Di recente mi sono imbattuto in una polemica innescata nei social da una certa Michelle Comi. Una perfetta sconosciuta per il sottoscritto. E per questo motivo sono andato a documentarmi sul personaggio in questione.


A quanto pare la suddetta Michelle sarebbe una cosiddetta "influencer" che ha preferito lasciare un posto fisso a 1.400 euro al mese per aprirsi un canale Onlyfans. Non sono entrato nel dettaglio delle sue "prestazioni" all'interno del suddetto canale, fatto sta che giorni fa la giovane fanciulla ha affermato pubblicamente che solo le ragazze non belle hanno bisogno di studiare per trovare lavoro. Mentre invece le belle ragazze troveranno sempre qualcuno che permetterà loro di condurre una vita agiata e spensierata senza muovere un dito.


Come è facile intuire queste affermazioni hanno provocato un vespaio nel web.


Personalmente penso che Onlyfans sia né più né meno che una sorta di postribolo virtuale e di conseguenza ritengo sia degradante e immorale usufruire di questa celebre piattaforma. Sia che si spendano o si guadagnino soldi.


Quindi il sottoscritto, a priori, non nutre una grandissima stima per la sopramenzionata "influencer". Però ella è andata ad intaccare una sorta di dogma tipicamente italiano. E cioè quello per il quale senza un "pezzo di carta" non si va da nessuna parte. Un concetto che poteva avere un senso fino agli anni '80 ma nel XXI° secolo ha perso totalmente di significato. E posso affermare ciò con cognizione di causa poiché i miei genitori sono nati durante il secondo conflitto mondiale e quindi appena diventati adulti hanno vissuto in pieno il cosiddetto boom economico. Non per niente i nati tra gli anni '60 e 70', come il sottoscritto, vengono definiti “boomers”.


E in quanto "boomer" ho sentito i racconti di coloro che hanno vissuto l'Italia post bellica. Un'Italia prospera nella quale si poteva dire di tutto ma non che mancassero lavoro e opportunità di fare impresa. Mio padre mi ha raccontato che chiunque poteva lasciare di punto in bianco un impiego con la certezza di trovarne un altro. E stiamo parlando di un periodo nel quale la licenza elementare era il requisito minimo per poter svolgere un impiego più che dignitoso. Figuriamoci quindi il prestigio di cui poteva godere un diplomato. Per non parlare di un laureato...


Faccio un esempio. Mia madre si diplomò in ragioneria agli inizi degli anni '60. Appena diplomata vinse un concorso per il Ministero delle Finanze e dopo anni e anni di lavoro fece carriera fino a pensionarsi con il ruolo di dirigente dell'Agenzia delle Entrate. Fatto sta che per arrivare a diventare un alto funzionario in quell'ambito, ai nostri giorni, è necessario essere laureati. E infatti mia madre, come pensionata, si offrì per puro spirito di abnegazione a continuare per due anni la frequentazione del proprio ufficio. Con lo scopo di insegnare il lavoro a colui che l'aveva sostituita. Laureato, appunto.


Ciò che voglio dire è che il conseguimento del famoso "pezzo di carta" non ti rende automaticamente un professionista qualificato e indispensabile.


Giustamente mi si dirà che, per esempio, la laurea è il primo step per fare un percorso di esperienze e specializzazioni varie. Verissimo. Però è un dato di fatto che in Italia, a mio modestissimo parere, molto spesso si ritenga che più "pezzi di carta" si inseriscano in un ipotetico curriculum più la persona sia in automatico competente o perlomeno intelligente. Anzi! Generalmente l'italiano medio subisce ancora il fascino sottomesso nei confronti di personaggi che ostentano titoli, lauree varie, specializzazioni, master etc. etc. Esattamente ciò che Paolo Villaggio stigmatizzò impietosamente, a partire dal 1975, con la saga del rag. Fantozzi. Ovvero un mondo dove il cosiddetto "italiano medio" si genufletteva servilmente al cospetto del potente di turno, il quale sotto una pletora di qualifiche come Ingegnere, Dottore, Avvocato, Presidente, Cavaliere, Architetto si nascondeva inevitabilmente un personaggio laido, volgare, gretto e fondamentalmente ignorante.


E se tutto ciò poteva risultare grottesco ed esilarante tra gli anni '70 e '80 purtroppo si è realizzato concretamente nel XXI° secolo, esattamente 4 anni fa con la cosiddetta "pandemia".


Infatti mi ricordo che quando si diffuse la notizia che il famigerato Covid-19 aveva varcato i confini italici ben 60 milioni di italiani, me compreso, si ritrovarono a pendere dalle labbra di individui in camice bianco spacciati come luminari della Scienza(h). E nessuno inizialmente osava mettere in dubbio le loro parole poiché ipnotizzati proprio dal quel camice bianco e dalle loro qualifiche altisonanti (primario, virologo, pandemiologo, biologo etc. etc.). Poi, come tutti sappiamo, gran parte di quegli individui si sono dimostrati dei volgari mercenari al soldo delle multinazionali farmaceutiche e che hanno veicolato teorie e concetti talmente assurdi da poter essere confutati da un bambino di cinque anni.


Per non parlare di Mario Draghi.


Costui in tempi non sospetti fu liquidato dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga come "vile affarista".


Ebbene a distanza di tempo ci sono ancora milioni di italiani che nutrono una stima illimitata e ingiustificata nei confronti di Draghi poiché egli può squadernare un curriculum di 50 pagine pieno zeppo di lauree, riconoscimenti e attestati vari. Inoltre Mario Draghi ha ricoperto decine e decine di incarichi prestigiosissimi a livello nazionale e internazionale, tra i quali Presidente del Consiglio italiano nel biennio 2021/2022.


Però durante questo periodo il Nostro non sembra aver reso giustizia al proprio supposto Prestigio (con la "P" maiuscola). Soprattutto non ha certo brillato per lungimiranza. Infatti con inusitata sicumera affermò che chi non si fosse vaccinato si sarebbe ammalato, sarebbe morto e avrebbe fatto ammalare e morire il prossimo. Mi pare che sia successo l'esatto contrario. Inoltre all'inizio del conflitto russo ucraino egli affermò, ostentando una sicurezza granitica, che le sanzioni economiche comminate alla Federazione Russa avrebbero messo in ginocchio Vladimir Putin e il suo governo nel giro di poche settimane. Anche in questo caso si è realizzato l'esatto opposto di ciò che era stato previsto. Quindi direi che tutta questa stima irrazionale che tanti italiani nutrano ancora nei confronti di Mario Draghi sia del tutto mal riposta. E non dimentichiamo che non solo Draghi si è dimostrato un perfetto incompetente, nonostante gli innumerevoli attestati di prestigio, ma si è anche macchiato della criminale introduzione del Green Pass.


E a conferma che la agognata laurea non ti dia automaticamente la patente di persona intelligente, nell'accezione di "intus legere" (ovvero "leggere dal di dentro", "capire la realtà circostante") non possiamo non citare la folta schiera di plurilaureati e professoroni che, in pieno periodo pandemico, si sono letteralmente bevuti bovinamente e acriticamente qualsiasi assurdità o fesseria veicolata dai media mainstream.


Quindi dobbiamo ammettere amaramente che la Scuola e l'Università italiana degli ultimi 30/40 anni sono diventate rispettivamente dei "diplomifici" e dei "laureifici" pesantemente ideologizzati, imbevuti di nozionismo e non in grado di immettere immediatamente lo studente nel mondo del lavoro. Per dirla tutta oggigiorno il sopramenzionato "pezzo di carta" serve solo per fare una prima scrematura di coloro che fanno domanda per un posto di lavoro. Fosse per centralinista, magazziniere, muratore o impiegato in un fast-food.


Si può dire perciò che la nostra Michelle Comi abbia toccato un nervo scoperto della situazione culturale e lavorativa italiana. Ma se l'alternativa rimane Onlyfans non siamo messi benissimo.


P.S. Mentre vergavo questo articolo mi sono imbattuto in una polemica su Facebook nella quale un tizio sbeffeggiava tutti coloro che nutrono dubbi sul crollo delle Twin Towers e sui vaccini anti Covid-19. Secondo tale personaggio tutti i cosiddetti no vax hanno sicuramente la terza media mentre lui, che è laureato, ha capito tutto.


A dimostrazione che non sempre intelligenza e nozionismo vanno di pari passo...

Alessio Paolo Morrone

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