Mentre la Turchia si pappa la Libia, qui si discute del sesso degli angeli. La proposta di legge per innalzare il limite del tetto al contante, depositata dal senatore Alberto Bagnai, ha riaperto il teatrino bipolarista: favorisce gli evasori, strilla la sinistra; è una vittoria contro il globalismo, grida la destra. La verità è che il provvedimento non fermerà la rapina ai danni del popolo italiano.
È fuorviante discutere di abbassare i limiti al contante dopo mesi trascorsi a sciropparci una campagna elettorale fondamentalmente decisa a tavolino, le melensaggini e i rituali pachidermici di Palazzo. Ingaggiare una scaramuccia contro l’Unione Europea, la prigione dei popoli, è il classico biscottino da rifilare alla base canina euroscettica. Dopo si torna a far melina. Nei paesi a sovranità azzerata come il nostro, dove è rigorosamente proibito fare Politica con la P maiuscola, ci si arrangia col magheggio travisato da riformismo minimale: per esempio, nel 2007 Bersani eliminò il costo della ricarica telefonica. Il patto sociale sta per rompersi e loro pensano a quante quote rosa ha la Repubblica Popolare Cinese (che insieme alla Russia e ad altri paesi sta frantumando l’ordine globale unipolare). Benaltrismo? Si, sono benaltrista, cari prof no euro pentiti.
L’establishment italiota si rintana nella Versailles ideologica: contante, rave party, transizione ecologica, gender e consimili chiacchiere senza sugo. Occhio perché potrebbero ritrasmettere quella palla micidiale di telenovela che è la riforma della legge elettorale, con le sue infinite astruserie su maggioritario e proporzionale. La legge elettorale è l’equivalente delle querelle calcistiche che negli anni ottanta-novanta contrapponevano i teorici della difesa a zona a quelli della difesa a uomo: una barba angosciante per chi voleva godersi lo spettacolo sportivo o anche semplicemente tirare due calci ad un pallone. E la bicamerale intrallazzona? Aiuto! Dov’è la politica genuina e schietta quando serve? Il buon governo bada al sodo e aborre i bizantinismi e la tattica fine a se stessa.
È fuorviante discutere di abbassare i limiti al contante dopo mesi trascorsi a sciropparci una campagna elettorale fondamentalmente decisa a tavolino, le melensaggini e i rituali pachidermici di Palazzo. Ingaggiare una scaramuccia contro l’Unione Europea, la prigione dei popoli, è il classico biscottino da rifilare alla base canina euroscettica. Dopo si torna a far melina. Nei paesi a sovranità azzerata come il nostro, dove è rigorosamente proibito fare Politica con la P maiuscola, ci si arrangia col magheggio travisato da riformismo minimale: per esempio, nel 2007 Bersani eliminò il costo della ricarica telefonica. Il patto sociale sta per rompersi e loro pensano a quante quote rosa ha la Repubblica Popolare Cinese (che insieme alla Russia e ad altri paesi sta frantumando l’ordine globale unipolare). Benaltrismo? Si, sono benaltrista, cari prof no euro pentiti.
L’establishment italiota si rintana nella Versailles ideologica: contante, rave party, transizione ecologica, gender e consimili chiacchiere senza sugo. Occhio perché potrebbero ritrasmettere quella palla micidiale di telenovela che è la riforma della legge elettorale, con le sue infinite astruserie su maggioritario e proporzionale. La legge elettorale è l’equivalente delle querelle calcistiche che negli anni ottanta-novanta contrapponevano i teorici della difesa a zona a quelli della difesa a uomo: una barba angosciante per chi voleva godersi lo spettacolo sportivo o anche semplicemente tirare due calci ad un pallone. E la bicamerale intrallazzona? Aiuto! Dov’è la politica genuina e schietta quando serve? Il buon governo bada al sodo e aborre i bizantinismi e la tattica fine a se stessa.
In tanti rivendicano il “primato della politica”, poi, però, scodinzolano dietro ai governi dei banchieri proni all’Alleanza Atlantica, rifiutano di turbare la sovranità dei mercati e di ridiscutere le prerogative UE. Ma no, meglio il sovranismo alimentare. Allora, vi piace questo nuovo esecutivo foderato di lana caprina? Siete caduti nell’ennesima trappola. Fatevi un regalo: strappate la tessera elettorale.