparso il terrore in Siria e Iraq; nemico è chi sta mettendo a ferro e fuoco l’Iran, anche se la Sciarelli banalizza e mistifica tutto raccontandovela come una barzelletta sporca, con l’Ayatollah e la polizia morale che si eccitano scrutando le chiome femminili. Eravamo i primi partner commerciali di quei quattro paesi, come lo eravamo dell’ex Jugoslavia. Aldo Moro ammonì: “E’ interesse essenziale dell’Italia che la Iugoslavia sia indipendente, integra, tranquilla”. Già, Moro, a cui la Rai dedica l’ennesima fiction che tracima fuffa introspettiva, sottigliezze psicologiche e deformazioni grottesche. E vogliamo parlare del corno d’Africa? Negli anni ottanta del secolo scorso, Craxi inviò aiuti per quasi mille miliardi di lire alla Somalia di Siad Barre, il nostro figlio di puttana estromesso nel 1991 da una operazione angloamericana. Oggi, l’ex colonia italiana è una nazione fallita e piena di… petrolio. Grazie Europa invertebrata, grazie alleati-occupanti: avete soffiato sul fuoco delle rivalità tribali, appoggiato le cleptocrazie locali, promosso la fame, le malattie e la tratta degli schiavi camuffata da migrazione e solidarismo accoglione. E poi vi meravigliate se i governi africani inalberano la bandiera russa o cinese. Da che mondo è mondo l’ultima parola spetta ai sacri egoismi.