Chi scrive in passato è stato un atlantista filo NATO duro e puro. Ritenevo che realmente gli USA fossero i paladini della democrazia nel mondo e ritenevo, alla stregua di Josep Borrell, che la civiltà occidentale fosse un giardino fiorito e tutto ciò al di fuori di essa fosse una giungla pericolosa e inospitale. Va da sé che nutrivo una stima sconfinata per lo Stato di Israele in quanto propaggine democratica e occidentale in mezzo alla sopracitata giungla.
Le mie impostazioni mentali furono rafforzate nel 2000 quando mi recai in Terra Santa in occasione del Giubileo. Notai la netta distinzione tra il popolo israeliano e quello palestinese. E anche la forte disparità tra i quartieri palestinesi e quelli israeliani. I primi fondamentalmente sporchi e mal curati gli altri perfettamente ordinati. Ugualmente dicasi per la popolazione. I palestinesi, dalla pelle olivastra, li percepivo come brutti, sporchi, cattivi, volgari e mal vestiti mentre gli ebrei, spesso dai tratti somatici tipicamente occidentali, li vedevo molto più affini ai miei stereotipi di "civiltà".
Molto tempo dopo, grazie a Dio, il sottoscritto venne fulminato sulla proverbiale "via di Damasco" come il più noto S.Paolo. E in quell'occasione intrapresi un lento e accidentato cammino di Fede ancora in corso.
Va da sé che una conversione implica anche una totale revisione della propria vita, della vita degli altri e del Mondo intero. Quindi, riguardo gli ebrei e i palestinesi, smisi immediatamente di tifare per gli uni o per gli altri e mi resi conto di come la questione israeliana fosse molto ben più complessa di come l'avevo sempre pensata. E purtroppo presi coscienza che mancavano i presupposti per una pace condivisa. Per vari motivi. Uno di questi è un dato di fatto che rende simili sia gli ebrei che i palestinesi. Questi ultimi infatti, pur avendo una minoranza cristiana, sono a maggioranza islamica e quindi non riconoscono in Gesù il Figlio di Dio. Ugualmente come gli ebrei che Lo condannarono a morte e stanno ancora aspettando il "vero" messia. Inoltre Islam ed Ebraismo sono due religioni "territoriali" nel senso che la loro piena realizzazione si può realizzare solo sulla Terra in un luogo ben specifico e con uno Stato concreto e ben riconoscibile. Il Cristianesimo, di contro, è proteso verso il Trascendente. Lo stesso Gesù affermò che il Suo regno non è di questo Mondo. Quindi, anche se farò storcere il naso a più di un esperto di geopolitica, ritengo che l'unica soluzione per la fine del conflitto possa essere solo quella della conversione a Cristo dei due popoli in guerra. Perché appunto, come detto prima, il cristianesimo è una religione universale che travalica ogni confine fisico e culturale posto sulla Terra.
Un altro fatto che mi induce ad essere fortemente pessimista riguardo una pacificazione tra i due popoli è la lettura del Vecchio Testamento. Nel Libro di Samuele si narrano le gesta più o meno eroiche del Re Davide. Tra queste ultime ci viene raccontato che ad un certo punto della sua vita Davide si fece sopraffare dalle basse passioni e si rese colpevole di adulterio e omicidio in seguito alla sua passione smodata per Betsabea. In seguito a ciò Dio, per bocca del profeta Natan, annunciò al Re che la spada non avrebbe più abbandonato la sua dimora.
Niente di più profetico! Se ci pensiamo bene lo Stato di Israele, fin dalla sua nascita, non ha mai smesso di imbracciare le armi. Sempre in perenne allerta poiché unico stato filo occidentale circondato da milioni e milioni di arabi.
D'altro canto è interessante notare di come il Re Davide sia noto a tutte le generazioni umane a prescindere dal proprio credo religioso. Soprattutto per quella vicenda che lo vide protagonista quando era poco più di un bambino. Sto parlando della famosa sfida tra Davide e Golia. In pratica il futuro Re fu designato dal popolo ebraico per sfidare il rappresentante di un popolo nemico: il gigante Golia. Un uomo esageratamente grande, possente, forte e armato di tutto punto. Davide invece era un esile ragazzino, come abbiamo visto prima, senza corazza ne scudo e armato soltanto di una fionda e qualche pietra. Ebbene, come tutti sanno, egli contro ogni pronostico riuscì ad abbattere il gigante conficcandogli una pietra in mezzo agli occhi per poi saltargli addosso e decapitarlo.
Curioso notare come dopo millenni e millenni le dinamiche si siano ribaltate. Perché dopo la nascita dello Stato di Israele abbiamo assistito, durante le varie intifada, alle immagini di ragazzi in maglietta e scarpe da ginnastica bersagliare con fionde e pietre i soldati israeliani armati di tutto punto e provvisti di mezzi blindati.
Quindi arrivati al 2023, e in seguito agli ultimi sanguinosi fatti, sarebbe lecito chiedersi oggi:"Chi è Davide? Chi è Golia?".
Alessio Paolo Morrone
Le mie impostazioni mentali furono rafforzate nel 2000 quando mi recai in Terra Santa in occasione del Giubileo. Notai la netta distinzione tra il popolo israeliano e quello palestinese. E anche la forte disparità tra i quartieri palestinesi e quelli israeliani. I primi fondamentalmente sporchi e mal curati gli altri perfettamente ordinati. Ugualmente dicasi per la popolazione. I palestinesi, dalla pelle olivastra, li percepivo come brutti, sporchi, cattivi, volgari e mal vestiti mentre gli ebrei, spesso dai tratti somatici tipicamente occidentali, li vedevo molto più affini ai miei stereotipi di "civiltà".
Molto tempo dopo, grazie a Dio, il sottoscritto venne fulminato sulla proverbiale "via di Damasco" come il più noto S.Paolo. E in quell'occasione intrapresi un lento e accidentato cammino di Fede ancora in corso.
Va da sé che una conversione implica anche una totale revisione della propria vita, della vita degli altri e del Mondo intero. Quindi, riguardo gli ebrei e i palestinesi, smisi immediatamente di tifare per gli uni o per gli altri e mi resi conto di come la questione israeliana fosse molto ben più complessa di come l'avevo sempre pensata. E purtroppo presi coscienza che mancavano i presupposti per una pace condivisa. Per vari motivi. Uno di questi è un dato di fatto che rende simili sia gli ebrei che i palestinesi. Questi ultimi infatti, pur avendo una minoranza cristiana, sono a maggioranza islamica e quindi non riconoscono in Gesù il Figlio di Dio. Ugualmente come gli ebrei che Lo condannarono a morte e stanno ancora aspettando il "vero" messia. Inoltre Islam ed Ebraismo sono due religioni "territoriali" nel senso che la loro piena realizzazione si può realizzare solo sulla Terra in un luogo ben specifico e con uno Stato concreto e ben riconoscibile. Il Cristianesimo, di contro, è proteso verso il Trascendente. Lo stesso Gesù affermò che il Suo regno non è di questo Mondo. Quindi, anche se farò storcere il naso a più di un esperto di geopolitica, ritengo che l'unica soluzione per la fine del conflitto possa essere solo quella della conversione a Cristo dei due popoli in guerra. Perché appunto, come detto prima, il cristianesimo è una religione universale che travalica ogni confine fisico e culturale posto sulla Terra.
Un altro fatto che mi induce ad essere fortemente pessimista riguardo una pacificazione tra i due popoli è la lettura del Vecchio Testamento. Nel Libro di Samuele si narrano le gesta più o meno eroiche del Re Davide. Tra queste ultime ci viene raccontato che ad un certo punto della sua vita Davide si fece sopraffare dalle basse passioni e si rese colpevole di adulterio e omicidio in seguito alla sua passione smodata per Betsabea. In seguito a ciò Dio, per bocca del profeta Natan, annunciò al Re che la spada non avrebbe più abbandonato la sua dimora.
Niente di più profetico! Se ci pensiamo bene lo Stato di Israele, fin dalla sua nascita, non ha mai smesso di imbracciare le armi. Sempre in perenne allerta poiché unico stato filo occidentale circondato da milioni e milioni di arabi.
D'altro canto è interessante notare di come il Re Davide sia noto a tutte le generazioni umane a prescindere dal proprio credo religioso. Soprattutto per quella vicenda che lo vide protagonista quando era poco più di un bambino. Sto parlando della famosa sfida tra Davide e Golia. In pratica il futuro Re fu designato dal popolo ebraico per sfidare il rappresentante di un popolo nemico: il gigante Golia. Un uomo esageratamente grande, possente, forte e armato di tutto punto. Davide invece era un esile ragazzino, come abbiamo visto prima, senza corazza ne scudo e armato soltanto di una fionda e qualche pietra. Ebbene, come tutti sanno, egli contro ogni pronostico riuscì ad abbattere il gigante conficcandogli una pietra in mezzo agli occhi per poi saltargli addosso e decapitarlo.
Curioso notare come dopo millenni e millenni le dinamiche si siano ribaltate. Perché dopo la nascita dello Stato di Israele abbiamo assistito, durante le varie intifada, alle immagini di ragazzi in maglietta e scarpe da ginnastica bersagliare con fionde e pietre i soldati israeliani armati di tutto punto e provvisti di mezzi blindati.
Quindi arrivati al 2023, e in seguito agli ultimi sanguinosi fatti, sarebbe lecito chiedersi oggi:"Chi è Davide? Chi è Golia?".
Alessio Paolo Morrone