Fino agli anni '60 del secolo scorso il popolo ebraico veniva definito dalla Chiesa Cattolica come “deicida. Il motivo è ovvio. Essi, non riconoscendo in Gesù il Figlio di Dio, di fatto lo condannarono a morte continuando pervicacemente a non riconoascerlo a distanza di millenni. E di conseguenza cessano di essere il cosiddetto Popolo Eletto. A tutt'oggi il popolo ebraico aspetta ancora la venuta del "loro" messia.
Tra il 1962 e il 1965 si svolse a Roma il Concilio Vaticano II. E in tale contesto furono redatti svariati documenti. In uno di questi, chiamato Nostra Aetate, di fatto la Chiesa Cattolica non si definisce più l'unica portatrice di Verità e Luce nel mondo ma si pone come una religione tra le tante, partendo dal presupposto che in ogni religione ci sia un seme di Verità. Viene perciò demolito il concetto per cui "Extra ecclesiam nulla salus" (Fuori dalla Chiesa non c'è Salvezza). Va da sé che partendo dai presupposti di Nostra Aetate il popolo ebraico venga sollevato dall'obbligo di convertirsi al cristianesimo e anzi sia ritenuto salvo a prescindere dalla Chiesa post conciliare.
Addirittura Benedetto XVI battè molto sul concetto secondo il quale i cristiani dovrebbero stimare incondizionatamente e riverire gli ebrei in quanto "fratelli maggiori".
Ma siamo davvero sicuri che i cosiddetti fratelli maggiori meritino tutta questa stima? Vediamo un po.
Già nelle primissime pagine del Vecchio Testamento, e precisamente nel libro della Genesi, si descrive il primo omicidio mai avvenuto nella storia dell'Uomo. Ovvero quello perpetrato da Caino (primo figlio di Adamo ed Eva) nei confronti del fratello Abele. E Caino era evidentemente il fratello maggiore.
Sempre nella Genesi ci viene raccontato di come Esaù, uno dei figli di Isacco, vendette la sua primogenitura al fratello minore Giacobbe per un piatto di lenticchie.
Ancora nel Libro della Genesi ci viene narrata la storia di Giuseppe. Egli era il figlio prediletto di Giacobbe e per questo odiato dai fratelli maggiori. E proprio a causa di ciò egli fu venduto come schiavo ad una carovana di Madianiti che lo portarono in Egitto.
Nel I° Libro di Samuele si narra che l'omonimo profeta, per conto di Dio, dovette scegliere il nuovo Re di Israele successore del Re Saul. Quindi egli si recò presso la famiglia di Iesse per ungere il nuovo Re. Iesse presentò al profeta tutti i suoi figli maschi. Ma mancava solo Davide, il figlio più piccolo, che in quel frangente non era presente poiché impegnato a pascolare le pecore. E clamorosamente, contro ogni previsione, Samuele scartò i fratelli maggiori per designare il piccolo Davide come Re d'Israele.
Nel Nuovo Testamento, ed esattamente nel Vangelo di Luca, ci viene narrata una parabola nota come "del figliol prodigo" nella quale vediamo di come un giovane chieda al padre la sua parte di eredità per poi andare via dalla casa paterna. Egli va ad abitare in un paese lontano dove sperpera tutti i suoi averi conducendo una vita dissoluta e peccaminosa.
In breve il giovane si ritrova sul lastrico, in condizione di estrema povertà e indigenza. Pur di sopravvivere accetta di svolgere i lavori più umili come per esempio fare il guardiano di maiali. Ma un giorno torna in sé e decide di tornare umilmente dal padre, disposto anche a fare l'ultimo dei servi. Ma mentre è ancora in cammino verso la casa paterna il padre lo vede da lontano e gli corre incontro, lo abbraccia, lo veste di abiti lussuosi e organizza un banchetto in onore del figlio ritrovato.
Il fratello maggiore, rientrando dal lavoro, ode gli schiamazzi della festa. E quando capisce che la festa è in onore del fratello dissoluto si offende pesantemente col padre. Ma quest'ultimo spiega che è maggiore la gioia per un figlio che era "morto" ed è tornato in vita rispetto ad un figlio che non ha mai sgarrato.
Quindi, come detto prima, vediamo come nella Bibbia i fratelli maggiori non ne escano benissimo. Ugualmente, contemplando gli ultimi fatti di attualità, vediamo di come i discendenti dei fratelli maggiori di un tempo non pare stiano facendo un figurone agli occhi del Mondo. Sto ovviamente parlando dell'inferno che si è scatenato in Palestina a partire da inizio Ottobre.
Voglio però sottolineare un fatto. E che cioè non tutti gli ebrei sono sionisti e che non tutti i sionisti sono di stirpe ebraica. Infatti il sionismo non è altro che un'ideologia a tutti gli effetti. E come tutte le ideologie non ha nulla di divino ma in questo caso viene percepita da gran parte degli israeliani come una vera e propria religione. Quindi non è difficile intuire la pericolosità di un'ideologia nella quale si sia convinti di agire per conto di Dio. Curioso notare che coloro i quali stanno attualmente portando avanti un vero e proprio genocidio in Palestina siano i nipoti di altri che a loro volta furono perseguitati e trucidati da un regime il cui motto era:"Gott mit uns” (Dio con noi).
Alessio Paolo Morrone